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Terre e rocce da scavo: il Governo tecnico pensa alle grandi opere

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Per chi di voi non lo sapesse, a breve, salvo improvvise e sperate modifiche, entrerà in vigore, più precisamente il 6 ottobre 2012, il decreto nr. 161 del 10 agosto 2012 contenente le semplificazioni per l’utilizzo delle terre e rocce da scavo.

Alla notizia farete spallucce, giustamente, ma credo sia interessante capire cosa ci sia dentro questo scarno testo di legge.

Il regolamento va a ridefinire cosa è rifiuto e cosa non lo è nell’ambito degli interventi di scavo, sbancamento, perforazione e trivellazione.

Chiariamo subito: sulla questione esiste un lungo e acceso dibattito e una, molto complessa, produzione normativa. Alla base, un euro-concetto logico e credo, assolutamente condivisibile: non portare in discarica materiale che può essere recuperabile o addirittura materie considerate sottoprodotti.

Se questo concetto non fa una grinza, molto complicata sembra invece la traduzione italica della questione.

Eccolo, allora, pronto il decreto a firma dei tecnici Clini e Passera rispettivamente ministro dell’Ambiente e Tutela del Territorio e ministro delle Infrastrutture e Trasporti. Vera opera trasversale effettivamente, avendo, nell’ex ministro Prestigiacomo, la prima ideatrice del regolamento che, guarda caso, venne emesso pochi giorni prima della fine del suo ministero.

Il decreto, letto e riletto in questi giorni mi sembra abbia una “targa”: sia cioè tagliato per le grandi opere ferme al palo.

Per chi non lo sapesse le tecniche di perforazione, ad esempio per i grandi trafori, prevedono anche l’uso delle cosiddette talpe o T.B.M. (Tunnel Boring Machine) che per l’appunto perforano, come delle enormi frese (quella per il sotto-attraversamento di Firenze è enorme) la terra e la roccia che incontrano. Per fare questo e ridurre gli attriti, le rocce e i terreni vengono trattati con particolari composti a base chimica come schiumogeni e lubrificanti che evidentemente alterano la caratteristica iniziale della roccia scavata. Motivo questo, unito ad altri, per dire che una volta scavata, la roccia non è perfettamente uguale a quando era in sito ma ora, grazie al “salva tunnel”, sarà definitivamente chiarito che tali materiali, pur se con qualche analisi in mezzo e una burocrazia fumosa, non saranno rifiuti. I terreni scavati potranno contenere, senza essere rifiuti, anche calcestruzzo, bentonite, polivinilcloruro, vetroresina e miscele cementizie ma nelle giuste misure, cita il decreto.

Altri piccoli regali: il regolamento stabilisce che in casi di emergenza (in Italia in passato con la scusa dell’emergenza ne abbiamo viste di belle) le procedure di autorizzazione per il riutilizzo delle terre da scavo saltano; nel senso che prima fai, scavi, sposti, riempi i buchi e poi comunichi! Forse lo scopo iniziale era buono, ma la traduzione italica è fumosa, si presta, a parere personale, a mille interpretazioni e, in alcuni casi anche a chi, magari, nella movimentazione delle terre aggancia, tra le pieghe dei regolamenti e i controlli insufficienti, qualche affare poco pulito.

Per fortuna qualcuno vigila: la Presidente della Commissione Europea Antimafia, non è un caso, Sonia Alfano, ha presentato una interrogazione sulla bontà di tale regolamento anche alla luce delle circostanziate osservazioni dell’associazione Idra di Firenze sul caso del sottoattraversamento dell’alta Velocità del nodo ferroviario di Firenze.

Personalmente spero ancora in una risposta e in qualche correzione.

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