Palazzo Marino e regione Lombardia procedono sulla stessa strada. Il piano del governatore Roberto Maroni di fare il regista di un sistema degli aeroporti lombardi si sposa bene con l’idea del sindaco di Milano Giuliano Pisapia di poter vendere una parte di quote di Sea, gestore aeroportuale di Linate e Malpensa (con un 30% di azioni anche in Sacbo, società che gestisce lo scalo di Bergamo). Si tratterebbe di 100 milioni di euro da girare al Comune per una percentuale tra il 9 e il 10% di Sea.

Nessun problema per la liquidità. Finlombarda, la finanziaria della regione, ha già dato disponibilità delle risorse al presidente Maroni il quale andrebbe anche oltre il 10% se il Comune di Milano (54,8% di quote) volesse vendere di più. Ma per Pisapia rimane fondamentale mantenere la maggioranza relativa della società dove c’è già la presenza importante del fondo F2i con il 44,3 per cento. Maroni comprende e non picchia i pugni, ma arriverebbe a un dunque soltanto per una presenza consistente; non gli interessa, insomma, una presenza simbolica. “Gli aeroporti lombardi potrebbero specializzarsi e coordinarsi in modo da evitare la fuga del traffico aereo verso i vettori stranieri”, ha dichiarato Maroni. “Giudico positivamente l’apertura del sindaco Pisapia su Sea e come regione voglio giocare un ruolo importante nella costruzione del sistema aeroportuale lombardo”.

Oltre a Malpensa e Linate e alla presenza in Sacbo (Orio al Serio), gioca a favore di un poker degli scali lombardi la recente sentenza del Tar che ha annullato il decreto del governo Monti che assegnava a Verona la gestione dell’aeroporto di Montichiari di Brescia, ora in odore di passaggio ai bergamaschi. Dunque il quadro torna. E Maroni vuole essere il protagonista del dipinto, non solo il possessore della cornice.

I sindacati, tuttavia, fanno notare che quello a cui punta Maroni non era stato concesso in passato, precisando che un accordo di questo tipo non si può fare solo tramite dichiarazioni sui giornali, ma serve un’idea chiara su cui poter discutere. E sottolineano che sarebbe stato utile un dialogo maggiore. “Siamo stati i primi ad andare dall’allora assessore alle Infrastrutture e Trasporti Raffaele Cattaneo chiedendo un interesse della regione alle quote Sea messe in vendita dalla Provincia di Milano, ci era stato risposto picche”, ha ricordato Rocco Ungaro segretario generale della Filt Cgil Lombardia. “Ora la situazione è diversa”.

Quel 14% della Provincia di Milano se lo è preso il fondo F2i. Per Statuto, in Sea, basta una minima percentuale in più per governare l’impresa. Poi ci sarebbe il cda da allargare alla regione. E se il fondo investimenti guidato da Vito Gamberale ha, per il momento, manifestato un semplice “no comment” alla cessione di quote, sembra che l’idea di un’acquisizione senza una gara pubblica non piaccia affatto al socio numero uno di palazzo Marino in Sea. Nel mezzo anche la questione, non certo secondaria, di Sea Handling su cui pende la sanzione da 360 milioni di euro comminata dalla Commissione europea per presunti aiuti di Stato alla controllata di Sea Spa che si occupa di servizi aeroportuali a terra.

Le ricapitalizzazioni della Spa a favore dell’Handling nel corso degli anni sono state lette da Bruxelles come concorrenza sleale. E ora si attende dall’Unione europea il via libera alla nascita di Airport Handling, nuova società di servizi a terra (carico/scarico, rampa, check-in) da rendere operativa a Malpensa e Linate che potrebbe non assorbire tutti i 2.500 lavoratori di SeaH. “La priorità è Sea Handling. Poi si affronterà l’eventuale acquisto di quote da parte della regione. E’ utile comunque che il tema del sistema aeroportuale lombardo sia entrato nell’agenda politica”, è la voce del neo segretario lombardo del partito democratico Alessandro Alfieri, capogruppo in regione.

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