“Mi auguro che il nuovo segretario del Partito Democratico non si prenda subito un primo schiaffo in faccia dal governo Letta accettando questa norma sugli stadi, che sarebbe un via libera a nuovo cemento inutile e a un assalto al territorio” spiega a ilfattoquotidiano.it l’ex senatore Pd Roberto Della Seta. Che non le manda a dire: “Sarà un primo, parziale ma importante banco di prova dei modi in cui Matteo Renzi nelle prossime settimane pensa di impostare il suo rapporto con l’esecutivo”. Non solo cementificazioni e speculazioni edilizie, quindi. Sull’emendamento detto Legge Stadi che il governo si appresta a inserire nella Legge Stabilità, si gioca anche la prima partita politica tra il neo segretario del Pd e il premier. Anche perché su questo emendamento per gli stadi – un problema sì ma non così urgente – il governo Letta ha impresso un’accelerata molto sospetta, oltretutto stravolgendo completamente il disegno di legge originario dell’onorevole Dario Nardella, renziano della prima ora.

Inoltre, questo provvedimento coinvolge in prima persona il ministro con deleghe allo Sport Graziano Delrio, anche lui renziano, che proprio ora che il sindaco di Firenze ha vinto le primarie si trova ad autenticare un testo sgradito alle nuove leve del partito. Poche settimane fa, intervistato da ilfattoquotidiano.it l’onorevole Nardella aveva accusato senza mezzi termini il governo Letta di essersi “allontanato in maniera molto preoccupante dalla proposta originale”. Aggiungendo che “così com’è stato presentato l’emendamento, l’impiantistica sportiva sembra un mezzo per altri tipi di speculazione edilizia, e non il fine”. Concludendo poi che “questo emendamento noi evidentemente non siamo in grado di votarlo”. Da vedere cosa succederà quindi ora in parlamento, con i renziani che avendo annunciato ferma opposizione a quella bozza si trovano in un limbo: chinare la testa o arrivare al primo scontro con Letta?

Su questo dovrà lavorare soprattutto la governatrice del Friuli Deborah Serracchiani, appena nominata da Renzi come responsabile infrastrutture nella sua nuova squadra. C’è da dire che rispetto a quella contestatissima bozza emersa a fine novembre, il nuovo emendamento che gira ora nei corridoi di Palazzo Chigi ha cancellato il passaggio sulla possibile “non contiguità” delle costruzioni edilizie e commerciali rispetto allo stadio. Alleggerendo quindi parzialmente quella che a Legambiente ad oggi definiscono una “legge porcata”. La non contiguità resta invece in un emendamento presentato proprio ieri da Forza Italia, primo firmatario Renato Brunetta, che comunque sembra destinato a non avere l’approvazione del Parlamento.

Le nuove bozze della Legge Stadi ‘antirenziana’ invece – pur cancellando l’ipotesi di non contiguità – non prevedono la fondamentale dicitura “ad esclusione di residenziali”. Una clausola espressamente inserita da Nardella nella sua proposta originaria, la cui mancanza apre il fianco a ogni tipo di speculazione edilizia e devastazione ambientale. Nelle parole dello stesso Nardella a ilfattoquotidiano.it: “E’ bene dire con chiarezza che la tentazione era di usare la realizzazione di grandi impianti sportivi come pretesto per finalità di edilizia residenziale. Per questo la clausola ‘ad esclusione di residenziale’ funzionava come discrimine. Quindi è meglio tagliare la testa al toro, ed escludere dalle attività economiche correlate all’investimento l’edilizia residenziale, così si elimina qualunque tentazione speculativa”. Ma evidentemente il governo Letta da questo punto di vista non ha voluto sentirci.

“Se l’emendamento Brunetta ha solo un intento provocatorio – spiega oggi Della Seta a ilfattoquotidiano.it – temo invece che torni in campo la bozza del Governo, che così com’è sarebbe inaccettabile. Innanzitutto perché consentirebbe, con il pretesto di costruire nuovi stadi, di poter costruire anche case e palazzi senza nessun limite di volumetria. Inoltre tutto ciò accadrebbe seguendo una procedura del tutto straordinaria , accelerata, che esproprierebbe persino i Comuni del diritto di autorizzare questo genere di operazioni. Alla fine, il potere di autorizzare, in deroga a limiti e regole, questi nuovi quartieri sarebbe nelle mani del presidente del Consiglio. Una follia. In nessun paese civile la possibilità di costruire case è affidata alla discrezionalità del presidente del Consiglio. Un vero e proprio colpo di mano.”

Sulla stessa falsariga l’onorevole Roberto Morassut, anche lui del PD, che in una nota diramata alle agenzie scrive: “Continuo a ritenere che sia una strada sbagliata, che sia un errore insistere su una norma assai pasticciata e dannosa”. E poi aggiunge: “Credo che quell’emendamento non vada presentato e che il problema del rinnovo dell’impiantistica sportiva vada affrontato in un provvedimento che riguardi la modernizzazione di tutto il sistema delle attrezzature pubbliche per servizi nelle grandi città: ospedali, scuole, istituti di pena e infrastrutture, edilizia residenziale sociale e pubblica. Con una legge sul governo del territorio ed un equo consumo di suolo”. Per poi concludere: “Nel pacchetto delle riforme per l’Italia non può non figurare questo tema. Stop a provvedimenti settoriali”

In tutto ciò, solo due giorni fa in Campidoglio si è tenuto il primo incontro ufficiale tra il sindaco di Roma Ignazio Marino e il presidente della Roma James Pallotta, accompagnato dai dirigenti, dai soci americani Barror e Pannes e dal costruttore Luca Parnasi. Scontato il tema della discussione: la volontà di costruire il nuovo stadio a Tor di Valle, in una zona a rischio esondazione del Tevere e dove oggi il piano regolatore non permetterebbe nemmeno la costruzione di una palazzina. Queste le parole dei protagonisti all’uscita. “Abbiamo preso un caffè con Marino e abbiamo parlato dello stadio. Siamo sulla strada giusta, c’è tanto lavoro da fare. Siamo tutti ottimisti, è un progetto estremamente eccitante”, ha detto Pallotta. “Se è possibile costruire uno stadio a Roma? Si deve costruire, lo dobbiamo fare, ma non so quando sarà posata la prima pietra” ha detto Parnasi. La nuova Legge Stadi arriva come una manna dal cielo.

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