“Tasse e corruzione frenano la crescita italiana e il Paese rischia di avvitarsi. E non si potrà contare, ancora per qualche anno, su una ripresa del gettito fiscale“. E’ questa in sintesi la presa di posizione della  Corte dei conti alla presentazione del rapporto 2012 sul coordinamento della finanza pubblica. Dal 2007 al 2009, tra Iva e Irap, si registra “un vuoto di gettito di oltre 46 miliardi di euro l’anno” per un totale di 138 miliardi in 3 anni. Lo evidenzia la Corte dei Conti nel dossier sulla finanza pubblica presentato oggi. Secondo il rapporto il tasso di evasione è stato stimato in misura pari al 29,3% nel caso dell’Iva e al 19,4% per l’Irap e a livello territoriale il sud e le isole si presentano come le aree a più alto tasso di evasione (40,1% l’Iva e 29,4% Irap), a fronte di una “devianza” pressochè dimezzata nel nord del Paese. Le differenze si invertono, se invece si guarda ai valori assoluti: il grosso dell’evasione si concentra nelle aree (Nord Ovest e Nord Est) in cui si realizza la quota più rilevante del volume d’affari e del reddito del nostro Paese. 

L’aumento della pressione fiscale provoca “impulsi recessivi sull’economia reale allontanando gli obiettivi di gettito e provocando un rischio di avvitamento”, afferma il presidente di coordinamento delle sezioni riunite della Corte dei Conti Luigi Mazzillo secondo cui “va disinnescato il circolo vizioso”. I percorsi di rientro della spesa sanitaria hanno presentato “contraddizioni e criticità, evidenziate dai frequenti episodi di corruzione a danno della collettività”. Una situazione che non trova conforto in una ripresa del gettito fiscale che, secondo la Corte, continuerà ad essere in calo: “Nel 2011 il gettito fiscale è rimasto al di sotto delle previsioni, penalizzato dalla mancata ripresa dell’economica. Un fenomeno non occasionale ma destinato a protrarsi per alcuni anni”.

Come far ripartire la crescita? “Puntare sulla lotta all’evasione, elusione ed erosione fiscale per il riequilibrio del sistema di prelievo”, spiega il presidente della Corte, Luigi Giampaolino: “Sostanzialmente esauriti i margini finora offerti dalle entrate volontarie, a cominciare da quelle per giochi, e dall’efficientamento dell’attività di riscossione, si rafforzano le ragioni per puntare sulla soluzione dell’ampliamento della base imponibile, assegnando alla lotta all’evasione ed all’elusione e al ridimensionamento dell’erosione il compito di assicurare margini consistenti per un riequilibrio del sistema di prelievi al fine poter almeno in parte conciliare rigore, equità e crescita”. La ricetta della Corte dei conti tocca un altro tema molto dibattuto: quello della dismissione del patrimonio pubblico: secondo la magistratura contabile, per una crescita più elevata è necessario ridurre il debito, da realizzare attraverso la dismissione di quote importanti del patrimonio pubblico. 

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