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Bitcoin, Pechino ferma la moneta virtuale: “Rischio riciclaggio”

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La Banca centrale cinese ha ordinato a banche e istituzioni finanziarie di non usare il bitcoin, cioè la moneta virtuale che non è emessa nè garantita da alcuna banca centrale. In un comunicato diffuso sul suo sito web, la Peopl’s Bank of China (Pboc) sottolinea che il bitcoin “non rappresenta un rischio” per l’economia cinese ma che è pericolosa per le possibilità che apre alle organizzazioni criminali di riciclare gli introiti delle loro attività illegali.

Alcuni economisti ritengono inoltre che la moneta virtuale potrebbe essere usata per investimenti non autorizzati e che sfuggono al controllo delle autorità monetarie. Il bitcoin, che è anonimo, irrintracciabile e che può essere scambiato con un click sui tasti del computer, ha avuto un grande successo in Cina, dove il mercato finanziario è ancora sottoposto a forti limitazioni. Non sono disponibili dati precisi ma gli esperti del mercato virtuale affermano che circa la metà dei bitcoin in circolazione nel mondo è in mani di cinesi. La Pboc ha aggiunto che in futuro verrà richiesto ai siti che trattano i bitcoin di registrarsi presso le autorità della telecomunicazione.

Sul tema è intervenuto anche l’ex presidente della Federal Reserve, Alan Greenspan, secondo il quale si deve espressamente parlare di bolla per il Bitcoin dopo che il suo valore si è impennato di 89 volte in un anno. Intervistato da Bloomberg Television l’87enne ex numero uno della Fed ha inoltre sottolineato che “il denaro virtuale non è una valuta. Una valuta deve avere un valore intrinseco e bisogna davvero fare uno sforzo di immaginazione per dedurre quale sia il valore intrinseco del Bitcoin. Io non sono stato in grado di farlo, forse qualcun altro può”.

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