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La legge che “regola” l’accesso dei gay
nell’esercito verso l’abrogazione

Il 20 settembre la normativa verrà cancellata dall'amministrazione Obama, ma secondo gli omosessuali repubblicani dovrebbe essere dichiarata incostituzionale dalla Corte suprema per evitare che venga riproposta in futuro
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Il 20 settembre verrà abrogato il “Don’t Ask, Don’t Tell” (Non chiedere, Non dire), la legge americana che regola l’accesso degli omosessuali nelle forze armate a stelle e strisce. In vigore dal 1993, questa prassi limita i tentativi dell’esercito di individuare i gay non dichiarati escludendo però le persone che dichiarano apertamente il proprio orientamento.

Barak Obama ha firmato per la sua abrogazione lo scorso dicembre, ma il Log Cabin Republicans, associazione per i diritti degli omosessuali legata al Partito repubblicano, vuole che la norma venga dichiarata incostituzionale per evitare che in futuro venga riproposta in altre salse. In teoria il “Don’t Ask, Don’t Tell” (Dadt), introdotto nel 1993 da Bill Clinton, doveva essere un passo in avanti per i diritti dei gay nelle forze armate, fino ad allora completamente tabù. Ma in realtà si è trasformato in una sorta di tacita inquisizione interna, dove chi viene scoperto “sessualmente diverso” viene espulso con disonore. Si stima infatti che almeno 14mila omosessuali siano stati congedati dal 1993 al 2010.

Il Dadt proibisce apertamente a chiunque “dimostri propensione o intenzione di intraprendere atteggiamenti omosessuali” di prestare servizio nell’esercito, poiché “creerebbe un inaccettabile rischio all’alta morale, all’ordine, alla disciplina e alla coesione che sono l’essenza della potenza militare”. La legge inoltre proibisce a qualsiasi persona “not straight” di svelare il proprio orientamento o di parlare di relazioni omosessuali mentre presta servizio nelle forze armate.

L’associazione Log Cabin Republicans è riuscita a far dichiarare incostituzionale la norma dal Tribunale federale della California il 9 settembre 2010 perché in contrasto con il primo e quinto emendamento della Costituzione: limita e pregiudica il diritto degli omosessuali di esprimersi, riunirsi e lavorare. La sentenza del giudice Virginia Phillips costituisce comunque solo il primo passo legale affinché il Dadt venga dichiarato incostituzionale in tutti gli States. Ma ecco che lo scorso dicembre, Barak Obama ha firmato un decreto per abrogare questa legge senza passare dall’Alta corte, una mossa che, a detta dell’attuale amministrazione, rende superfluo il processo aperto in California.

Di diverso avviso Dan Woods, avvocato del Log Cabinet, convinto che senza una sentenza definitiva di incostituzionalità il Dadt potrebbe essere riproposto in futuro sotto altre forme. Una disputa dal retrogusto tutto politico: da una parte un’associazione legata ai repubblicani che non vede l’ora di far dichiarare incostituzionale una legge varata dal democratico Bill Clinton, dall’altra Barak Obama, democratico, al quale un successo nella lotta per i diritti degli omosessuali farebbe piuttosto comodo nella difficile corsa alle presidenziali 2012. Certo, le paure di Woods e del Log Cabinet non sembrano del tutto infondate. I principali candidati alle primarie repubblicane, Mitt Romney, Michele Bachmann, Rick Santorum e Rick Perry, non sembrano particolarmente sensibili ai diritti della comunità Glbtq. Tutti e quattro hanno infatti promesso alla National Organization for Marriage di supportare un emendamento federale che definisca “il matrimonio come l’unione esclusiva tra uomo e donna”.

Ad ogni modo il 20 settembre entrerà in vigore l’abrogazione del Dadt decretata da Obama, mentre resta tutto da definire il corso della causa d’incostituzionalità. I diritti degli omosessuali nell’esercito americano fanno un indiscusso passo in avanti, almeno fino alle presidenziali del 2012.

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