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Stage e università: tutti in Carrozza, destinazione Medioevo

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Quando Carrozza si insediò al Miur ci fu chi sperò in una svolta positiva. D’altra parte la natura umana spinge incessantemente verso la sopravvivenza; immaginare che la nuova ministra sarebbe stata peggiore dei precedenti Gelmini e Profumo sarebbe stato un pensiero troppo triste da sopportare. Ma la ministra, con schietta onestà, non ha voluto approfittare dell’equivoco: dopo uno stillicidio di interventi a livello cantina ha pensato bene di chiarire definitivamente la questione, facendo una summa del Carrozza-pensiero al forum di Cernobbio.

Apre subito sganciando la bomba da 10 megatoni: “Non voglio più che gli studenti italiani arrivino a 25 anni senza aver mai lavorato un solo giorno nella loro vita“. E dato che, come tutti sanno, trovare un lavoro normale (di quelli che poi dopo ti pagano, per intendersi) è piuttosto difficile, ecco la trovata: reintroduciamo le corvée feudali, sotto forma di stage gratuiti inseriti obbligatoriamente nel percorso scolastico, università compresa.

Ti vuoi diplomare o laureare? Prima lavora gratis per qualcuno e poi se ne parla. Certo, è facile prevedere che nel mondo reale, con l’ulteriore concorrenza degli stagisti, trovare qualcuno che ti paghi per lavorare sarà sempre più impossibile.. ma chissenefrega? Come dice la lanciatissima ministra: “bisogna investire nelle classi dirigenti”, non su quei puzzoni di dipendenti che vogliono uno stipendio alla fine del lavoro. D’altra parte la platea di Cernobbio è composta al 99% dagli squali della crisi, quelli che con queste trovate ci fanno i milioni e che infatti si spellano le pinne a forza di applausi.

Non paga, prosegue con un’altra bomba: “La scuola e l’università devono meritarsi l’investimento”. Come dire che il diritto ad un’istruzione decente non è un diritto vero e proprio, perché se il ministro pensa che ci siano insegnanti poco meritevoli allora niente soldi. Per capirci, è come togliere le medicine agli ammalati perché i medici non sono al top. Una logica di ferro, destinata a diventare l’asse portante del sistema educativo di un paese di 60 milioni di abitanti; e chissenefrega se a subirne le conseguenze saranno gli studenti, prima ammassati in classi-pollaio nella scuola e poi tagliati fuori dall’università da numeri chiusi ormai dilaganti?

Ma non è finita qui. Per essere davvero certa che il messaggio sia chiaro aggiunge un lamento in stile “l’immaginazione al potere”: noi “non abbiamo la capacità di vedere il sacrificio attuale come una crescita futura”. Innanzitutto: noi chi? Perché se c’è una cosa chiara come il sole, nella crisi che ci stanno imponendo, è che chi fa i sacrifici e chi ne beneficia (adesso e in futuro) non sono affatto le stesse persone. O forse il messaggio è un altro: se vi abituate a non mangiare, vedrete che quando (forse) qualcuno vi getterà un tozzo di pane ammuffito sarete contenti come delle pasque.

Il compito di persone come Carrozza (che ovviamente fa parte dei beneficiari) è convincerci che accettare supinamente questo filosofia sia l’unica via praticabile per l’umanità, e quindi si appresta ad introdurla nelle scuole a colpi di lavori forzati e tagli. E se ancora vi lamentate è perché non avete capito come gira il mondo: siete dei pessimisti comunisti ingrati e privi di fantasia, di certo poco meritevoli e probabilmente anche un po’ terroristi.

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