Sì vabbè, ok la Guida Michelin e quella del Gambero Rosso pure. Ma a chi preferisce una vita culinaria un po’ meno di classe chi ci pensa? La risposta è VirtualTourist, la community di viaggi fondata negli Stati Uniti a metà anni Novanta. I realizzatori del portale hanno ben pensato di stilare una classifica dei migliori ‘cibi da strada’ del mondo, si presume consapevoli del fatto che, viaggio o non viaggio, chi ha in tasca solo qualche spicciolo non necessariamente è disposto a mangiar male, anzi. 

Vediamola, dunque, questa top ten:

  1. Bangkok (Thailandia)
  2. Singapore
  3. Penang (Malesia)
  4. Marrakech (Marocco)
  5. Palermo 
  6. Ho Chi Minh (Vietnam)
  7. Istanbul (Turchia)
  8. Città del Messico (Messico) 
  9. Bruxelles (Belgio)
  10. Ambergris Caye (Belize)

Trionfa Bangkok, dunque, sul podio assieme alle altrettanto esotiche Singapore e Penang. Fiori all’occhiello della capitale thailandese il pollo al curry, il pad thai e le decine di piatti a base di mango o papaya. A premiare Singapore, invece, la possibilità di trovare, indifferentemente e con grande facilità, street food cinese, indiano o malese. Poi, dopo Penang e la marocchina Marrakech (patria del cous cous) finalmente la nostra Palermo, prima città europea della graduatoria. A incantare la “giuria” son stati i giustamente celebri piatti della tradizione: dagli arancini di riso al pani ca’ meusa, dalle panelle al sacrosanto cannolo.  Un vero e proprio trionfo di sapore, insomma, per il capoluogo siciliano.

Ma le classifiche, si sa, sono fatte apposta per essere criticate e discusse. Dunque ecco le domande che ci sono venute in mente scorrendo e riscorrendo la lista di VirtualTourist. Delle altre capitali europee che ne è stato? A parte il nono posto di Bruxelles (consigliati caldamente patate fritte al cartoccio e waffle incandescenti) c’è il vuoto assoluto, a mano di non voler considerare Istanbul (settima) una capitale europea a tutti gli effetti. E poi, onore a Palermo, ma siamo certi che nessun’altra città italiana meritasse una citazione? Saper mangiare bene, ovunque e a qualsiasi ora, dovrebbe essere una prerogativa nazionale: possibile che crisi, “americanizzazione” dei cibi veloci e sciagurate ordinanze ci abbiano privato anche di questo? 

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