Sono scomparsi i macchinari, le merci e persino i proprietari, che al momento non rispondono né alle chiamate dei rappresentanti sindacali, né a quelle del sindaco. Tutto in pochi giorni, mentre i lavoratori erano in ferie, ignari di tutto. Una doccia fredda per i 40 dipendenti della Firem, storica fabbrica di resistenze elettriche di Formigine, in provincia di Modena, che ora stanno presidiando giorno e notte i cancelli dello stabilimento, per impedire all’ultimo camion rimasto di partire per la Polonia.

La notte del 13 agosto, grazie a un giro di telefonate, gli operai hanno scoperto che la loro azienda era stata quasi interamente svuotata e trasferita in Polonia. Hanno così deciso di interrompere le vacanze e tornare in tutta fretta a Formigine, per bloccare le partenze verso l’Europa dell’est e salvare quello che era rimasto dentro la fabbrica. Quasi nulla, visto che in pochissimi giorni, i proprietari, la famiglia Pedroni, hanno fatto sparire il 90% dei macchinari. “Noi siamo andati in ferie il 2 agosto e, a quanto ci risulta, il 3 agosto hanno cominciato a smantellare gli impianti” racconta Simona Messori, delegata Fiom e da 13 anni impiegata alla Firem. “Hanno chiamato un’azienda esterna, che di notte, con i portoni chiusi, ha raccolto i macchinari e le merci per poi spedirli fuori dall’Italia. Così noi ora ci troviamo, all’improvviso, senza che nessuno ci abbia avvisato, a casa”. 

Solo l’intervento dei rappresentati della Fiom di Modena ha impedito la partenza dell’ultimo camion per la Polonia, dove la società ha deciso di aprire un’altra sede, chiudendo quella italiana. “Quello di martedì notte, quando siamo arrivati allo stabilimento, è stato l’unico contatto che fino adesso abbiamo avuto con la proprietà” spiega Cesare Pizzolla, segretario provinciale della Fiom-Cgil di Modena, che ora sta passando le sue giornate davanti ai cancelli della Firem, accanto ai lavoratori. “Ci hanno detto che il 26, al rientro dalle ferie, chi voleva poteva andare a lavorare nella nuova sede, in Polonia. Di aziende purtroppo ne abbiamo viste chiudere tante, ma in 22 anni una cosa del genere non l’avevo mai incontrata”.

Sulla vicenda è intervenuto anche il Comune, che da giorni sta tentando di mettersi in contatto con i proprietari, senza però ottenere alcun risultato. Tanto che è stato costretto a chiedere la convocazione di un vertice via posta. “È una vicenda che ci ha colto di sorpresa” commenta l’assessore Mario Agati. “Non avevamo avuto nessuna avvisaglia che potesse farci pensare a una cosa di questo tipo. Pur comprendendo il periodo molto difficile dal punto di vista economico, comportamenti come quelli dell’azienda Firem sono censurabili sia nei modi, sia nei tempi. Se c’è un problema si affronta, siamo abituati così. Si parla prima con i sindacati e con le istituzioni”.

E in attesa del tavolo di confronto, che dovrebbe aprirsi martedì, il sindacato ha organizzato un picchetto permanente, con tanto di gazebo per ripararsi dal sole cocente, tavoli per mangiare e tende per la notte. “Staremo qui finché non avremo risposte e il 26 ci presenteremo a lavoro, anche senza impianti” fanno sapere i lavoratori. Nessuno di loro avrebbe mai immaginato di trascorrere gli ultimi giorni di ferie davanti ai cancelli della fabbrica. “Una volta è arrivato in azienda un gruppo di quattro polacchi, e noi abbiamo dovuto insegnargli il funzionamento dei macchinari” racconta Nunzia Maresca, lavoratrice della Firem. “In quel momento non avevamo capito il motivo di quelle visite, anche perché l’azienda non aveva ma fatto ricorso alla cassa integrazione. Ora purtroppo è tutto chiaro”.

Articolo Precedente

Homo Calderolis: molto meno che razzismo

next
Articolo Successivo

Riviera Adriatica, crisi economica: il 40 per cento dei turisti sceglie la spiaggia libera

next