Dopo mesi di polemiche, è arrivato l’annuncio ufficiale: sarà fermata la sperimentazione del metodo Stamina, che utilizza cellule staminali mesenchimali, ovvero del midollo osseo. Il ministero della Salute fa sapere che la sperimentazione “non può ulteriormente essere proseguita”. La decisione del dicastero presieduto da Beatrice Lorenzin è stata presa in base alle conclusioni del Comitato scientifico e poi a quelle dell’avvocatura dello Stato. Gli esperti avevano parlato di “potenziali rischi”, “inadeguata descrizione” e “insufficiente definizione del prodotto”.

“Questa è una conferenza che non avrei mai voluto fare, mi sarebbe piaciuto molto che questa vicenda avesse avuto un epilogo diverso. Ma il metodo Stamina non ha i requisiti per la sperimentazione ed è pericoloso per i pazienti“, spiega il ministro della Salute, cui sarebbe piaciuto “dare una risposta alle famiglie che si sono aggrappate alla possibilità di avere una cura, che purtroppo non c’è”. Beatrice Lorenzin si dice intenzionata a destinare i 3 milioni di euro che dovevano servire alla sperimentazione del metodo Stamina “alla ricerca sulle malattie rare, per seguire un filone che avevamo aperto”. E precisa che “la decisione incide sulla parte sperimentale”: per questo motivo, sui malati in cura presso gli Spedali Civili di Brescia pende il giudizio del Tar della Lombardia. Si attende per novembre la sentenza relativa al blocco imposto dall’Aifa sui laboratori bresciani. 

Ma non è solo il ministero della Salute a bocciare il metodo Stamina. Il blocco delle sperimentazioni è arrivato dopo una serie di stroncature a livello internazionale. Tra le voci critiche , anche quella di Shinya Yamanaka, premio Nobel per la medicina nel 2012 e presidente della Società internazionale per la ricerca sulle cellule staminali (Isscr): “In letteratura scientifica non c’è una chiara evidenza che le staminali mesenchimali abbiano una qualche capacità di migliorare condizioni di tipo neurologico, né esiste un’evidenza convincente, ottenuta in trial clinici, che questo tipo di cellule possa offrire benefici a pazienti neurologici”. Al parere  ricercatore si era aggiunto quello della rivista scientifica Nature, che aveva accusato Stamina di essere basata su “dati fallaci”.

Dura la reazione dell’ideatore del metodo. “Il ministro Lorenzin e il suo comitato scientifico sono pericolosi per la salute degli italiani”, commenta a caldo Davide Vannoni, presidente della Stamina Foundation. “Le ragioni della bocciatura sono insignificanti – prosegue Vannoni – non hanno senso. Ci dicono che non e’ prevista valutazione donatori, ma e’ ovvio che a Brescia i donatori sono stati sottoposti a controlli rigorosissimi. E’ veramente una cosa assurda, leggo questo documento insensato coi brividi sulla schiena, anche un biologo del primo anno dell’universita’ si renderebbe conto dell’inconsistenza scientifica di questo documento”. La sperimentazione sul metodo Stamina si sposterà così fuori dai confini nazionali, forse negli Usa. “Dall’estero abbiamo avuto varie proposte”, ricorda Vannoni. “Il dialogo è molto stretto soprattutto con Camillo Ricordi“, docente all’università di Miami in Florida, dove dirige il Centro trapianti cellulari e il Diabetes Research Institute.

Sulla stessa linea, le associazioni che difendono i malati gravissimi: sarebbero pronte a denunciare il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, e il premier Enrico Letta per crimini contro l’umanità. Lo rende noto in un comunicato stampa il Movimento vite sospese. “L’accusa – si legge nella nota – prende il via da quanto è accaduto, e ancora sta accadendo, in Italia in merito alla vicenda Stamina”. In particolare, le organizzazioni accusano che “in Italia sono oltre 25 mila i malati gravissimi in assenza di valide terapie farmacologiche, che aspirano alla terapia di cellule staminali mesenchimali trattate secondo il metodo della Stamina Foundation”. Alle associazioni si aggiunge Sandro Biviano, portavoce dei malati che dal 23 luglio scorso presidiano notte e giorno piazza Montecitorio: “Per il ministro noi siamo morti che camminano, ormai non mi sorprende più nulla. Visto che non abbiamo avuto risposte neppure dal Papa, ci rivolgeremo alla Corte Europea dei Diritti umani di Strasburgo”.

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