I videogiochi, pur nella costellazione di generi moderna, hanno tutti un grande tratto comune: a un certo punto capita di venire sconfitti e perdere. Può capitare presto, può capitare tardi, può essere più o meno difficile ma, in generale, qualsiasi gioco a un certo punto mette l’utente davanti ai suoi limiti e lo incita a superarli. Negli ultimi anni, complice anche l’enorme espansione del pubblico, molti giochi hanno cercato un approccio morbido diventando via via sempre meno impegnativi. I giorni dei salti perfetti, dei pochi salvataggi disponibili e dei boss che si mangiavano quantità enormi di monetine sembravano essere lontani, almeno fino al 2009 quando From Software, un talentuoso team giapponese specializzato in giochi di ruolo, ha pubblicato Demon’s Souls. Il titolo si è fatto immediatamente notare per il livello di sfida e per la complessità del sistema di gioco; privo di qualsiasi guida e molto complesso, Demon’s Souls ha fatto innamorare migliaia di giocatori, affascinati dalla difficoltà e abbastanza caparbi da continuare la partita anche dopo la centesima sconfitta consecutiva. Gli sviluppatori hanno proseguito la serie con Dark Souls nel 2010 e, oggi, hanno deciso di dare l’addio a Xbox 360 e Playstation 3 con Dark Souls II.

Il gioco di From Software si ambienta in un mondo dark fantasy dalle tinte più che oscure: dimenticate le lussureggianti foreste di Tolkien e i vellutati corridoi del Trono di Spade, Dark Souls II accompagna il giocatore in una landa angosciante dove illusione e realtà si fondono. Come nei peggiori incubi, molto spesso, ci troveremo a vagare senza meta fra rovine e strani sentieri incontrando personaggi tanto folli quanto disperati. Nei panni di un non morto saremo costretti ad andare alla ricerca del mitico reame di Dranglaec, un luogo dimenticato dove si narra fosse praticata una forma di magia tanto potente da poter distruggere qualsiasi maledizione. Il nostro protagonista, infatti, è un essere umano costretto per l’eternità a vagare fra il mondo dei vivi e quello degli spiriti, destinato a rinascere dalle proprie ceneri e a combattere per sempre. L’unico modo per spezzare l’incantesimo è, appunto, raggiungere Dranglaec ma, come sempre, troveremo più di un nemico pronto a impedircelo. Dark Souls II non fa sconti al giocatore, non offre alcun suggerimento, alcuna guida, alcun aiuto; fiero della sua difficoltà il titolo di From Software non si fa remore nello sbattere in faccia all’utente nemici tostissimi e a fargli perdere la strada. Ogni errore, anche il più piccolo, ha un solo risultato: la morte, senza nessuna eccezione. Tuttavia, e qui si nasconde l’ottimo lavoro di bilanciamento fatto dagli sviluppatori, non si ha mai la sensazione che il gioco “bari” o sia in qualche modo truccato: passando sempre più ore con Dark Souls II ci si rende conto di come tutte le sconfitte siano da imputare solo ed esclusivamente a chi gioca. Con il passare del tempo si impara a deviare gli attacchi, a usare al meglio gli incantesimi a gestire l’inventario e, in generale, a confrontarsi con un mondo di gioco tutto tranne che amichevole. Rispetto ai due giochi precedenti, però, From Software ha deciso di fare qualche piccolissima concessione ai neofiti, proponendo una progressione che, almeno per le prime quindici, venti ore di gioco risulta, se non abbordabile, un po’ meno punitiva. Inoltre, se moriremo troppe volte nello stesso punto gli sviluppatori sono stati talmente gentili da fare in modo che non ci si ripresenti lo stesso mostro imbattibile, ma uno leggermente meno feroce. Troppa Grazia.

Dark Souls II è un gioco dalla fortissima personalità, da amare o odiare, senza mezze misure. From Software ha saputo dar corpo alla sua visione senza indulgere in trovate commerciali, evitando qualsiasi concessione alle regole del mercato. Una scommessa impegnativa, certo, ma pure una grande prova di fiducia nei confronti di un pubblico che molti considerano pressoché anestetizzato. I prossimi mesi ci diranno se lo studio avrà vinto la sua sfida.

Dark Souls II è disponibile per Xbox 360, Playstation 3 e PC.

Articolo a cura di Nicolò Carboni

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