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Femminicidio estetista nel Barese, l’autopsia: “Bruna Bovino è stata uccisa”

Il corpo semicarbonizzato è stato trovato la notte del 12 dicembre all’interno del centro estetico che gestiva. Le lesioni sul collo, i segni di percosse e le ustioni hanno confermato la natura dolosa del fatto. La 29enne italo-brasiliana aveva contribuito alle indagini sull'ex datore di lavoro accusato di induzione e favoreggiamento della prostituzione
Femminicidio estetista nel Barese, l’autopsia: “Bruna Bovino è stata uccisa”
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E’ durata oltre sei ore l’autopsia sul corpo di Bruna Bovino, la donna italo-brasiliana di 29 anni, il cui corpo semicarbonizzato è stato trovato giovedì 12 dicembre all’interno del centro estetico ‘Arwen’ che la donna gestiva a Mola di Bari. L’esame, compiuto dal professor Francesco Introna dell’istituto di medicina legale dell’Università di Bari, ha confermato che la donna è stata uccisa. Sul corpo della vittima sono state trovate numerose lesioni sul collo, segni di percosse e ustioni. Ma sulla natura e sul numero delle lesioni gli inquirenti mantengono uno stretto riserbo. Per quanto riguarda le fiamme, non si può escludere che siano state appiccate anche per cancellare le tracce dell’autore del delitto e per rendere più complicato il lavoro degli inquirenti. Resta da stabilire se la donna fosse viva quando l’assassino ha dato fuoco alla stanza dove si è consumata la tragica uccisione. All’esame hanno assistito l’avvocato della famiglia della donna, Massimiliano Carbonara, e il consulente di parte, Vito Borraccia.

I carabinieri, che hanno compiuto un nuovo sopralluogo nello studio estetico, stanno indagando sulle ultime ore di vita della donna. Non si esclude che l’omicida sia una persona che l’estetista conosceva. Forse un cliente del centro o qualcuno che lei frequentava. “Quello che è certo è che si tratti di un uomo: siamo di fronte all’ennesimo femminicidio“, spiega un investigatore a La Repubblica. Attraverso i tabulati telefonici si cerca di risalire agli ultimi contatti della giovane che, fino al 2011, aveva lavorato come dipendente in un altro centro massaggi a Triggiano (Bari). Qui si era costituita parte civile contro il suo datore di lavoro accusato di induzione e favoreggiamento della prostituzione. L’uomo avrebbe chiesto infatti a Bruna di fare, alla bisogna, “massaggi particolari”. Non solo lei se ne era andata, ma aveva anche collaborato alle indagini contro il padrone del centro massaggi. La testimonianza di Bruna doveva arrivare il prossimo 25 febbraio. Dopo quella brutta esperienza, che l’aveva segnata, aveva aperto un centro suo (era massaggiatrice diplomata) ed aveva avuto anche una bambina. La donna aveva anche un altro figlio, di dieci anni, avuto dall’ex marito, che sabato ha deposto un mazzo di fiori dinanzi all’ingresso del centro estetico dato alle fiamme. L’uomo è stato ascoltato dagli investigatori così come diversi altri conoscenti e amici di Bruna. Le indagini sono coordinate dal sostituto procuratore Antonino Lupo con il procuratore aggiunto Lino Giorgio Bruno.

Nel giro di tre mesi questo è il terzo femminicidio avvenuto a Bari e in provincia: a settembre la psichiatra Paola Labriola è stata uccisa a Bari da un paziente a coltellate, mentre un mese fa una donna di 60 anni, Caterina Susca, è stata assassinata in casa sua, sempre a Bari, da un giovanissimo immigrato. In entrambi i casi i presunti responsabili sono stati arrestati.

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