Sono sempre stata molto sensibile alle problematiche relative all’omosessualità, forse perché uno dei miei più cari amici, sin dall’età dell’adolescenza, ha sofferto l’impossibilità di vivere appieno la propria sessualità ma soprattutto la propria identità. Oggi è un affermato e bravissimo professionista, che si è imposto di vivere la sua vita senza porsi tutti i vincoli di un tempo, anche se, purtroppo, non posso dire che sia, ancora oggi, del tutto un uomo libero.

Credo che ognuno di noi, indipendentemente dal fatto di essere stato coinvolto direttamente, per questioni di parentela o di amicizia, si sia posto la domanda se fosse giusto che una parte dell’umanità dovesse continuare a nascondere la propria natura per non dover essere emarginata, penalizzata, ghettizzata, discriminata, o viceversa combattere battaglie sociali e politiche per vedere riconosciuti i propri diritti in un Paese che sostiene di essere laico mentre invece continua ad essere fortemente influenzato dalla Chiesa Cattolica e dal Vaticano.

Ora, si potrebbero dire molte cose sull’incapacità ad esempio della Chiesa Cattolica di gestire compassionevolmente il problema dell’omosessualità, nonostante gli insegnamenti del Vangelo e del Papa che dovrebbe essere un Padre per tutti, ma che invece ha di fatto continuato a mantenere un atteggiamento di intolleranza e di oppressione nei confronti della comunità gay al punto, qualche anno fa, di intimare ai funzionari spagnoli di “essere pronti a perdere il proprio lavoro piuttosto che cooperare con la legge”, in previsione della legalizzazione del matrimonio omosessuale.

E si potrebbe continuare a discutere e ad indignarsi sull’atteggiamento di ipocrisia e di incoerenza del Vaticano; soltanto pensando alla piaga della pedofilia che si annida in molte sacrestie di tutto il mondo.

Ma oggi dovremmo essere contenti per due motivi, il primo è che la Chiesa Valdese, sorprendendo tutti, proprio ieri a Milano ha celebrato il primo matrimonio gay, riconoscendo solennemente la coppia omosessuale all’interno della sua comunità e chiarendo che non c’è alcuna contraddizione tra cristianesimo e omosessualità. Questo avvenimento storico credo debba rappresentare un segnale, anzi una lezione, importante sia per la Chiesa Cattolica, sia per il Governo italiano che tergiversa da anni sul riconoscimento e la tutela delle coppie di fatto attraverso i Pacs e e i Dico e che a maggior ragione non vuole affrontare un dato di fatto incontestabile e cioè che i gay e le lesbiche, che grazie alle varie azioni di “coming out solidale” sempre più frequente, stanno dimostrando di non essere affatto una minoranza marginale della popolazione e che devono anch’essi poter godere ed usufruire di tutti i diritti e i doveri delle coppie che decidano di creare un progetto di vita congiunto.

Il secondo motivo è  l’approvazione della legge nello Stato di New York, che ha legalizzato i matrimoni gay, che certamente dal punto di vista sociale e politico contribuirà a “sdoganare” la questione e costituirà un punto di riferimento se non di arrivo per molti altri Stati americani e più in generale per tutti gli Stati  più evoluti del mondo che, saranno senz’altro stimolati nel proseguire questo processo di liberalizzazione dei diritti dell’uomo a partire da quello di potersi amare liberamente essendo protetti dai regolamenti e dalle leggi del Paese in cui si vive.

A pensarci bene è veramente anacronistico che nel 2011 si discuta ancora di tutto ciò. Ma io credo che anche questi fatti degli ultimi giorni, compresa la manifestazione pacifica organizzata da gay e lesbiche a Milano, autorizzata dalla nuova giunta comunale, siano da assommarsi agli altri moti popolari e sociali che stanno via via scardinando un ventennio in cui sono prevalsi gli interessi particolari, personali, economici, finanziari e che avevano letteralmente ingessato lo sviluppo di un percorso culturale, di civiltà, che molte società avevano intrapreso negli anni ottanta e che rischiava di arrivare ad un’involuzione,  in qualche modo assimilabile ad un nuovo Medio Evo, che io credo di poter dire sia stata, proprio in queste ultime settimane, definitivamente scongiurata.

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