Più di 1.200 preferenze ottenute dai 2.600 iscritti certificati. Davide Bono, medico di 34 anni e consigliere regionale del Movimento 5 Stelle, è il candidato alla presidenza della Regione Piemonte. Così è stato deciso martedì notte dai quaranta ‘grillini’ eletti alle “Regionarie” di lunedì. “Penso che i piemontesi sappiano che il vero rinnovamento passa da noi, non da Sergio Chiamparino”, dichiara. Per Bono sarà la seconda volta da candidato presidente, ma questa volta è diversa e non lo è solo per il look più curato.

“Ho imparato tanto – racconta -. Ho studiato molto il bilancio e la sanità, conosco in quali ambiti bisogna intervenire e gli sprechi da tagliare per arrivare al pareggio”. A rendere questa candidatura differente ci sono anche altri elementi: c’è un movimento più numeroso, una squadra rodata e sondaggi favorevoli che gli danno speranza. Qualcosa dovrà cambiare ancora, almeno nei temi: “Sicuramente bisogna parlare molto più di lavoro. La crisi si è aggravata e le aziende continuano chiudere – spiega -. Ci concentreremo sull’uso dei fondi europei da destinare ad alcune linee di sviluppo. L’automobile elettrica resta una priorità, ma c’è anche la filiera delle energie rinnovabili e l’edilizia sostenibile senza consumo del territorio”.

Intanto nei prossimi giorni comincerà già a riflettere sull’eventuale squadra per la giunta. “Cercheremo gli otto assessori da mettere nella lista e i tre assessori esterni a cui andranno sicuramente sanità e bilancio. Guarderemo tra i tecnici che ci hanno supportato in questi quattro anni”. Durante questo periodo da consigliere Bono, medico e ambientalista entrato nei “meet up” nel 2007, si è concentrato di più sulle questioni ecologiche, sanitarie e sui costi della politica. Una delle prime proposte di legge che ha firmato con altri eletti è quella sui canoni di concessione per le acque minerali. L’ultima, tutta sua, riguarda il turismo naturista “come forma di sviluppo della salute fisica e mentale attraverso il contatto diretto con la natura”.

Ha condotto, da solo o con altri consiglieri, battaglie per l’anagrafe degli eletti e per la riduzione dei rimborsi forfettari mensili. Per i rimborsi regionali è stato anche indagato e poi archiviato dalla Procura di Torino. Primo eletto a Cinque stelle con avviso di garanzia: “In effetti questo dovrà farci ben riflettere e imparare a distinguere nettamente tra indagini e rinvio a giudizio”, dichiarò alla Stampa. In questi quattro anni ha anche partecipato ad alcune battaglie legali: ha appoggiato il ricorso contro i trasporti delle scorie nucleari e ha ottenuto dal Tar la possibilità di avere i documenti sui rimborsi della passata legislatura per controllare le spese. Grazie al suo ricorso i giudici hanno obbligato Roberto Cota a indire le elezioni. Molte sono le cose che non è riuscito a fare.

Tra tutte lui ne ricorda due: l’abolizione del quorum dai referendum e i piani per rilanciare l’industria automobilistica puntando sui motori elettrici. In entrambi i casi aveva trovato altri consiglieri con cui dialogare, ma la fine della legislatura di Cota ha bloccato tutto. Della sua prima esperienza da eletto non rinnega certe provocazioni degli inizi, come le finte banconote gettate in aula durante una discussione sui costi della politica: “Sono state provocazioni giuste, rappresentano lo spirito e la sensibilità dei cittadini. Anzi su alcuni temi avrei potuto attaccare di più”. Ora però ha più rispetto per gli altri eletti: “Si è avversari, ma – fatta eccezione di alcuni personaggi che non lo meritano – ogni forza politica merita rispetto”.

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