Con buona pace della grande stampa liberista che fa orecchie da mercante, la legge di stabilità 2013 che il Governo sottoporrà all’approvazione del Parlamento contiene, nel comma 10 dell’Art. 12, una norma che, se approvata, andrebbe a inficiare pesantemente il rapporto fiduciario tra Stato e cittadini. Si potrebbe dire che nel fatto non è alcuna novità, dato che la riforma delle pensioni, con il suo cambio delle regole in corsa, senza adeguate salvaguardie per coloro che sono stati trovati nel guado del passaggio dall’attività lavorativa  alla pensione, ha anch’essa dato un colpo pesante al rapporto fiduciario; il buon giorno si vide dal mattino.

Venendo al punto della legge di stabilità 2013, occorre fare una premessa a considerare che nel luglio dell’anno 2000, allo scopo di cercare di tutelare il cittadino contribuente dalla voracità di eventuali governi rapaci o semplicemente incapaci di ridurre sensatamente i costi e di far quadrare i conti, fu varata una legge, 212 del 27 Luglio “Disposizioni in materia di statuto dei diritti del contribuente” che andava a sancire alcuni diritti che si riteneva che ai contribuenti andassero riconosciuti. Tale legge, all’articolo 3 stabiliva, ancorché a buon senso non ce ne sembrasse bisogno (la realtà talvolta supera l’immaginazione), che “le disposizioni tributarie non hanno effetto retroattivo”. Ciò che il legislatore dell’epoca intendeva esprimere è che una volta dettate le regole che il contribuente dovrà seguire per adempire ai suoi doveri fiscali in un dato periodo, tali regole non possono essere cambiate in corso d’opera per avere vigenza pregressa; insomma: patti chiari, amicizia lunga; il contribuente sappia che ciò che farà nel futuro, salvo e fino al cambiamento delle regole, sarà trattato fiscalmente come stabilito, né di più né di meno.

Bene, i nostri tecnici economisti, fautori del massimo liberismo, che quindi tautologicamente dovrebbero avere avvistato primariamente il rispetto dei contratti e dei patti, dato che le transazioni economiche in un libero mercato si basano soprattutto sul rispetto di accordi chiari e sottoscritti, hanno introdotto nella legge di stabilità  un articolo, il 12, che al comma 10 recita: “In deroga all’articolo 3 della legge 27 luglio 2000, n. 212, le disposizioni del presente articolo si applicano a decorrere dal periodo di imposta in corso al 31 dicembre 2012”. Preciso: si applicano non dalla data di emissione della legge, ma dal 1° gennaio 2012, data di inizio del periodo di imposta corrente. Il motto latino “pacta sunt servanda” (i patti vanno rispettati) non abita più qui.

Udite, udite: i governanti di oggi si propongono di derogare per scritto a un articolo cardine non di una legge qualsiasi, ma di una legge che si poneva l’obiettivo di essere uno “Statuto” parola della quale il Devoto – Oli dà una definizione mirabile in: “Atto giuridico politico che esprime formalmente e solennemente i principi fondamentali che riguardano l’organizzazione di uno Stato o di una qualsiasi Associazione, Ente o Istituto”.

Da uno Statuto non si può derogare con leggerezza, perché farlo significa intaccare i principi fondanti; si può modificarlo uno Statuto, dopo un lungo processo meditativo, allo scopo di adeguarlo meglio ai principi ispiratori e con un largo consenso, ma non si può derogarne.

Inoltre, mi domando con che faccia un Governo possa pensare di spiegare a un contribuente con un reddito lordo di 16.000 €, pari a circa 1.100 € netti/mese, che gli interessi sul mutuo che ha sottoscritto calcolando che almeno le imposte gli sarebbero state risparmiate verranno tassati e che lo sarà anche il piccolo premio di una polizza vita faticosamente sottoscritta come forma di accantonamento previdente; e senza neppure dirlo in anticipo, ma andando a colpire su contratti già sottoscritti basandosi in buona fede su regole esistenti.

Ci sarebbe parecchio da dire anche sulla natura specifica delle norme sulle detrazioni fiscali che la legge di stabilità vuole tagliare retroattivamente; tagli miopi, a detrazioni su oneri i cui oggetti andrebbero invece incentivati: istruzione, prima casa, assistenza ai disabili; ma questo riesce persino a passare in seconda linea rispetto all’abominio giuridico insito nella retroattività della norma fiscale; pensate dove siamo riusciti ad arrivare.

Liberi pensatori liberisti: se ci siete, battete un colpo.

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