Al mare quest’estate meglio andare a Cipro o a Malta. E se non piacciono le isole, allora in Grecia o Croazia. Queste sono le acque più pulite secondo il report “Quality of bathing waters 2010” pubblicato dall’agenzia dell’Unione europea dell’Ambiente sullo stato di salute dei fiumi, laghi e mari degli Stati membri. Non male la situazione generale dell’Italia, ma rispetto al 2009 le nostre acque sono senza dubbio più sporche.

I punti più inquinati si trovano lungo le coste e i bacini interni di Polonia, Romania, Olanda e Belgio. Ma in generale tutta la qualità delle acque europee è peggiorata rispetto al 2009 del 3,5 per cento rispetto ai valori minimi e del 9,5 per cento rispetto a quelli raccomandati dall’agenzia Ue all’ambiente. Non meglio va per fiumi e laghi, dove solo un quarto dei bacini registra valori “buoni”. Il rapporto ha analizzato le acque in circa 21mila punti tra coste e bacini interni in tutti i 27 Paesi europei più Croazia, Montenegro e Svizzera. Ben 18 Paesi hanno numerosi siti non balneabili e solo 10 Paesi superano l’80 per cento con buoni valori: Cipro (100%), Croazia (97,3%), Malta (95,4%), Grecia (94,2%), Irlanda (90.1 %), Bulgaria (85.1 %), Portogallo (83.9 %), Finlandia (83.8 %), Regno Unito (81.7 %) e Lettonia (80.9 %). Maglie nere per spiagge non balneabili la Polonia (19 %), l’Olanda (11.8 %) e il Belgio (8.9 %).

L’Italia purtroppo non è tra i Paesi più virtuosi, nonostante i suoi quasi 7.500 km di coste comprese le isole. La conferma della cattiva notizia viene dal bilancio finale Goletta Verde 2010 di Legambiente: la qualità delle nostre acque è davvero peggiorata. Nella sua navigazione, la storica campagna di Legambiente ha rivelato ben 169 punti critici che minacciano la salute del mare italiano, uno ogni 44 km di costa, con ben 132 foci di fiumi off limits. In vetta alla classifica del mare inquinato troviamo la Campania (24 punti critici, 1 ogni 20 km di costa), la Calabria (22 punti critici, 1 ogni 32 km di costa) e la Sicilia (20 punti critici, 1 ogni 74 km di costa).

Secondo l’associazione, i fiumi sono la maggiore fonte di inquinamento marino, anche a causa degli scarichi fognari non trattati dell’entroterra: su 169 punti critici sono 132 quelli rilevati alle foci, l’87 per cento delle quali sono risultate fortemente inquinate (l’81 per cento nel 2009). A quanto pare infatti, secondo il rapporto Blue Book 2009 di Utilitatis e Anea, il 30 per cento degli italiani non può usufruire di un depuratore. Si pensi che in Sicilia 2,3 milioni di persone scaricano i propri reflui direttamente nei fiumi o in mare senza alcun trattamento. Una situazione che ha fatto scattare nel giugno 2009 l’avvio di una procedura d’infrazione da parte della Commissione europea nei confronti dell’Italia per la violazione della direttiva 1991/271/CE sul trattamento dei reflui urbani, e in particolare per il mancato adempimento da parte di ben 178 comuni italiani (74 in Sicilia, 32 in Calabria e 5 in Campania).

Secondo Legambiente il governo ha cercato di rendere le acque balneabili «per decreto» abbassando i criteri di balneazione. Barbara Meggetto, portavoce di Goletta Verde, ha denunciato i criteri molto più permissivi rispetto alla normativa del 1982, una decisione che ha portato ad esempio a promuovere in Calabria 18 km dei 22 precedenti interdetti alla balneazione. Ma i dati del rapporto europeo sulla qualità delle acque non sono soggetti a modifiche. Su un totale di 4.896 punti balneabili in Italia, l’85,3 per cento raggiunge i livelli minimi di balneabilità e solo il 77,2 per cento quelli raccomandati. A questo si aggiunge un quasi 13 per cento di siti non sufficientemente campionati, parte dei quali potrebbero verosimilmente aggiungersi a quelli off limits.

Laconico il commissario europeo all’Ambiente Janez Potocnik: “La pulizia delle nostre acque non ha prezzo. Incoraggio gli Stati membri a invertire la rotta del lento peggioramento a cui abbiamo assistito nel corso del 2010”.

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