Dal libro ‘Papi, uno scandalo politico’ di Gomez, Travaglio, Lillo (ed. Chiarelettere, 2009)

Il Cavaliere spende ore preziose per piazzare una mezza dozzina di fanciulle a lui molto care, alle quali non può dire di no: Evelina Manna, Camilla Ferranti, Eleonora Gaggioli, Elena Russo, Antonella Troise e Sabina Began. A un certo punto le due ossessioni del Cavaliere – scalzare Prodi e sistemare le ragazze – si sovrappongono in un unico obiettivo: il leader di Forza Italia e la sua corte di amici e compari parlano al telefono di piazzare attrici per ingraziarsi qualche senatore dell’Unione. Il pm Piscitelli ascolta 8400 telefonate sul telefonino di Saccà e 2000 su quelli delle ragazze raccomandate dal Cavaliere tra cui, appunto Elena Russo. Le ragazze vengono intercettate dal giugno ai primi di novembre del 2007.

E da quelle 10mila e più telefonate gli inquirenti scoprono quanto sia fitto il sottobosco che lega politica e televisione. Apparentemente lontani, i due universi si toccano, si annusano e fanno affari insieme. Le parole sboccate delle starlet si mescolano ai proclami dei leader politici e confluiscono in un calderone insieme a grandi imprenditori e piccole e medie comparse. I pm non credono alle loro orecchie: da Berlusconi a Gianni Letta, da Luca Cordero di Montezemolo all’amministratore delegato di Banca Intesa Corrado Passera, dal presidente di Mediaset Fedele Confalonieri, al sindaco di Milano Letizia Moratti, tutti cercano Agostino. Figure istituzionali, o comunque pubbliche, come il capo di Raifiction e addirittura il commissario dell’Autorità garante delle comunicazioni, Giancarlo Innocenzi, si prodigano per sistemare le ragazze del Capo e, en passant, per dargli una mano a rovesciare Prodi.

Berlusconi ha raccomandato a Saccà, Antonella Troise, Evelina Manna, Elena Russo, Camilla Ferranti ed Eleonora Gaggioli, più altre ragazze senz’arte né parte che i pm di Napoli non hanno fatto neppure in tempo a identificare prima che il fascicolo traslocasse a Roma. Per non confondere il gossip con i reati, è bene chiarire che i magistrati napoletani non chiedevano di processare il Cavaliere per le raccomandazioni. Berlusconi è stato iscritto nel registro degli indagati a Napoli (e archiviato a Roma) con l’accusa di corruzione perché «nella sua duplice veste di leader politico e di maggiore imprenditore privato italiano del settore televisivo prometteva al direttore di Raifiction il sostegno economico alle iniziative private che Saccà si apprestava a intraprendere» e lo faceva come «corrispettivo del compimento da parte di Saccà di più atti contrari ai suoi doveri di ufficio», cioè l’intromissione arbitraria e illecita «nella formazione del cast delle produzioni televisive delle fiction in allestimento per la trasmissione sui canali della Rai». A mettere nei guai Berlusconi è stata quindi la sua offerta di sostenere Saccà nella sua futura attività privata in cambio delle offerte di parti e provini alle ragazze.

Il manager medita da tempo di uscire dall’azienda pubblica per creare una sua società privata di produzione di fiction e programmi. Il suo progetto prevede anche la creazione di una «città della fiction» in Calabria, magari con i contributi della Regione. Per pura coincidenza, mentre discute con il governatore Agazio Loiero e con suo fratello Tommaso di questa mitica cittadella da realizzare a Lamezia Terme, trova il tempo per spingere la promozione in Rai di sua figlia, Francesca Loiero. Subito ottenuta e comunicata in tempo reale. Se la città della fiction è un omaggio alle radici calabre (Saccà è nato a Taurianova), il progetto principale resta la società di produzione, Pegasus. Saccà, insieme al presidente della Fiat, Montezemolo, e all’amministratore di Banca Intesa, Passera, pensa di coinvolgere nell’avventura anche il re delle auto indiane, Tata. Il gemellaggio tra Bollywood e Cinecittà (anzi, Lamezia Terme) per creare e distribuire fiction su entrambi i mercati necessita del know-how di Saccà e lui è pronto a mettersi a disposizione in cambio di una quota del 20 per cento. Sogna un polo italiano che unisca i piccoli del mercato nazionale, come Bibi Ballandi e Carlo Bixio, fa predisporre un business plan al suo commercialista di fiducia, Pietro Pilello, e stima di fatturare a regime circa 200 milioni di euro all’anno. Il progetto però richiede l’appoggio o almeno la non ostilità di Mediaset, che dovrà essere un importante committente della nuova società. Per sondare il terreno, Saccà va a parlarne con Berlusconi, Confalonieri e il superconsulente della famiglia, Bruno Ermolli. Il Cavaliere nicchia, apprezza Agostino, ma non stravede per Montezemolo, preferirebbe essere il solo gallo nel pollaio. Anche Saccà è incerto sulle sue prospettive e tiene aperte molte porte.

In questo quadro va inserito lo scambio tra i provini e l’appoggio a Pegasus, che emerge dalla telefonata in cui Berlusconi chiede di aiutare Elena Russo ed Evelina Manna, e da quella in cui promette che «ricambierà». Per la Procura di Napoli, la prima si rivela illuminante, testimoniando nelle parole di esordio dello stesso Berlusconi l’abitualità del genere di richieste che vengono inoltrate – non chiamo mai… solo per qualche donna – e lo stesso nominativo di Elena Russo a cui si fa riferimento nella telefonata viene fatto non per la prima volta, richiamandosi come è evidente dal tenore della conversazione a discorsi precedenti. Anche se talvolta sostiene di raccomandarle «per ragioni umanitarie », il Cavaliere segnala le ragazze perché ha con loro un rapporto un po’ più che amicale, come scrivono con la formula il più ellittica possibile i pm napoletani:

Le ragioni ispiratrici della richiesta prescindono da qualsiasi considerazione sul talento delle segnalate. Berlusconi con inequivoco e scherzoso doppio senso nell’affermare «… è per sollevare il morale del Capo», fa un esplicito riferimento al genere di rapporto verosimilmente intrattenuto con le ragazze di volta in volta segnalate, da ricompensare evidentemente anche attraverso il servizio pubblico radiotelevisivo.

Il morale del Capo necessita di continui sollevamenti. Così la linea tra Viale Mazzini e Palazzo Grazioli rimane rovente tutta l’estate. Il 6 luglio 2007, alle 17.53, il leader di Forza Italia chiama Saccà perché dia un’altra mano alla sua amica Elena Russo, un’attrice napoletana che negli anni passati ha ricoperto ruoli minori in varie fiction, come Elisa di Rivombrosa, Orgoglio e anche in alcuni film di buon livello, come Baciami piccina. Ultimamente però la Russo non riesce a trovare spazio. Il Cavaliere chiama Agostino per una particina nelle fiction prodotte dalla Publispei di Carlo Bixio: Betty La Fea e Se questo è amore. Saccà si impegna a farle assegnare il ruolo di antagonista in Betty La Fea, ma è più incerto per l’altra serie, comunque rassicura il Cavaliere dicendo che le troverà qualcosa da fare nell’immediato, perché le riprese delle fiction iniziano a dicembre. Berlusconi, sulle ali dell’entusiasmo, si lascia sfuggire la frase-chiave di tutta l’indagine:

Se tu puoi farmi questa cortesia, è come se la facessi a me. Te ne sono grato. Io veramente ci tengo. Tu lo sai che io poi ti ricambierò dall’altra parte quando sarai libero imprenditore, mi impegno a darti un grande sostegno.

Per i pm romani, queste parole (impegno, sostegno, ci tengo…) non configurano una promessa di Berlusconi a Saccà. I magistrati napoletani invece ritengono di sì. Delle cinque ragazze identificate dai pm come raccomandate da Berlusconi una sola è stata identificata grazie alle dichiarazioni di Saccà (Eleonora Gaggioli), le altre sono tutte citate nelle telefonate intercettate e ora distrutte, ma fortunatamente depositate a Napoli e quindi legittimamente nella disponibilità dei giornalisti. Ascoltandole, si comprende che la versione difensiva di Saccà e Berlusconi (le ragazze non lavoravano in Rai perché non erano di sinistra, e comunque non è stato fatto un granché per loro) è clamorosamente smentita dalla realtà dei fatti. Manna dal cielo Non è vero che Elena Russo non sia stata aiutata, come vogliono far credere Saccà e Berlusconi. Una settimana dopo la telefonata del 21 giugno 2007, la prima in cui compare il suo nome, l’attrice chiama Saccà: «Volevo ringraziarti per le parole che hai usato per me con il produttore. Tu un giorno mi fai piangere e un giorno mi dai una cosa bella». Il giorno della risata è quello che segue la telefonata del Cavaliere. Il 4 luglio Saccà la informa che sarà chiamata dal produttore Bixio.

Il 6 luglio Berlusconi richiama Saccà e gli promette di «ricambiarlo» dopo l’ennesima accorata richiesta per Elena. L’indomani Saccà la chiama e le lascia un messaggio. L’8 luglio la Russo lo richiama puntuale per incontrarlo prima delle ferie. Ancora quattro giorni e Saccà telefona al produttore Guido De Angelis per chiedergli di stracciare il contratto già pronto per l’attrice Sonia Aquino per la fiction Incantesimo e di fare un bel provino a Elena Russo perché – dice a De Angelis – «ci aiuterà a farci un grande alleato». Cioè Berlusconi. Passano i giorni e, nonostante gli sforzi, la parte non arriva. Elena resta a Roma per tutto luglio in attesa di una chiamata e comincia a perdere la pazienza. Chiama Saccà la sera del 20 e lascia un messaggio in segreteria: «Volevo ricordarti che mi avevi detto che forse sabato potevamo vederci per prenderci un caffè. Quindi aspetto una tua telefonata». Il 24, un po’ spazientita ma sempre ironica, dice a Saccà: «Agostino, io non posso inseguirti. Tu mi dai atto che sono dieci anni che io ti amo follemente, platonicamente e io sto così ad aspettare. Le altre lavorano, fanno i provini, fanno tutto…». Saccà precisa subito che lui sta facendo il suo dovere e che anche lo sponsor della Russo lo sa: «Noi abbiamo fatto una chiacchierata con degli impegni. E io ho pure riferito a chi di dovere che ci vuole tempo».

Agostino non si perde d’animo e continua a lavorare per assolvere alla missione che gli ha assegnato Berlusconi: «sollevare il morale al Capo». Il 23 luglio incontra anche Evelina Manna. Due giorni dopo la fa chiamare dalla segretaria per rassicurarla: «Le dica che la chiameranno per un provino in un ruolo femminile per la regia di Giorgio Lepre. Un ruolo importante, non secondario. La chiamerà Lepre per questa produzione della Endemol». Passa l’estate e le operazioni di sollevamento del «morale del Capo» proseguono incessanti. Il 19 settembre chiama il produttore di Un posto al sole Roberto Sessa e cerca di piazzare la sua merce: Senti, avevo parlato con Bixio e poi non ha fatto nulla. Era nel mio ufficio quando c’era Elena Russo e gli ho detto di fare un provino per la parte dell’antagonista di Betty La Fea. È una buona attrice, non eccezionale o eccellente, ma una buona attrice. Ha anche un taglio comico, ha fatto anche la protagonista per un film-tv girato da Porporati che è andato bene. Ha fatto i film da protagonista con Vincenzo Salemme. Fai una cosa, la chiami tu e glielo dici che lo farete. Fissale una data, capito? Poi te ne parlo bene. Saccà insiste sul concetto che non si tratta di un provino qualunque: «È una cosa da fare con cura perché è all’attenzione di ambienti seri, capito?». E chiude la telefonata aggiungendo una raccomandazione personale:

Avevo segnalato una giovanissima attrice per Un posto al sole, Loredana Capoccetti, per un ruolino. Gliel’hanno fatto fare male. Lei ricomincerà a febbraio, ma è come se ci fosse una sorta di vessazione, una sorta di ricatto. Però l’ho segnalata io a te. Non segnalo mai un cazzo [sic, nda], io. È una cosa che interessa me e ti dico pure perché: è un’amica del proprietario del bar dove tutte le mattine prendo il caffè e la incontro, capito?

L’amica del bar è un’eccezione. Sono le ragazze del Capo la priorità di Agostino. A settembre Elena Russo lo tempesta di telefonate e richieste di appuntamenti, finché il dirigente non le dà soddisfazione. Il 26 ottobre Elena e Agostino si vedono e Saccà chiama in sua presenza la capostruttura della fiction Rai, Paola Masini: «Paola, ti ricordi che io ti avevo detto della Russo come protagonista in quella storia di quel film Ovunque tu sia. Io la preferisco, resti tra noi, alla Lucrezia della Rovere». Poi comincia a elencarle tutte le fiction in lavorazione chiedendole di trovare un ruolo fisso per la protetta del Capo. «Nella serie Vivaldi, c’è un ruolo femminile?» Solo per una singola puntata, replica la Masini, subito investita dall’indignazione di Saccà: «Ma quale ruolo di punta, la Russo è un’attrice! Scusa, non abbiamo ruoli fissi nuovi? Per esempio su Bene versus male?». La Masini obietta: «Sì, ma lì ci vuole una credibile. Deve fare una ex terrorista». Difficile immaginare la Russo nei panni di una Br, ma Saccà già sogna: «Facciamole fare un provino. Lei è pronta per tutti i provini di questo mondo. Allora una cosa non esclude l’altra: un bel ruolo di puntata per Vivaldi e in più la serie. Parla col produttore e falle fare un provino serio per il ruolo di questa ex terrorista che si riscatta e si salva».

Ai suoi, dentro la Rai, Saccà spiega che si dà tanto da fare per «questioni etiche», non certo per bieche raccomandazioni. Loredana Capoccetti, l’amica del bar, è vittima di una «odiosa vessazione». Per Camilla Ferranti, altra attrice segnalata dal Cavaliere, bisogna «impedire un’ingiustizia». Stavolta, ai danni della Russo, è in corso una vera e propria discriminazione: «Sai cosa è che mi fa schifo su certe cose?», dice Saccà alla Masini. «È che su Elena e su quelle come Elena si esercita la discriminazione dei salotti politicamente corretti.» E dopo la tirata sulla «sinistra al caviale» che ostacola l’onesta lavorante, Saccà passa il telefono a Elena Russo che fissa un appuntamento con la Masini per sgominare il complotto radical chic ai danni delle Berlusconi girls. È talmente discriminata, la Russo, che mezz’ora dopo richiama Saccà per raccomandare – lei, la mobbizzata – un regista: Luciano Odorisio.

Dopo lo scandalo l’attrice scompare dalla scena. Ricompare a febbraio del 2009 come protagonista dello spot del Governo sulla soluzione dell’emergenza rifiuti a Napoli. L’attrice, distesa nell’immondizia, si alza con posa alla Sophia Loren e dice: «Napoli, bella oggi e bella domani». Sembra uno scherzo ma l’attrice ai giornali dice: «Mi hanno selezionata con un provino». Il 26 ottobre l’apostolo Agostino interviene a sanare un’altra discriminazione. Stavolta la presunta vittima è Eleonora Gaggioli, casualmente un’altra delle protette dal Capo. Ha fatto il provino, dopo essere stata raccomandata al produttore Roberto Sessa, per Maestre d’asilo. Ma – ennesima ingiustizia – anziché darle una parte, la capostruttura Rai Claudia Aloisi vorrebbe relegarla in un «ruolino ». Giammai. Agostino alza il telefono e chiede conto dell’affronto al produttore, Sessa, che si giustifica: «Non era adatta all’età». Ma Saccà non è soddifatto e chiede di rivedere il provino. Dice Berlusconi a Saccà: «Se aiuti Elena Russo è come se aiutassi me e io poi ti ricambierò dall’altra parte quando sarai un libero imprenditore ». Saccà non gli risponde scandalizzato: «Scusi, ma come si permette? », o magari: «Non si scomodi, non voglio nulla in cambio, lo faccio gratis, per amicizia». No, alla proposta indecente del Cavaliere, il fedele Agostino prima si fa una risata, poi dice «sì», infine chiude la conversazione con un eloquente «grazie Presidente».

Per questo i pm napoletani che conoscono a menadito l’inchiesta, avendo diretto per mesi gli uomini della Guardia di Finanza, ascoltato migliaia di intercettazioni e sentito decine di testimoni, avevano chiesto il rinvio a giudizio di Berlusconi e Saccà. E per questo Berlusconi ha fatto di tutto per trascinare il fascicolo nella più tranquilla Procura romana. Infatti i mesi passano e la Procura di Roma continua a tenersi sul tavolo la patata bollente. Evelina Manna ed Elena Russo sono state intercettate dal 27 novembre al 12 dicembre 2007, quando «la Repubblica » dà notizia dell’inchiesta sul caso Saccà. Il fascicolo della Manna conteneva 195 sms e 314 telefonate. Quello della Russo 780 telefonate e 692 sms di Elena, più 14 telefonate di Antonella Troise (che evidentemente parlava poco al telefono). Inoltre Elena Russo era stata intercettata anche dal 5 luglio al 4 agosto del 2007 per altre 900 telefonate. I plichi contenenti i due gruppi di intercettazioni sono stati sigillati con una procedura particolare, per impedire fughe di notizie. Ma il problema rimane. E il Cavaliere seguita a fremere.

B.COME BASTA!

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