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Renzi: “Con me segretario del Pd nessun attacco al governo Letta-Alfano”

L'ex rottamatore: "Berlusconi mi fa rabbia perché ha cambiato il calcio, la tv e l’edilizia, ma non la politica: non solo non ha fatto le cose che volevamo noi, ma nemmeno quelle che voleva lui". Fassina? “Non è cattivo, ma non ha mai amministrato nulla, non sa di cosa parla". I leader 5 Stelle? "A confronto Alvaro Vitali è uno statista"
Renzi: “Con me segretario del Pd nessun attacco al governo Letta-Alfano”
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“Anche Letta ha capito che bisogna cambiare e sa che, con me segretario, il governo sarebbe più forte”. Ne è convinto Matteo Renzi che, in una lunga intervista alla Stampa ha riferito dell’incontro a Palazzo Chigi con il presidente del consiglio nel corso del quale c’è stato un chiarimento “senza giri di parole”.”Gli ho detto che se diventassi segretario del Pd – racconta Renzi – non mi chiederei ogni giorno cosa fare per danneggiare lui e Alfano. Il mio non sarà mai un partito con la matita rossa per fare le pulci al governo”. Un messaggio distensivo, del resto, che viene rilanciato anche dallo stesso Letta.

Chiunque vinca il congresso, dice poi il sindaco di Firenze, “il Pd ne uscirà ancora più bipolarista, ma sarà un bipolarismo gentile e rispettoso”. E non c’è spazio per il “grande centro” sognato dai Fioroni e i Giovanardi, aggiunge, perché sia Letta che Alfano sono bipolaristi convinti. E per la legge elettorale si ripartirà dalla bozza Violante. Proprio Alfano, poi, non va indicato come “traditore” perché “si è trovato a dover scegliere tra la fedeltà all’uomo cui deve tutto e quella a un Paese per il quale ha giurato. Mi fanno più pensare i Giovanardi”.

Per Renzi, in ogni caso, resta la necessità per il partito di “ridisegnarsi”, come aveva immaginato anche Veltroni che “aveva scritto il film giusto, ma ha sbagliato a credere che potessero recitarlo gli attori che avevano trasformato le pellicole precedenti in un flop. Nel mio Pd andranno avanti i più bravi non i più fedeli, dichiarerò guerra alla mediocrità”. E, in ogni caso, sarebbe un errore replicare il modello Veltroni-D’Alema dei due galli nello stesso pollaio.

Lo slogan per la campagna delle primarie è pronto, “l’Italia cambia verso”, e sarà diversa dalla precedente, non più uno one man show, “vorrei che Pd diventasse sinonimo di leggerezza calviniana”. Quanto a Fassina che sostiene la possibilità di tagliare la spesa senza licenziare i dipendenti pubblici, “non è cattivo, ma non ha mai amministrato nulla, non sa di cosa parla. Ormai lui dichiara a piacere su tutto. Lasciate fare a noi amministratori. Certo, va aumentata la produttività. Il forestale della Calabria deve sapere che con me non verrà licenziato, ma dovrà lavorare moltissimo”.

E chi pagherà, allora? “Bisogna toccare i diritti acquisiti. Chi percepisce pensioni d’oro su cui non ha versato tutti i contributi, deve accettare che sulla parte regalata venga imposto un prelievo”, replica. Quanto all’Europa, “basta con questo andazzo per cui quando si tratta di sistemare le banche si va a Francoforte mentre quando si tratta di sistemare le salme ognuno pensa ai fatti suoi”.

Una parola, infine, anche per Silvio Berlusconi: “Siamo all’epilogo. Lungo, ineludibile. Berlusconi mi fa rabbia perché ha cambiato il calcio, la tv e l’edilizia, ma non la politica: non solo non ha fatto le cose che volevamo noi, ma nemmeno quelle che voleva lui”. Secco, poi, il giudizio sui 5 Stelle, i cui leader secondo Renzi, al confronto fanno sembrare “Alvaro Vitali uno statista”.

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