l'homepage del sito http://www.almanaralink.com/new/

Detto, fatto. Il colonnello Muhammar Gheddafi, l’amico di B., aveva promesso una repressione devastante nei confronti dei manifestanti che protestano contro il regime in Libia, e in tre giorni le vittime sono già più di 80. 84, secondo Human Rights Watch – che cita fonti mediche – dopo che l’ultimo bilancio fornito nella serata di venerdì da Amnesty International parlava di 46 morti.

Il video che vedete qui sotto davvero molto crudo (attenzione, le immagini possono urtare la sensibilità dei lettori), dura circa 47 secondi e testimonia le violenze delle forze di sicurezza libiche. E’ stato caricato su Youtube il 18 febbraio alle 18,31 dal gruppo di opposizione Almanara e si riferirebbe a un episodio accaduto il giorno precedente ad Al Baida, nell’est del Paese. Le immagini, girate con un telefonino, sono molto sfocate. Si intravede il cordone di militari del V battaglione Gheddafi, poi si intuisce uno sparo. Alla fine si vede un giovane colpito alla testa, a terra in una pozza di sangue, che viene trascinato via dai suoi compagni. La pagina Facebook di Almanara è raggiungibile all’indirizzo internet www.almanaralink.com, cliccando sulla scritta in arabo più in alto al centro (l’accesso diretto a Facebook è stato bloccato in Libia).

Proprio Al Baida e la “ribelle” Bengasi, seconda città del Paese, sono i centri in cui l’onda rivoluzionaria ha avuto più successo. E anche quelli in cui si è registrato il più alto numero di vittime. A Tripoli, più distante dall’Egitto, la situazione è decisamente più tranquilla, tanto che l’ambasciata francese ammette che “la situazione non desta particolari preoccupazioni”. Da Al Baida intanto arriva la notizia che due poliziotti sarebbero stati impiccati dai dimostranti. A Bengasi, invece, alcuni dei manifestanti hanno occupato l’aeroporto per impedire l’arrivo di rinforzi.

Dopo il tam tam su Internet per la “Giornata della Collera” di mercoledì, Gheddafi ha deciso di mettere il bavaglio ai social network: dalle 2.15 locali (le 1.15 in Italia) l’accesso alla Rete è bloccato in tutta la Libia. Amnesty International denuncia il comportamento “sconsiderato” delle autorità. Il presidente statunitense, Barack Obama, condanna le violenze contro i manifestanti mentre l’Italia non ha ancora assunto una posizone ufficiale.

di Lisa Fava

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