Hanno guadagnato qualche mese che poi è diventato un anno. Hanno coinvolto docenti, scrittori, artisti, musicisti, e persino qualche politico seduto sugli scranni del consiglio comunale. Ma, per Bartleby, l’epilogo della lunga battaglia con l’Università di Bologna per l’occupazione degli spazi di via San Petronio Vecchio è ormai alle porte. Il 17 ottobre, infatti, scadrà il termine ultimo dettato ancora una volta dall’Alma Mater per liberare i locali occupati dal collettivo nel 2010, dopodiché, la questione passerà nelle mani della Questura. Che, a partire da quella data, “potrà decidere a suo piacimento quando sgomberare gli spazi”.

A darne notizia sono proprio loro, i ragazzi di Bartleby. Quelli che in poco più di dodici mesi hanno saputo costruire uno spazio dedicato alla “cultura gratuita” nel cuore della città. Che hanno organizzato dibattiti, concerti e incontri sempre ‘a ingresso libero’, coinvolgendo personalità del mondo accademico e intellettuale, invitando nel loro salottino ricercatori, precari, ma anche scrittori celebri e artisti di successo. Tanto che persino l’assessore alla Cultura del Comune di Bologna, Alberto Ronchi, riconoscendone il merito e il “valore sociale”, inizialmente si era impegnato per trovare loro un nuovo spazio e fare da mediatore con l’ateneo, che per i locali aveva già in mente da tempo un utilizzo diverso. La condizione, in definitiva, posta dal collettivo per lasciare spontaneamente le salette di via San Petronio Vecchio. Ma senza risultato. Perché il dialogo tra il Comune e il Bartleby si è interrotto bruscamente all’inizio dell’estate, quando ormai si parlava già dei dettagli tecnici della nuova sede da destinare al gruppo. “Siamo caduti nel dimenticatoio” raccontano i tanti volti del collettivo.

E la storia è destinata a ripetersi. Così come accadde nella prima sede occupata dal gruppo, nato il 25 marzo 2009, in via Capo di Lucca, sgomberata nel giro di poche settimane, ora, dopo molti ultimatum e una convenzione scaduta che pende sul capo di Bartleby da più di un anno, è deciso che anche l’attuale sede, vinta attraverso un bando di gara indetto dall’università per assegnare temporaneamente (con scadenza a fine settembre 2011) la gestione di alcuni locali di sua proprietà nei pressi della Facoltà di Scienze Politiche, debba essere definitivamente liberata. E quel “piccolo ma importante patrimonio per la città”, come l’hanno definito i tanti che in questi mesi hanno chiesto a gran voce una nuova sede, da Wu Ming all’ex segretario Slc-Cgil di Bologna, da Carlo Lucarelli a Ermanno Cavazzoni, se ne deve andare.

Ma nonostante l’arrivederci ormai all’orizzonte, Bartleby, qualora dovesse davvero andarsene, se il Rettore Ivano Dionigi non dovesse, infine, decidere di rimandare ancora una volta la scadenza definitiva, lo farà in grande stile. E col contributo di un personaggio d’eccezione, un volto caro che Bologna ha salutato da poco. Lo scrittore, e poeta, Roberto Roversi, che proprio al collettivo ha donato numerose opere. Materiale che sarà protagonista della due giornate di eventi previsti per il 16 e il 17 ottobre, che serviranno a inaugurare la Bartleby Common Library. “E’ un progetto per restituire alla città le riviste raccolte da Roversi – spiegano i ragazzi – e costruire insieme la biblioteca di Bartleby, presentata al pubblico attraverso una serie di momenti a lui dedicati, che si svolgeranno mercoledì a partire dalle 17.00”.

Ma, e lo puntualizza proprio il collettivo in una nota, quello di giovedì non sarà un addio. Perché l’appello rivolto, ancora una volta, alla città, è sempre lo stesso: “Passando la palla alla questura pensano di lavarsene le mani. Per l’ennesima volta provano a eliminarci con un tratto di penna ma, forti di tutto quello che abbiamo costruito
 in questi anni insieme a tanti e a tante, chiediamo ai compagni alle compagne che ci hanno accompagnato fin qui, agli amici e alle amiche che abbiamo incontrato in questi anni, agli studenti e alle studentesse, ai precari e ai vicini di casa, docenti ricercatori e ricercatrici, a tutte le realtà cittadine, spazi sociali, associazioni formali e non, a tutti coloro che insieme a noi vogliono che Bartleby abbia uno spazio in città, di tenersi pronti, di consultare i nostri profili Facebook e Twitter. Avremo bisogno di tutta la vostra repentina solidarietà per dare una risposta forte in caso di sgombero e per riprenderci ciò che ci spetta. Bartleby here to stay”.

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