La Kodak è vicina al fallimento; ha chiesto l’applicazione del Chapter 11, il dispositivo della legge fallimentare statunitense che concede a un’impresa in crisi una moratoria di sei mesi.

La Eastman Kodak fu fondata nel 1880 a Rochester e a quei tempi era l’equivalente di Google: impresa di grande innovatività. “You press the button, we do the rest” (Tu premi il tasto, noi facciamo il resto) era lo slogan pubblicitario della Kodak nel 1888. Colosso della fotografia, fino agli anni ’90 classificata tra i cinque marchi di maggior valore a livello mondiale.

La Kodak aveva costruito il proprio successo su competenze nel campo della chimica e della fisica, mettendo a punto pellicole e carta da fotografia ma anche macchine fotografiche di semplice utilizzo.

L’arrivo della fotografia digitale negli anni ‘80 ha rappresentato un cataclisma per la Kodak. La tecnologia digitale infatti era un’innovazione competence destroying: la base di conoscenze accumulate dal colosso di Rochester diventava inutile rispetto al nuovo standard tecnologico, fondato sulla microelettronica e sul software.

Il principale concorrente di Kodak è da decenni Fujifilm, società giapponese che di fronte alla rivoluzione digitale è stata però capace di adattarsi. Una novità cruciale della fotografia digitale è che i consumatori non stampano quasi mai le foto, le guardano e le scambiano con gli amici e parenti via pc, smartphone, Facebook etc. Non solo la pellicola è diventata inutile ma anche l’intero processo di sviluppo e stampa delle foto, processo che assicurava a Kodak (e a Fujifilm) enormi profitti.

La Fujifilm però è stata capace di avviare nuove linee di business e di sopravvivere nel nuovo scenario.

Nessun colosso di mercato è al sicuro per sempre rispetto ai mutamenti che derivano da innovazioni radicali. Questo è il bello del capitalismo: la minaccia di ricambio, la possibilità per nuovi imprenditori innovativi di entrare sul mercato e di distruggere i giganti che hanno dominato fino a quel momento. Nessun sistema nella storia dell’uomo ha mai conosciuto prima un simile processo di “distruzione creatrice”. Serve la concorrenza, servono imprenditori capaci, servono le conoscenze scientifiche.

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