Il re è nudo, ora lo dicono anche le cifre ufficiali. La situazione del comparto edilizio in Italia versa in uno stato paradossale, assurdo. Si continua a costruire con decine di migliaia di capannoni e appartamenti liberi.
I comuni mettono mano come se nulla fosse a piani regolatori fantasma in cui ci si ostina a trasformare aree agricole in terreni edificabili. Abbiamo finanziato per anni la spesa corrente dei bilanci comunali con gli oneri di urbanizzazione e assecondato gli appetiti di speculatori e imprenditori il cui unico scopo era fare affari, senza alcuna attenzione al territorio, bene comune da preservare. 

E’ giunto il momento di cambiare rotta, radicalmente, per questo ospitiamo un contributo degli amici di Altreconomia che si conclude con alcune semplici ma esaustive proposte per il nuovo Governo (se mai ci sarà…).

Le abitazioni compravendute nel 2012 sono state 444.018, il 25,8 in meno rispetto al 2011. La spesa per l’acquisto di abitazioni, al netto degli oneri di transazione e delle relative imposte, nel 2012 è stata stimata complessivamente pari a 74,6 miliardi, in calo rispetto al 2011 di circa il 26%, che corrisponde a una perdita di oltre 26 miliardi di euro. Crollano anche i mutui: il capitale complessivamente erogato nel 2012 ammonta a circa 19,6 miliardi di euro, che corrispondono a una riduzione di quasi 15 miliardi di euro rispetto a quanto concesso per i mutui accesi nel 2011, -42,8%.

La fotografia l’ha scattata l’Osservatorio del mercato immobiliare dell’Agenzia del territorio, e segue di pochi giorni la presentazione dell’analisi di congiuntura da parte del centro studi del gruppo Tecnocasa (di cui abbiamo dato conto nell’articolo “La casa col segno meno”.   

Sono i dati di una “bolla” che sta per scoppiare, sono l’altra faccia di un mercato immobiliare che non è più in grado di rispondere alle richieste di chi afferma il diritto all’abitare (vedi, su Ae 147, di marzo 2013, il foto-reportage dalle occupazioni di Bologna e Firenze). 

Sono dati che impongono alcune riflessioni che diventano consigli in vista dei lavori del nuovo Parlamento, dopo che le ultime legislature hanno progressivamente azzerato il fondo di sostegno per l’affitto: 

1) serve che tutti gli enti locali realizzino un censimento dell’invenduto e dello sfitto, e mettano in campo dei progetti/processi perché domanda e offerta s’incontrino; 
2) serve una moratoria sulle nuove costruzioni; 
3) serve poter calibrare l’Imu andando a premiare chi affitta la propria seconda casa (per far questo, gli enti locali non dovrebbe essere alla canna del gas, con l’aliquota massima già applicata); 
4) serve -infine- che il fondo per l’abitare di Cassa depositi e prestiti non realizzi nuovi interventi di housing sociale, ma investa -semmai- per inserire nel mercato a canone convenzionato le abitazioni invendute.

 

Articolo Precedente

Agricoltura, consumo di energia cala del 40% in 2 anni con la tecnologia green

next
Articolo Successivo

Mine antiuomo, ci pensano bambù e vento a eliminarle

next