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Lincoln di Steven Spielberg? No, meglio Flight di Robert Zemeckis

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Domani arrivano in sala i nuovi film di due maestri hollywodiani: Lincoln di Steven Spielberg e Flight di Robert Zemeckis.
Il primo racconta gli ultimi quattro mesi del 16° presidente Abraham Lincoln (Daniel Day-Lewis), spesi per fermare la Guerra Civile e far approvare il 13° Emendamento per abolire la schiavitù. Viceversa, Zemeckis fa volare il comandante Denzel Washington, che con una manovra arditissima salva 96 passeggeri – su 102 – da morte certa. Problema, forse è un eroe, di certo è alcolizzato, e non solo.
Lincoln è in pole-position agli Oscar con 12 nomination, Flight ne ha solo due: sceneggiatura originale e attore protagonista. Spielberg ha incassato oltre 160 milioni negli States, Zemeckis si è fermato a 93. Insomma, l’ago della bilancia parrebbe pendere dalla parte di Lincoln, ma siamo davvero sicuri? Vediamo.

  1. Parole, parole, parole… Se vi piace il cinema di parola, fatevi sotto con Lincoln: Spielberg riascolta Mina e dà carta bianca al dialogo e agli aneddoti di Lincoln – un cantastorie, si direbbe – sacrificando l’aspetto visivo. Viceversa, Flight ha la sua bella dose di dialoghi, ma non lesina sulle immagini: l’incidente è “da paura”.

  2. Capitolo attori. Daniel Day-Lewis è ordinariamente straordinario, prova mostruosa, somiglianza incredibile, quel che volete. Ma è il solito Day-Lewis: il film è lui, ma non necessariamente è un merito. Viceversa, Washington è apparentemente meno poderoso, sicuramente meno invasivo, ma se Spielberg non lesina i dialoghi Denzel parla con gli occhi. Meno ingombrante, più totalizzante, ed empatico.

  3. “Il messaggio”. Il voto di scambio esisteva già 150 anni fa e anche Oltreoceano: sai che novità, basta scorrere la nostrana campagna elettorale passata, presente, e, scommettiamo, futura. Spielberg rispolvera Machiavelli, il fine giustifica i mezzi, ma tra dialoghi verbosi, noia fluttuante e durata monstre di 2 ore mezza rischia di dover spolverare pure gli spettatori…Invece, Flight ibrida action, disaster movie, legal thriller e – udite, udite – gli umanissimi crucci di Kieslowski: volontà e caos, Dio e uomo, verità e menzogna.

  4. Notizie. Lincoln riscopre che c’è del marcio nella politica, ma può essere a fin di bene. Flight, viceversa, fa alzare il gomito al buon Denzel e di notizie ce ne consegna due: chi beve, comunque vada, è colpevole; chi beve – nonostante beva o perché beve? – può fare cose che gli astemi nemmeno possono immaginare. E non parliamo di deliri, bensì, di gesta eroiche.

  5. Le donne. La due volte premio Oscar Sally Field è Molly, moglie di Lincoln, ma non First Lady. Avevano i loro bei problemi, insomma, ma non si diceva tra moglie e marito non mettere il dito? No, spettatori tenetevi pronti: volenti o nolenti, vi toccano le loro beghe coniugali. Al contrario, Flight punta sulla stupenda Kelly Reilly: tossica, ma non no future, e tutto fuorché zavorra per il folle volo di Denzel. Noi stiamo con lei. Almeno, ci piacerebbe.

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