I fatti sono semplici e sterili. Ignazio Cutrò, uno tra i testimoni di giustizia più importanti d’Italia e certamente tra i più protetti (oltre al suo dispositivo di scorta ne sono stati previsti altri tre, uno per ogni componente della sua famiglia), dopo anni di stenti, angherie e terrore, decide di regalare una vacanza alla sua famiglia in una struttura alberghiera in provincia di Crotone, proprio durante la settimana appena trascorsa. Giunto lì, molto semplicemente, viene lasciato senza scorta. Pubblico qui l’estratto cronologico della lettera che Cutrò ha scritto al Ministero dell’Interno e all’Arma, cancellando solo i nominativi delle persone coinvolte. «Con congruo anticipo comunicavamo in dettaglio i nostri spostamenti presso la Compagnia dei carabinieri di Cammarata e giorno 01/09/2012 alle ore 6 circa parto unitamente alla mia famiglia, con il dispositivo predisposto dai militari con destinazione “Villaggio(omissis)” in (omissis) (Kr). 

Giunti sul posto alle ore 15 circa l’appuntato (omissis), appartenente alla Compagnia dei carabinieri di Cammarata, contatta la centrale operativa dei carabinieri al 112 comunicando del nostro arrivo e gli viene riferito che si possono sganciare anche se non erano stati avvertiti del nostro arrivo. A questo punto, i militari che ci hanno accompagnato, vedendo che non giungeva nessuno sul posto, contattano ulteriormente il loro comandante nelle vesti del maresciallo (omissis) in servizio presso la stazione dei carabinieri di Bivona (Ag) ed una volta spiegata la situazione, soprattutto che non c’era nessun collega sul posto, chiedono come comportarsi. Il maresciallo riferisce che possono sganciarsi e fare ritorno in Sicilia. Loro, ovviamente, obbediscono.

Per le ore 15:16 ricevo una chiamata sulla mia utenza telefonica, da un interlocutore identificatosi come un appuntato dell’Arma di Crotone, il quale mi parlava di spostamenti, mi diceva che comunque ci saremmo visti lunedì e che non era previsto, da parte loro, alcun servizio a nostra protezione. 

Alle ore 17:31, constatando che ancora sul posto non era giunto alcun militare, ricevo una chiamata dal capitano (omissis) il quale mi informava della sua presenza nello stabile e mi chiedeva un incontro. Arriva con a seguito un brigadiere e un appuntato appartenenti alla stessa Arma. Sostiene che ci troviamo in un’area particolarmente delicata. Dice che effettivamente  è pericoloso e a questo punto chiedo come mai fino a quel momento non fosse presente alcun dispositivo di protezione. Chiarisce anche il fatto che non è sua competenza garantire la sicurezza all’interno dello stabile, ma di assicurarla solo negli spostamenti esterni.

Alle ore 20:40 circa ricevo una chiamata dallo stesso ufficiale dell’Arma, il quale mi comunica che a seguito di problemi relativi alla nostra sicurezza devono spostarci con urgenza. Io chiedo che prima esigo una debita spiegazione e che questa venga anche verbalizzata. Viste le condizioni di emergenza comunicate dal capitano durante la nostra conversazione, immaginavo che si sarebbero mobilitati immediatamente; invece solo dopo un’ora circa notiamo l’arrivo dell’autovettura militare radiomobile e il capitano ci riferisce che versiamo in una condizione di emergenza per la nostra sicurezza. Mi comunicava che la decisione era stata trasmessa dal Servizio Centrale di Protezione, per cui lo invitavo a darmi un contatto per poter interloquire direttamente con il funzionario da lui contattato.

A seguito di altri enti allertati, contatto il (omissis), funzionario del Servizio Centrale di Protezione, il quale mi comunica della decisione presa ed ascolta la mia versione sui fatti. Da qual momento il funzionario sente che c’è qualcosa che non funziona ed una volta approfondita la situazione accaduta comunica ai militari che io e la mia famiglia potevamo rimanere nello stabile e, dice, verrà organizzato un adeguato dispositivo di protezione.Vi comunico che ancora a questo momento, 02/09/2012 ore 13:07 (oggi è sabato, ultimo giorno di soggiorno in Calabria, e nulla è cambiato, ndr), all’interno dello stabile non è stato avvistato nessun militare a nostra protezione. Chiedo che sia fatta luce sui fatti e venga individuato il responsabile di tali eventi, in modo da poter avere dei chiarimenti ed eventualmente delle scuse da parte dei responsabili. Non voglio pensare che tutto ciò sia una conseguenza alle nostre lamentele sulle disfunzioni riscontrate». 

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