La tragicomica vicenda della spot tax si tinge, ogni giorno, di inquietanti particolari che rendono davvero incomprensibile l’ostinazione e la pervicacia con la quale l’On. Francesco Boccia, Presidente della Commissione Bilancio della Camera dei Deputati ne continua a difendere la necessità e la legittimità.

Nei giorni scorsi era già circolata la notizia del parere negativo espresso dal Ministero dell’Economia che aveva, addirittura, preso carta e penna e scritto al Senato dove, all’epoca, l’emendamento poi approvato alla Camera era stato presentato per segnalare come la norma fosse incompatibile con il diritto dell’Unione europea, di dubbia legittimità costituzionale per contrasto con la libertà di impresa e, tra l’altro, difficilmente attuabile a causa dell’assenza di qualsivoglia sistema sanzionatorio.

Ieri, subito dopo l’approvazione della versione ridotta dell’emendamento da parte della Commissione Bilancio, sul sito del Parlamento è stato pubblicato il parere espresso, sulla norma in questione, dal centro studi della Camera dei Deputati.

E’ un’altra sonora bocciatura per la giovane creatura dell’Onorevole Boccia.

Ecco quello che scrive l’ufficio studi della Camera: “Il comma 17-bis [n.d.r. contenente appunto la disciplina della spot-tax] non appare compatibile con la normativa comunitaria in materia di libertà di circolazione di beni e servizi. Si valuti, inoltre, che la disposizione introduce un obbligo per i consumatori che presuppone una attività di informazione ai cui fini la disposizione non fornisce specifici strumenti.”

Possibile che Ministero dell’economia e Centro Studi della Camera dei Deputati ne sappiano meno – in fatto di Costituzione e Diritto Europeo – dell’Onorevole Boccia e dei suoi accoliti o che facciano parte, anche loro, della schiera dei congiuranti “puncicati” dalla potente lobby dei giganti del Web?

Nelle ultime ore, tuttavia, è emersa un’ulteriore circostanza che consente di ritenere inequivocabilmente fuorilegge la spot tax.

La disciplina europea relativa ai c.d. servizi della società dell’informazione, infatti – proprio al fine di garantire che il mercato unico europeo funzioni efficacemente e non soffra di ingiustificate barriere nazionali come quella che si vorrebbe ergere con la spot tax – prevede che ogni disposizione di legge nazionale che incida sulla circolazione di tali servizi debba essere comunicata alla Commissione europea prima di essere definitivamente approvata dal Parlamento, dal Governo o dall’Autorità nazionale competente per la sua emanazione.

Tale obbligo di preventiva notifica serve a consentire alla Commissione di valutare se ed in che misura la norma di legge che il singolo Paese si accinge a varare sia suscettibile di limitare o ostacolare la libera circolazione dei servizi della società dell’informazione.

La spot tax, naturalmente, non si sottrae a tale regola generale.

Eppure gli uffici della Commissione europea responsabili della relativa attività che, nelle scorse ore, ho contattato direttamente via mail, mi hanno appena confermato che nessuno, dal nostro Paese, si è, sin qui, preoccupato di notificare loro il testo della spot tax, né alcuno, nelle scorse settimane, aveva loro notificato quello della web tax.

Il risultato di tale plateale dimenticanza è che la spot tax, anche qualora dovesse essere definitivamente approvata – come appare ormai probabile – dall’Assemblea di Montecitorio non sarà, in nessun caso, opponibile a nessun cittadino e impresa italiani.

L’obbligo di acquistare servizi pubblicitari online solo da società titolari di partita Iva italiana è, dunque, destinato a rimanere inefficace e lettera morta non solo perché non assistito da alcuna sanzione per l’ipotesi di violazione ma anche e soprattutto perché semmai qualcuno provasse a contestare ad un imprenditore di averlo violato, quest’ultimo potrebbe limitarsi ad eccepire la circostanza che non gli è opponibile avendo il nostro Paese omesso di procedere alla necessaria notifica a Bruxelles.

Curioso che Parlamento e Governo si siano dimenticati di comunicare alla Commissione Europea proprio una norma della cui compatibilità con il Diritto europeo in tanti continuano a dubitare.

Che sia stata la paura di un’ennesima bocciatura a determinare tale grave amnesia istituzionale?

La spot tax è, dunque, tecnicamente ed inequivocabilmente fuorilegge.

Ha dell’incredibile che un Parlamento nel varare una legge che dovrebbe servire – nelle intenzioni dichiarate – ad impedire ad alcuni soggetti di eludere una legge senza, peraltro, violarla si spinga a violarne un’altra.

Chi esige rispetto delle regole e legalità, in una società democratica, dovrebbe dare il buon esempio.

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