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Farmaco contraffatto, talpa all’Iss: arrestati sapevano di ispezione

L'intercettazione: "Tienimi aggiornata per qualsiasi cosa capito... mi devi tenere aggiornata nel senso che se c'è qualcosa ... qualche novità ... qualcosa ... preferisco che tu me lo dica così posso intervenire in tempo se ci so' delle cose…” aveva detto una funzionaria dell'Istituto superiore di Sanità a uno degli arrestati
Farmaco contraffatto, talpa all’Iss: arrestati sapevano di ispezione
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Sapevano che quel farmaco era inutile. Anzi, “pericoloso per la salute”, visto che l’assenza del principio attivo lo rendeva acqua fresca. Sapevano tutto e nascondevano le prove, tentando di far sparire i dossier falsificati, le email compromettenti e le analisi pilotate. I manager della Geymonat – casa farmaceutica di Anagni, in provincia di Frosinone – arrestati dai carabinieri del Nas di Latina, dopo mesi di indagini, intercettazioni telefoniche e analisi dettagliate, erano a tal punto coscienti del rischio da cercare di concordare anche le ispezioni dell’Istituto superiore di sanità, grazie ad amicizie compiacenti emerse nel corso delle indagini.

L’assenza del principio attivo nel farmaco destinato a curare le patologie respiratorie dei bambini non era un segreto neanche per i dipendenti: “A me lo volevano sequestrare pure il computer – spiegava un’impiegata della Geymonat al telefono, dopo un’ispezione dei Nas – e ho detto meno male… ci stava … lo sai che ci stava … il dossier falsificato .. . . . . nel mio computer …”. Un dossier che scottava, relativo all’Ozopulmin, il farmaco da banco antitosse per uso pediatrico messo in commercio senza principio attivo, secondo la procura di Frosinone. “Sempre pe’ i lavori di merda che mi fa fa’ sto figlio di puttana – prosegue la telefonata della dipendente preoccupata – (…) e la cosa grave è un’altra … che ci stanno le analisi retrodatate”. Controlli che, secondo indagini, sarebbero stati pilotati per spacciare un prodotto usato in cosmesi – la therebentina HE Trementina – per il principio attivo, venuto meno nei magazzini a causa di un mancato accordo economico con il produttore. Un modo per risparmiare sulla fornitura, senza perdere quote di mercato.

L’arresto dei tre manager – Marco Bonifacio, originario di Brescia, Giancarlo De Angelis, di Anagni, e Maria Gabriella Carluccio, di Maglie, in provincia di Lecce – è stato ordinato dal Gip dopo aver valutato, tra l’altro, il tentativo di concordare alcune ispezioni con una dirigente dell’Istituto superiore di sanità (che al momento non risulta indagata). L.L., ai vertici dell’ufficio attività ispettive , “preannunciava al De Angelis – scrive il Gip – che probabilmente a breve, prima del Natale, avrebbero ricevuto un’ispezione da parte dell’Istituto Superiore di Sanità. Costei diceva, comunque, al suo interlocutore che non doveva preoccuparsi in quanto l’ispezione sarebbe stata effettuata da “amici”, aggiungendo di allertare i suoi e di non dire nulla di quella telefonata, mostrandosi, comunque, disponibile a risolvere eventuali problematiche”. Una premura che appariva evidente nelle telefonate intercettate: “Tienimi aggiornata per qualsiasi cosa capito… mi devi tenere aggiornata nel senso che se c’è qualcosa … qualche novità … qualcosa … preferisco che tu me lo dica così posso intervenire in tempo se ci so’ delle cose…”, spiegava la dirigente al manager della Geymonat.

Al momento risultano commercializzate quasi diecimila confezioni del farmaco adulterato, completamente privo del principio attivo. Il valore complessivo della produzione falsificata raggiunge i 200 mila euro.

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