Chissà come si muoverà tra quelle migliaia di ragazzi educati al grido di Comunione e liberazione, lui il presidente laico, l’ex comunista, sabaudo nei modi e nell’aspetto fisico, il custode della Costituzione, spesso duro nella sua missione, mascherato da quella sua perenne aria algebrica e perplessa. Per molti, la presenza di Giorgio Napolitano al meeting della lobby nel nome di Dio, nasconde chissà quale messaggio in codice. In realtà l’unica spinta pare sia stata quella di unire in un momento in cui tutti corrono da soli senza sapere neanche loro in chissà quale direzione.

Come spiega in poche, ma efficaci parole, il politologo Gianfranco Pasquino: “Questo è il suo ruolo e il ruolo che ha scelto di imporsi”, spiega al fattoquotidiano.it, “quello di tenere insieme le varie anime del Paese. E la sua è una scelta ponderata, ma un messaggio significativo di unità, in un momento più che difficile. Vedremo poi cosa dirà, ma la lettura non può che essere questa”.

Prima di lui sul palco di Rimini, in veste di Capo dello Stato, avevano fatto brevi apparizioni Oscar Luigi Scalfaro nel 1993 e Francesco Cossiga nel 1991. Ciampi venne corteggiato a lungo, in tutte le maniere, ma lui ha sempre declinato l’invito. Ha assistito a una partita di calcio del suo Livorno (contro il Chievo, sconfitta in casa degli amaranto), durante il settennato, ma a Rimini mai. Con Sandro Pertini ci provarono, ma all’ultimo momento non si presentò.

Una svolta storica, che ha proiettato al settimo cielo Roberto Formigoni, Maurizio Lupi e il loro esercito bianco: “Sarà un grande evento”, si sono limitati a dire.

Un evento sicuramente il meeting lo è già. E non perché ha raccolto un milione e mezzo di soldi pubblici in tempi di crisi lacrime e sangue, come scritto e documentato dal fattoquotidiano.it, ma perché quello che si apre domani è il primo meeting non berlusconiano da 17 anni a questa parte. Non anti, sicuramente, ma neppure nel nome di Silvio.

Ci avrà messo lo zampino Formigoni, l’amico più distante del premier? Può essere. Dentro cielle non si muove foglia senza che il presidente della Regione Lombardia sappia niente. E’ anche grazie a lui che la Lobby di Dio è diventata un colosso da 70 miliardi di fatturato all’anno, è entrata prima nella sanità lombarda e poi nelle cooperative rosse in Emilia Romagna. “Più potente dell’Opus Dei, più efficiente della massoneria, più connessa della Confindustria, un network di potere”, come scrive Ferruccio Pinotti nel suo libro-inchiesta.

Una posizione crescente, appunto. Ma buona parte del salto di qualità Cl lo deve a Formigoni, ed è lui, con cristiana riconoscenza, che i ciellini vorrebbero futuro premier. Impresa ardua, viste le posizioni di Berlusconi, ma l’arrivo di Napolitano a Rimini è capace di rimettere in discussione anche questo. Anche perché buona base del Pdl adora il governatore dalle camicie sgargianti: due mesi fa a Mirabello è stato di gran lunga il più applaudito, è riuscito a oscurare anche Angelino Alfano alla sua prima uscita da segretario, primo segnale che la scelta di Berlusconi sul successore era gradita a metà.

Vicinissima a Formigoni è la Rete Italia, nella quale si riconoscono anche i pidiellini Raffaele Fitto, Mariastella Gelmini, Saverio Romano, Maurizio Sacconi. La Rete Italia è “un circuito di amici che, impegnati a vario titolo in politica, guardano con simpatia e desiderio di coinvolgersi nell’azione di Roberto Formigoni (..) e che desiderano aiutarsi nella responsabilità politica che hanno, comunicandosi vicendevolmente notizie, giudizi ed esperienze”. Questa è la definizione che si trova nel sito lareteitalia.it che prosegue: “Oltre a questo, la rete si propone come luogo nel quale chiedere un sostegno nella risoluzione di problemi pratici (..). Rete Italia non è allora un’associazione, né quantomeno un partito o una corrente interna e per questo ritiene di rispettare come metodo di accesso quello dell’invito personale. Per questo motivo i canali di Rete Italia saranno accessibili solo tramite un codice identificativo”. A leggere le regole degli affiliati alla rete vengono in mente le dinamiche di potere dei massoni, ma con la differenza che lo spirito di questa loggia è quello di creare un canale preferenziale tra la Chiesa e gli affari della società civile, attraverso la sussidiarietà politica.

Formigoni quest’anno si vedrà al meeting non prima di giovedì 25. Presiederà l’incontro delle 19 intitolato “I cristiani in politica”, parallelamente Bernhard Scholz il numero uno di Compagnia delle opere farà da moderatore dell’incontro “Innovazione e competitività”. Ma più che su queste basi la saldatura del braccio economico di CL col mercato si basa sulla sussidiarietà dei favori. Il punto di congiunzione è l’intergruppo parlamentare bipartisan per la sussidiarietà. Lì i politici del Pdl più vicini a CL e alla Compagnia delle opere trovano la sponda con il mondo del cooperativismo emiliano-romagnolo. È tramite Enrico Letta, ospite fisso del meeting che Formigoni “ha di nuovo strizzato l’occhio a quell’universo delle cooperative rosse, da tempo vicino all’azione e all’impostazione ciellina”, come ha rilevato Valerio Federico ne “La peste lombarda”. E assieme a Letta, Napoletano, e Lupi domenica 21 a inaugurare la mostra 150 anni di sussidiarietà ci sarà Giorgio Vittadini, fondatore e presidente della Compagnia delle opere fino al 2003, prima di fondare e passare alla guida della fondazione per la sussidiarietà.

Oggi l’ascesa di Formigoni, chiuse le stanze del partito, non può che passare da un tentativo di scalata alla candidatura alla presidenza del consiglio. E se in qualche modo la sua sdoganatura possa passare attraverso la presenza al Meeting di Napolitano non lo sappiamo. Non è nelle intenzioni del presidente, ma che il popolo di cielle si aspetti anche questo non ne fa mistero.

Napolitano. Formigoni. Lupi. Enrico Letta. John Elkann. Gli sponsor. Tutto meno che Berlusconi. Questa sarà l’edizione del Meeting.

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