Prima negato e smentito, poi ripescato e confermato. L’ultimo balletto dell’esecutivo si sta consumando attorno al condono. Una norma che divide la stessa maggioranza ma che prende corpo nel decreto sviluppo che, secondo quanto annunciato da Silvio Berlusconi, dovrebbe essere approvato entro metà mese. Umberto Bossi ha spiegato di essere contrario così come Giulio Tremonti che vuole puntare sulla lotta contro l’evasione, ma il Pdl insiste sulla necessità di percorrere questa strada. E a bocciare il condono arriva anche Confindustria. Emma Marcegaglia è stata fin troppo chiara: “La logica del condono dà un messaggio assolutamente sbagliato, è una cosa che in un certo senso premia i furbi e noi abbiamo bisogno invece che tutti paghino le tasse e rispettino le regole. Quindi non credo che questa sia la scelta giusta”. Anche secondo il numero uno di viale dell’Astronomia è necessario puntare sulla lotta all’evasione, come vuole il titolare dell’Economia che domani incontrerà Bossi nel quartier generale della Lega in via Bellerio. E oltre a Lega e Confindustria, il Pdl deve fare i conti con i frondisti del partito. L’ultimo a uscire definitivamente allo scoperto è stato il governatore lombardo Roberto Formigoni. Il condono, ha detto, “non è la strada giusta”.

E mentre il ministro Rotondi garantiva che l’ipotesi non è nell’agenda del governo, il suo collega d’esecutivo, Ignazio La Russa apriva all’eventualità così: “Ha ragione chi pensa che il condono fiscale può dare un segnale non positivo alla lotta all’evasione, ma siamo davanti a una casa che brucia e senza preconcetti dobbiamo vedere qual è la medicina con meno controindicazioni”. In linea anche Fabrizio Cicchitto e Massimo Corsaro: “La vera etica è salvare il Paese” dice il capogruppo Pdl alla Camera, che a Tremonti chiede di rispondere su come “abbattere la massa del debito e trovare le risorse per finanziare la crescita per ridurre la pressione fiscale”. E sull’etica batte anche il vice, Corsaro, “perché gran parte del debito è imputabile all’evasione, e noi in questo momento ci rivolgiamo a chi di questo buco è stato responsabile”.

Insomma, il condono è nei pensieri del Cavaliere. Ma dovrà giocare una nuova partita con Tremonti, contrario ad una misura incentivo all’evasione; fare i conti con Bossi e con i frondisti del partito, che nel chiedere un cambio di passo di ampio respiro partono dai singoli provvedimenti. E al fronte interno già aperto da Beppe Pisanu e Claudio Scajola, si aggiunge Raffaele Lauro, senatore del Pdl e membro della commissione affari costituzionali che boccia il condono e critica pesantemente i colleghi di partito che hanno difeso il provvedimento. “Definire eticamente giusto il condono fiscale grida vendetta al cospetto di Dio, costituisce un’aberrazione politica e rappresenta una offesa gravissima a tutti i contribuenti corretti, qualsiasi possa essere la destinazione delle risorse ricavate”, ha tuonato. “Se il decreto per lo sviluppo sarà impostato su una simile logica condonistica, piuttosto che sulle riforme strutturali, indicate anche dalla Bce e più volte da Bankitalia, il provvedimento non avrà futuro e dimostrerà l’impotenza del Governo ad affrontare la decadenza italiana, con tutte le conseguenze”. L’incapacità dell’esecutivo ad affrontare la crisi è dunque ormai riconosciuto anche all’interno dei partiti di maggioranza. Nel Pdl, ma anche nella Lega. Umberto Bossi sta combattendo una guerra interna per cercare di tenere ancora sotto scacco i ribelli del Carroccio che da mesi hanno individuato la loro nuova guida: Roberto Maroni. Ma il ministro dell’Interno, per il momento, è rientrato nei ranghi. Eppure l’esercito c’è e la rivolta verso il cosiddetto cerchio magico prosegue, alimentata dalle scelte “sbagliate” del Senatùr. L’asse Arcore-padano dunque rimane ancora in vita ma traballa sempre più vistosamente.

E la settimana che si apre è decisiva per la maggioranza e per il governo. Occhi puntati soprattutto sul voto di mercoledì sul ddl intercettazioni. Il relatore del provvedimento, Enrico Costa, sta tentando una mediazione con l’Udc, presenterà un testo morbido proprio per accontentare i centristi. Ma nel partito di via dell’Umiltà c’è pessimismo sulla possibilità di un’intesa e, anzi, si punta il dito contro l’atteggiamento di Pier Ferdinando Casini che si lascia guidare da Gianfranco Fini. E oggi Angelino Alfano ha chiuso all’Udc sulla proposta di invitare Berlusconi a fare un passo indietro, proponendo così una sorta di equilibrio: il premier resta ma addolciamo il testo sul Bavaglio. Certezze nel Pdl non ce ne sono. Neanche sui numeri della Camera, che oggi appaiono a rischio. Per questo motivo il Pdl non esclude affatto un rinvio della discussione, magari di una ventina di giorni. Sulle intercettazioni è possibile un’ulteriore riflessione, anche per capire se la maggioranza è capace ancora di serrare i ranghi. E’ infatti previsto il voto segreto che, considerato il clima di tensione nel Pdl, potrebbe riservare non poche sorprese. Rischio che potrebbe esserci anche qualora si decidesse di porre la fiducia sul testo. Raccontano che pure il ministro della Giustizia Nitto Palma sia contrario a ricorrere a quest’arma.

La preoccupazione non è solo quella di andare incontro ad eventuali trappole, ma anche di irritare il Quirinale che da sempre sul tema chiede un dialogo aperto tra le forze in Parlamento. Il Guardasigilli vorrebbe arrivare ad un’ampia convergenza anche sulla prescrizione breve in discussione al Senato, un provvedimento – questo l’ulteriore timore – che potrebbe subire l’alt del Colle per motivi di incostituzionalità. La maggioranza, quindi, naviga a vista sia sulla giustizia. Giochi aperti anche sul decreto sviluppo: il ministro Paolo Romani, è in contatto con i tecnici del dicastero dell’Economia, il gruppo costituito dai vertici del Pdl sta lavorando con il sottosegretario Luigi Casero per sbrogliare la matassa ma il condono non piace a molti. Ed è un elemento a favore di quanti sono critici e desiderosi di liberarsi del Cavaliere.

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