Fibra ottica che non c’è, connessioni lente e aree del territorio che soffrono ancora il digital divide. Ma oltre alle infrastrutture, il problema del Belpaese risiede nella scarsa dimestichezza degli italiani con la rete. Che si traduce in analfabetismo digitale. A sottolinearlo ad aprile è stata la Commissaria europea per l’Agenda digitale, Neelie Kroes, secondo cui il 41% degli italiani non ha mai navigato. Numeri che sono il doppio o il triplo rispetto a Francia, Germania e Gran Bretagna. Anche se la diffusione degli smartphone aumenta il numero di utenti del web. 

“Si tratta del principale nodo da affrontare se vogliamo realmente cogliere appieno il potenziale dell’economia digitale – spiega Cristoforo Morandini di Between-Osservatorio Banda Larga -. Di fatto in Italia gli utenti digitali regolari sono 30 milioni”, ovvero meno della metà della popolazione. La penetrazione della rete è un fattore imprescindibile dallo sviluppo delle infrastrutture visto che “gli investimenti per le nuove reti si possono ripagare solamente con il contributo della popolazione”. Se aumenta la domanda di connessione, infatti, aumenta anche l’offerta perché gli operatori intervengono nelle zone in cui c’è già mercato. 

Quello tra carenza delle infrastrutture e scarsa cultura del web è un circolo vizioso duro da spezzare, e la distanza nei confronti delle nuove tecnologie è risentita in particolare tra gli adulti. Nodi che non possono essere sciolti nè dalla politica né dal mero stanziamento di fondi. “Alla base di tutto – spiega Morandini -, vi è il cronico ritardo nell’alfabetizzazione digitale. Specie nelle fasce di popolazione anziane, la maggior parte dei nostri concittadini non è in grado di utilizzare oggi un pc e questo non si risolve per decreto. Per essere più chiari, oltre il 40% di chi non utilizza Internet dichiara di non averne la capacità, contro il 27% di chi non lo ritiene utile e meno del 20% che lamenta un ostacolo di tipo economico”. L’alfabetizzazione riguarda i singoli cittadini ma anche il comparto industriale. Per il presidente di Confindustria digitale Stefano Parisi “oggi sono proprio le piccole imprese quelle che scontano il maggior ritardo con una percentuale di adozione di un sito web che non supera il 65%”.

La situazione però è migliorata per il Ministero dello Sviluppo economico (Mise), secondo cui nel 2009 “il 13% della popolazione, ossia 7,8 milioni di italiani” non era connesso alla banda larga. Una percentuale che negli ultimi anni si è abbassata grazie agli operatori e ai “7mila chilometri di rete sviluppati da Infratel (società del Mise che si occupa di portare i cavi e la connessione in aree dove il mercato non interviene per mancanza di redditività, ndr), che ha raggiunto circa “2,5-3milioni di persone”, puntualizza Guido Citerni, responsabile delle relazioni esterne. Eppure come è possibile che il 95% della popolazione abbia la possibilità di connettersi e che quasi la metà delle famiglie italiane però non lo sia? Significa che poco più di una famiglia su due decide di collegarsi con un abbonamento, anche se negli ultimi due anni, spiega Infratel, è aumentato il numero di chi si collega da smartphone, tablet e chiavette usb. Infatti al 31 dicembre 2011 le sim con banda larga attiva sono oltre 19 milioni, mentre gli abbonati da rete fissa sono 13,43 milioni di utenti. Tuttavia, per poter completare il piano nazionale banda larga – con investimenti infrastrutturali che consentono in futuro di poter erogare maggior banda su richiesta del mercato – sono necessari investimenti aggiuntivi di circa 400 milioni di euro (oltre al piano già finanziato e attuato da Infratel pari a circa 460 milioni di euro) e rispetto agli obiettivi dell’agenda digitale si prevede che a fine 2013 ci sarà ancora un digital divide tra il 2,5- 3% della popolazione italiana.

A delineare il quadro si aggiunge anche la connessione poco soddisfacente e che non raggiunge la velocità promessa dagli operatori telefonici. “Questo è un tema molto caro alle Associazioni dei Consumatori – osserva Morandini -. Secondo le misurazioni che Between effettua regolarmente su un campione di qualche decina di migliaia di utenti broadband la velocità media dei collegamenti è oggi superiore a 4,5 Mbit/s”. Nonostante però l’Italia benefici di una lunghezza e qualità del rame migliori rispetto a molti altri paesi europei, “la differenza sta nel fatto che nei principali paesi europei sono state sviluppate delle infrastrutture alternative, in particolare la tv via cavo, che oggi stimolano la concorrenza sulle prestazioni e innescano un circolo virtuoso sulle prestazioni offerte ai clienti finali”. Secondo le rilevazioni di Between inoltre “emerge quasi un paradosso, vale a dire che oltre i tre quarti degli utenti si considera sostanzialmente soddisfatto, e tra questi quasi il 50% si dice “molto” soddisfatto, mentre solo il 15% lamenta prestazioni ritenute insoddisfacenti”. Una valutazione ‘generosa’ che “risente del basso livello di conoscenza di quanto si potrebbe ottenere con un ulteriore salto generazionale nelle tecnologie”.

Articolo Precedente

Bavaglio, il virus si diffonde e fa nuove vittime

next
Articolo Successivo

Il porcellum dell’informatica pubblica

next