Trovata una microspia artigianale nella sala riunioni del presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti. L’apparecchio per intercettazioni ambientali è stato scoperto “sabato nel corso di una periodica verifica a tutela della privacy e della sicurezza degli uffici della Presidenza”, informa una nota della Regione Lazio.

Durante la bonifica, nel bracciolo di “una poltrona della sala riunioni – continua la nota – è stato trovato un complesso apparato elettronico idoneo all’ascolto e alla registrazione ed atto alla trasmissione all’esterno”. Una denuncia è stata fatta ai carabinieri ed è stata immediatamente informata la Procura della Repubblica di Roma dell’avvenuto ritrovamento.

“Gli investigatori ci hanno segnalato che non si tratta di un apparecchio in uso a forze dell’ordine”, dichiara Zingaretti ai microfoni di Sky Tg24. Poi sottolinea: “E’ stata trovata in un posto dove si prendono decisioni importanti. Noi ci siamo mossi subito per la trasparenza facendo ad esempio la centrale unica degli acquisti. Certo, non fa piacere essere spiati ma io sto a posto con la mia coscienza”. Il presidente ha inoltre precisato a Radio24 che “dalle prime percezioni degli investigatori l’apparecchio era dotato di una antenna per trasmettere al di fuori del palazzo. Sicuramente era un apparecchio che ascoltava e trasmetteva fuori. Non è opportuno che io mi esprima su chi può essere stato, ci sono gli investigatori. Ma anche questo ritrovamento non cambierà in nulla ma proprio in nulla la nostra determinazione ad andare avanti”. Zingaretti esclude “ipotesi legate a investigazioni. E’ qualcosa di più artigianale e quindi di più dubbia provenienza. Il procuratore è informato – ha concluso – e si sta indagando per capire quale è la fonte responsabile di questo fatto”.

Ma la scoperta ha un precedente. Anche l’ex Presidente della Regione Lazio, Renata Polverini, era spiata. Nell’aprile del 2011 l’allora governatrice denunciò alla Procura il ritrovamento di tre microspie e una microcamera. Le apparecchiature furono ritrovate durante una bonifica e una microspia fu rinvenuta in una intercapedine a pochi metri dall’ufficio di gabinetto della presidenza. Il ritrovamento avvenne inoltre dopo che Renata Polverini aveva subito nelle settimane precedenti due tentativi di furto nel suo appartamento. Di più: i sindacati fecero un esposto in Procura nel quale parlavano di “due intrusioni notturne alla Regione Lazio da parte di sconosciuti con la complicità di un dirigente interno”. La Procura aprì sul caso un fascicolo per intercettazione illecita.

Sul ritrovamento di oggi interviene anche Il segretario del Pd Lazio, Enrico Gasbarra: “E’ senza dubbio un episodio inquietante. Esprimo piena solidarietà e vicinanza al presidente Nicola Zingaretti”. “Bene ha fatto il presidente della Regione – aggiunge – ad affidarsi al procuratore capo Giuseppe Pignatone e sono sicuro che la magistratura farà piena luce su quanto è accaduto. L’azione di buon governo avviata dell’amministrazione Zingaretti non sarà fermata da niente e nessuno”.

E il vicepresidente del Consiglio regionale, Francesco Storace afferma: “Mi ha colpito molto. Tra l’altro stamattina ho incontrato il presidente ed è evidente che sono cose che scuotono. Però, proprio perché non si sa chi ce le ha messe bisogna fare una verifica anche negli assessorati e in Consiglio regionale”. Il segretario nazionale de La Destra fu al centro anni fa del cosiddetto caso Laziogate, dal quale è uscito senza alcuna macchia giudiziaria: “Si partì con lo spionaggio – ricorda oggi – e si finì con l’assoluzione con formula piena per tutti. In questo caso hanno trovato le cimici e mancano le spie”. Alla domanda su chi possa avere interesse a spiare il presidente della Regione, l’ex governatore ha risposto con una battuta: “Il problema tanto lo risolverà Renzi, togliendo i poteri alle Regioni, così le microspie le sposteranno da un’altra parte…”. 

Ad occuparsi del caso sarà un magistrato del pool reati contro la personalità dello Stato, guidato dal procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo. Piazzale Clodio fa sapere che l’apparecchiatura non è in dotazione delle forze dell’ordine, non era attiva ma funzionante. Per ipotizzare l’ipotesi di reato, i magistrati aspettano una prima relazione dei carabinieri.

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