Raccapricciante. Secondo l’Aidaa (Associazione Italiana Difesa Animali e Ambiente) sono settecento i cani uccisi nel 2013 in Italia da minorenni, e quando si parla di “uccisi”, si intende volontariamente e con metodi brutali: bruciati vivi, uccisi a bastonate o impiccati. Questo è il numero che emerge dei casi conosciuti, tratti dai mass media, giornali e servizi radio-televisivi, ma potrebbero anche essere di più. Anche se settecento paiono già sufficienti, soprattutto se si pensa che il cane è l’amico dell’uomo. Chissà cosa capita ai gatti

Il fenomeno risulta maggiormente diffuso nelle regioni del sud, al primo posto la Sicilia, con Palermo e Catania; seguono Puglia, Campania e Sardegna, mentre al centro nord (dove i casi sembrano comunque più rari) ai primi posti spiccano Lazio, Abruzzo e Veneto.

Sicuramente, uno dei motivi per cui vengono perpetrate tali barbarie sta nell’esibizionismo. Nello spettacolo che si offre ad un pubblico più o meno vasto, che può essere la cerchia degli amici ma anche e soprattutto i social network.

Desiderio di apparire, in una società in cui l’apparire conta ben più dell’essere, ed in cui comunque essere figli di buona donna non è un disvalore; educazione inesistente; vuoti da colmare: ci si può sbizzarrire, anzi, psicologi e sociologi hanno pane per i loro denti. Ma, del resto, quale esempio gli viene dal mondo degli adulti? Forse basta guardare una puntata di Blob per capire.

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