Riassumendo: un Presidente della Repubblica che si comporta come se il nostro sistema fosse una repubblica presidenziale, che invia ogni giorno vibranti messaggi condizionando e dettando ogni scelta politica;

un Presidente del Consiglio che è mero esecutore del primo, tanto è genuflesso ed ossequioso;

un Presidente del Senato che ammonisce chiunque invochi il nome del primo, al pari di un gravissimo sacrilegio (quasi fosse una divinità Atzeca, forse Huitzilopochtli, ossia il “colibrì sinistro”);

un Presidente della Camera che fa politica arrogandosi il ruolo della paladina dei diritti civili (ma solo di alcuni, degli altri non importa, anzi li disprezza) da uno scranno che però non deve essere politico per eccellenza, così di fatto inventandosi il primo “corner woman” istituzionale;

le Camere che vengono relegate ad un ruolo secondario, ratificatore di scelte intraprese dall’esecutivo, così gravemente cedendo il potere legislativo al potere esecutivo; un potere legislativo composto già discutibilmente dal porcellum (l’unico vero strumento che somigli al suo ideatore) che espropria gli elettori dell’esercizio pieno e consapevole del diritto di voto;

i partiti che governano oramai indistinguibili l’uno dall’altro nei tratti principali della politica;

una sovranità nazionale ceduta al primo paese economicamente conveniente con Ministri che dichiarano pubblicamente di nulla sapere, così rendendosi doppiamente ridicoli, giustificati dai partiti che governano;

un vicepresidente del Senato che può impunemente propalare xenofobia allo stato puro senza che venga preso a calci nel deretano; una giustizia che agonizza davanti a tutti e i diritti dei cittadini che galleggiano putridi alla deriva;

un fisco iniquo, aggressivo con i deboli e debole con i forti, armato costantemente dal legislatore con norme surrettizie; una spesa pubblica parassitaria, iniqua e malevola (quella che serve solo ad arricchire una pletora di massoni, si pensi anche agli F35, oppure al Ponte sullo Stretto o a tante grandi opere inutili per la collettività ma assai utili per alcuni) che è rimasta inalterata;

un sistema culturale composto da una scuola incerottata, da una università dove la meritocrazia è assente e dove la ricerca è scarsa o discutibile, dallo scempio dei beni culturali e paesaggistici, stuprati giornalmente dalla incuria e dalla stoltezza invece che brillare ed arricchire il Pil;

un sistema bancario immobile, interessato solo a non fare esplodere la bolla immobiliare così dovendo (ri)correre alla ricapitalizzazione, dunque al default; una povertà sempre più diffusa, trasversale e profonda, tanto economica quanto morale;

un dibattito a spirale, una sorta di Ballarò infinito dove si ripetono sempre le stesse cose e si individuano le stesse ricette (dovremmo tagliare il cuneo fiscale, il costo del lavoro, aggredire la vera evasione, investire nella ricerca, riformare la giustizia e il fisco) ma nulla si fa e dove Confindustria ogni giorno denuncia che centinaia di imprese chiudono o vanno all’estero.

Riassumendo tutto ciò, è palese come il grande letamaio nel quale ci si trova, non può essere bonificato spostando l’Imu o l’Iva di qualche mese. Perché tale scelta è una non-scelta, ma ancor peggio è una scelta cialtrona, pavida, meschina, inutile che mi evoca le sorelle Bandiera quando cantavano “Fatti più in là, così vicino mi fai turbar, fatti più in là .. a .. a, così la testa mi fai girar, (…) io lo so per me son guai, fatti più in là, che turbamento sento arrivar, fatti più in là, già la pressione mi fai alzar, (…) che male che mi fai”.

Ciò che occorre è una classe dirigente politica (ma anche nella società civile) che sia onesta, capace, scelta per meriti e oculatamente (non occultamente), coraggiosa, sognatrice, che pensi esclusivamente al bene comune. Che faccia tabula rasa di un passato indegno che condiziona pesantemente il futuro, compromettendolo in modo definitivo.

Se non prenderemo coscienza che l’unica soluzione salvifica è una vera, profonda, durevole rivoluzione, rimarremo tutti con la testa conficcata nel grande letamaio. Una democrazia affetta da ipossia è una democrazia morta.

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