Alla vigilia del bicentenario della nascita di Giuseppe Verdi, Busseto è un paese quasi fantasma, rimasto in vita solo grazie alla memoria del Maestro. Ma ora nel Comune della Bassa parmense che diede i natali al compositore che nel 2013 sarà celebrato in tutto il mondo, la casa di Verdi è stata messa in vendita.

Il cartello appeso sul portone di Palazzo Orlandi parla chiaro, anche se in realtà sono anni che l’edificio è in cerca di nuovi acquirenti. Nel 2004 dopo la morte degli ultimi eredi degli Orlandi, spiegano dall’osteria al piano terra del palazzo, la famiglia che discende dalla moglie di Verdi aveva preso la decisione di liberarsi della proprietà. L’edificio neoclassico che sorge in via Roma, il corso principale del paese, un tempo ospitava un museo, ormai chiuso da una decina di anni. Alcune stanze, ancora visitabili fino a qualche tempo fa, ospitavano cimeli cari ai melomani, tra cui autografi e qualche ricordo del direttore Arturo Toscanini, più volte ospite della famiglia Orlandi. Oggi però al citofono del grande portone al civico 56 nessuno risponde e solo una targa attesta quello che un tempo fu lo stabile: “Palazzo Orlandi, già del Maestro Giuseppe Verdi”.

Il compositore comprò l’edificio nel 1845 e ci visse per due anni, dal 1849 al 1851, insieme alla cantante lirica Giuseppina Strepponi, prima di sposarla in seconde nozze. Per questo in paese Palazzo Orlandi era anche conosciuto come “la casa degli scandali”, tanto che in seguito il Maestro, una volta trasferitosi a Villa Agata, se ne liberò vendendolo proprio alla moglie.

Nel periodo in cui visse a Palazzo Orlandi Verdi compose quattro delle sue grandi opere: Luisa Miller, Stiffelio, Rigoletto e Il Trovatore. Al momento però le testimonianze di quella che un tempo era la residenza del Cigno rimangono solo nel passaparola dei bussetani e nei ricordi delle visite a Palazzo, quando ancora lo stabile era aperto al pubblico e in buone condizioni. Oggi gran parte dei locali è in stato di abbandono e l’intero edificio, che è sotto la tutela dei Beni architettonici, avrebbe bisogno di seri interventi di manutenzione. “Sono anni che i discendenti degli Orlandi cercano qualcuno che lo compri – raccontano di fronte all’ingresso alcuni passanti – ma con tutto quello che c’è da fare, chissà quanto costa”.

La speranza è che qualche fondazione o associazione culturale possa farsi carico dell’eredità di Verdi e restituirla al pubblico, ma di anni ne sono passati quasi otto e per ora nessuno si è fatto avanti. Il Governo qualche settimana fa ha stanziato 6,5 milioni di euro per le celebrazioni del bicentenario del 2013 e per promuovere il recupero dei luoghi verdiani, dalla casa natale di Roncole a Villa verdi a Sant’Agata nel piacentino, ma Palazzo Orlandi non è incluso.

A Busseto, in via Roma, i rari visitatori in trasferta passano ignari di fronte all’ingresso dello stabile, tra negozi vuoti in affitto, osterie che diffondono arie verdiane e bancarelle che ripropongono il mondo di Verdi in locandine d’epoca, ritratti e riproduzioni di spartiti. Il grande afflusso di pubblico è previsto per il prossimo anno, speranza di commercianti, esercenti e amministratori, ma qualche anima capita anche nei weekend. Sul sito del Comune in bella vista spiccano i programmi delle visite a Roncole, al Museo nazionale, al Teatro Verdi e a Casa Barezzi, e nella piazza principale del paese il monumento al compositore domina con lo sguardo il borgo che senza Verdi forse sarebbe rimasto solo un paese della Bassa, uno come i tanti che costellano la pianura Padana. Intanto però a poche centinaia di metri dai biglietti e dai souvenir per i turisti, uno dei luoghi della memoria del Cigno di Busseto rischia di andare in rovina per sempre.

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