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Obama, Merkel, l’Eurozona, e i silenzi di Letta

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Il rapporto del Tesoro Americano uscito mercoledì non dà scampo alla Germania: è lo ‘stato canaglia’ dell’economia globale. Da quando è scoppiata la crisi, ha usato i surplus commerciali per crescere a scapito degli altri: soprattutto delle altre nazioni dell’Eurozona.

Il meccanismo l’ho spiegato tante volte. Il surplus della Germania spinge altri paesi in deficit. In tempi normali il deficit commerciale non è depressivo, perché ha come corrispettivo contabile un afflusso di capitali; il quale – attraverso il credito bancario ed altri canali – stimola consumi e investimenti domestici. Ma quando c’è recessione questo meccanismo ‘compensativo’ si blocca: il cavallo non beve. Rimane solo l’effetto depressivo. Gli inglesi le chiamano politiche beggar thy neighbourfrega il tuo vicino (e cresci a sue spese).

Quando però si condivide una moneta, non c’è solo l’effetto bilaterale diretto. Lucrezia Reichlin scrive sul Corriere: “Appena la situazione comincia a migliorare la nostra moneta si apprezza”. Ovvio. Il surplus commerciale dell’Eurozona quest’anno sarà pari al 2,5% (Germania: 6,3%) del Pil! Il cambio si apprezza naturalmente per compensare gli squilibri commerciali fra aree valutarie. (Contribuisce la BCE, più restrittiva di altre). Ma un euro forte ci crea problemi di competitività su tutti i mercati del mondo. Bloccando sul nascere ogni possibilità di ripresa: da noi come in Spagna, in Francia, e altrove.

Sei milioni di italiani  (26 m. di Europei) che vogliono lavorare e non ci riescono: 6 milioni di sogni infranti. Quello che mi fa veramente piangere di rabbia è che sia Obama a prendere le nostre difese. Obama! Mai un Primo Ministro italiano – il diretto interessato per eccellenza, in quanto Capo del Governo del maggiore dei paesi europei in crisi – si è permesso di dire questa verità. E i tedeschi? Furiosi con Obama. Ma è una pantomima. Li ho incontrati a Krinica Gora, ‘la Davos dell’Est’, qualche settimana fa. Ridevano. A malapena celavano il loro pensiero: ‘Se non vi difendete da soli, perché dovremmo farlo noi?’ Si percepiva un’inquietudine di fondo: la paura di stravincere, delle reazioni dei popoli europei. Ma questa non è la versione ufficiale. Non è neppure la versione ufficiale dei liberisti.

La versione ufficiale della Germania è che i loro guadagni di competitività sono dovuti alla virtù dei tedeschi, alla maggiore efficienza e produttività, alla bontà del loro modello, alla loro superiore civiltà. (Specularmente, la crisi è colpa della nostra corruzione, inefficienza… e via giaculando). In ‘Lezioni tedesche’ ho già ricordato i precedenti storici di queste versioni ufficiali. Analizzandole meglio, esse si compongono di tre parti:

  1. Il guadagno di competitività sugli altri paesi europei fatto registrare dalla Germania dal 1999 in poi è dovuto ai superiori guadagni di produttività della Germania, ottenuti grazie alle riforme strutturali.

  2. Quindi il surplus commerciale tedesco è legittimo. In ogni caso la Germania non può farne a meno, pena il rallentamento della sua crescita.

  3. Se gli altri paesi vogliono tornare a crescere, non hanno che da imitare la Germania.

In realtà,

  1. Il grafico qui sotto scompone, grazie ai dati dell’OCSE, i guadagni di competitività (il calo del CLUP) della Germania rispetto a 6 paesi europei, nelle due componenti: produttività e salari. Come si vede, i guadagni di produttività relativi sono minimi; il grosso è dovuto alla dinamica salariale deflattiva. Perciò il riequilibrio da fare è quello dei prezzi e salari. Bloccarlo con politiche monetarie e fiscali restrittive (austerità) è inaccettabile.

 

  

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    2. In ogni caso, il surplus commerciale tedesco è illegittimo (accordi G20), devastante perciò immorale. La Germania potrebbe crescere come tutti i paesi del mondo avvalendosi della domanda interna.

  2. Se in PIIGSF la crescita della produttività accelerasse, non è detto che ciò determinerebbe un recupero di competitività sulla Germania. Perché nel frattempo la produttività tedesca non si ferma. Dunque non può essere questo il meccanismo di riequilibrio: non esiste al mondo. Anche perché trasformerebbe l’Eurozona in una micidiale macchina per sopprimere i diritti dei lavoratori. (Guarda caso…). In ogni caso, in Germania l’aritmetica è… un’opinione?! Non tutti i paesi possono avere simultaneamente un avanzo commerciale. E per recuperare competitività la Germania nel 2000-08 beneficiò di un’inflazione al 3-4% in PIIGSF, mentre oggi l’inflazione tedesca è all’1,4% e non ci lascia margini.

Finché sono i lettori meno esperti del FQ a scrivere che la crisi dipende dai nostri peccati sociali, passi. Ma i politici nostrani sono inescusabili.

Ed ora la buona notizia. C’è un candidato alle primarie del Pd che sta dicendo queste cose, e promette di dirle chiaramente in Europa. Si chiama Gianni Pittella, Vice Presidente del Parlamento Europeo: l’ho ‘scoperto’ l’altra sera a Porta a Porta, mi ha fatto un’ottima impressione. Ma ahimè gli italiani, nonostante i fallimenti di Berlusconi e Veltroni, continuano a innamorarsi dei politici piacioni snobbando quelli seri.

Ma questi leader italiani che vanno a Bruxelles atteggiandosi a ‘quelli che battono il pugno sul tavolo’… Che inganno!

P.S: Parole chiare sull’Euro ha scritto anche Martin Schulz su Repubblica: ma conclusioni e proposte deludono. Schulz è un leader socialdemocratico tedesco; aspira a guidare la Commissione Europea nel 2014. Prima di avere i nostri voti, è bene che diventi più concreto e conseguente. 

 

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