Caro Travaglio, oggi sfogliando Il Fatto ho trovato questo articolo.

La cosa che mi ha più stupito non è stato che il giornalista abbia confuso le cene di rappresentanza dei consiglieri (per noi quasi nulle) con le spese della mensa per i dipendenti regionali cui avevano accesso anche i nostri durante l’orario di lavoro (accesso che non avevano i dipendenti degli altri gruppi a fronte di buste paga più generose). Mi ha invece indignato più che stupito, la volontà di colpire  il sottoscritto (ancora una volta) utilizzando quelle tecniche con cui pessimi giornalai solitamente manipolano le informazioni.

Come ben sai, la maggioranza dei lettori non trae le informazioni dal testo dell’articolo, ma dai titoli e dalle foto. L’articolo parla dello scandalo delle cene pazze in Regione Emilia-Romagna, dove i consiglieri dei principali partiti, alle spalle dei contribuenti si sarebbero dati alla bella vita, anche con conti in ristoranti da 200 euro a testa. La foto però all’interno dell’articolo, non è dei consiglieri del PD o del PDL su cui sono emerse cene pazze, ma è del sottoscritto! Nemmeno, volendo, del capogruppo di sempre del m5s Defranceschi che ha prontamente replicato alla non notizia e che viene citato nei virgolettati dell’articolo stesso. No, la foto, il cui messaggio associato al titolo dell’articolo è devastante, è la mia, che neanche intervengo nel testo.

Potrebbe trattarsi di una svista su cui soprassedere, se non fosse che questo tipo di episodi stiano diventando una costante. A giugno, sempre lo stesso giornalista autore dell’articolo odierno, scrisse che io me ne stavo in Regione pappandomi tutto lo stipendio, tratteggiandomi nel peggior modo possibile (un esercizio da ultrà 5 stelle ben diffuso in rete). Invece non solo io ho sempre continuato, come il mio collega del m5s, nell’autoriduzione dello stipendio, ma dopo esser stato cacciato dal movimento, per mia libera scelta ho rinunciato anche al vitalizio regionale. Un vero opportunista! Un vero parassita della politica! E la lista di risparmi è lunga, dalla rinuncia alla carta di credito da presidente di commissione (5000 euro) al rifiuto delle auto blu o ai 190.000 euro risparmiati nel bilancio del gruppo consiliare (pubblicato online) nei tre anni col m5s etc etc... Non pretendo rispetto o il riconoscimento di essere stato il primo tre anni fain questo letamaio che sta emergendo in tutta Italia, a sollevare la questione dei finanziamenti ai gruppi (perlopiù ignorato), ma almeno, dal giornale in cui ho sempre riposto una grande aspettativa, serietà.

Il cambio di trattamento da quando ho divorziato coi vertici del M5s, lo comprendo. Ogni giornale sceglie come posizionarsi sulle singole vicende politiche. Ma permettimi un sorriso amaro se penso che proprio per difendere la vostra testata, dalle critiche di Casaleggio, il quale non voleva che tenessi un blog sul vostro sito e che partecipassi come ospite alle vostre feste, sono iniziati i mie problemi coi vertici del movimento, passando dalla sua white list, come golden boy fidato e da esporre (come oggi fa con altri parlamentari) alla sua personalissima black list. Avevo già allora una mia testa. Ma questa è un’altra storia.

Chiudo precisando che questo non è per nulla un attacco generale al Fatto. Non ho né amici veri né falsi tra la stampa. Mi rendo conto che non sia facile gestire un giornale e che vada sempre rispettata l’indipendenza dei propri giornalisti. Credo però che ci siano dei limiti di correttezza che vadano rispettati. Criticatemi pure, ma nel rispetto dei fatti e sempre con l’obbiettivo di informare con imparzialità il lettore. Se qualcuno vuole portare avanti campagne personali contro il sottoscritto, può tranquillamente unirsi alla lunga schiera, ma lo faccia dal suo profilo Facebook, non dalle pagine del Fatto.

 

Caro Favia, se hai delle rimostranze da muovere sui nostri articoli, saremo lieti di pubblicare le tue rettifiche, come sempre facciamo, sia quando sbagliamo, sia quando abbiamo ragione. Mi spiace il tuo riferimento a un presunto “cambio” di trattamento da quando hai divorziato con i vertici del M5S. Ti faccio notare che sei poi passato con Ingroia, di cui siamo accusati di essere l’house organ, come pure siamo accusati di essere il giornale dei 5 stelle, come pure siamo stati recentemente accusati (dal blog di Grillo!) di essere il quotidiano del Pd. Tu sai benissimo che il Fatto non è l’organo di nessun partito. Né quando ha ragione, né quando sbaglia.
Un caro saluto
M. Trav. 

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