Luis Durnwalder assieme al presidente della Repubblica

“Non abbiamo nessun motivo per festeggiare l’unità d’Italia”. Parola di Luis Durnwalder, presidente della provincia autonoma Alto Adige – Sudtirol e plenipotenziario della Südtiroler volkspartei, che, al fattoquotidiano.it, spiega i motivi per cui la provincia di Bolzano non parteciperà alle celebrazioni del centocinquantesimo anniversario dell’unità del Paese.

Dopo l’astensione ai voti di sfiducia contro Silvio Berlusconi (14 dicembre) e Sandro Bondi (26 gennaio) e dopo il parere favorevole al federalismo municipale in commissione bicamerale (finita con 15 voti a favore e 15 contrari), la Svp torna a fare parlare di sé.

Niente stand all’Altare della Patria e a Castel Sant’Angelo. La motivazione ufficiale è che da Roma non è arrivato nessun invito ufficiale anche se Durnwalder non nasconde il suo sostanziale disinteresse per le manifestazioni. Tant’è che l’Alto Adige è l’unica realtà locale a non aver istituito un comitato locale per i festeggiamenti.

“Non abbiamo certo scelto noi di fare parte dell’Italia – spiega Durnwalder – Siamo stati annessi a Roma contro la nostra volontà”. Ma in Alto Adige il 25 per cento della popolazione è di lingua italiana e potrebbe avere piacere che il governo locale partecipasse alle manifestazioni per il centocinquantesimo anniversario. “Se delle associazioni altoatesine vogliono organizzare delle iniziative, noi non ci opporremo – continua il presidente della provincia autonoma – Stesso ragionamento per i due assessori di lingua italiana. L’unica cosa che non potranno fare è di rappresentare ufficialmente Bolzano”. Insomma se gli italiani vogliono festeggiare lo facciano pure, ma non in nome del Sud Tirol. “Se io partecipassi, offenderei i tedeschi e i ladini che sono la maggioranza della popolazione”, spiega Durnwalder.

A ben vedere però chi si potrebbe offendere sul serio sono le formazioni politiche che in consiglio provinciale sostengono la giunta autonomista del governatore: i Süd-Tiroler Freiheit, che chiedono l’annessione dell’Alto Adige all’Austria e Die Freiheitlichen, che invece vorrebbe la costituzione di uno stato sovrano con il Tirolo austriaco. “Sarebbe un harakiri politico se dessi il patrocinio della provincia alle manifestazioni – concede Durnwalder – Né la maggioranza austriaca della popolazione né i partiti politici che la rappresentano accetterebbero la decisione”.

Eppure, nonostante la provincia autonoma non si senta “italiana”, per ben due volte ha contribuito a salvare il governo di Roma. I deputati della Volkspartei si sono astenuti sia durante il voto di sfiducia contro il premier il 14 dicembre e poco più di un mese dopo, il 26 gennaio, in quella sul ministro della Cultura. Un copione che si è ripetuto e che in entrambi i casi ha portato a delle importanti contropartite all’ombra delle Dolomiti. In cambio dell’astensione sul caso del presidente del consiglio, la Svp aveva chiesto e ottenuto la gestione diretta della parte altoatesina del Parco nazionale dello Stelvio (leggi l’articolo), nel caso di Bondi invece aveva strappato l’impegno dell’esecutivo di rimuovere e/o modificare i monumenti che inneggiavano alla cultura italiana (e che riecheggiavano la dittatura fascista) come il monumento alla Vittoria in centro a Bolzano (leggi l’articolo). Ma non parlate a Durnwalder di opportunismo politico: “Sono anni che chiediamo quelle cose. Noi siamo un partito ‘blockfrei’, non ci schieriamo né con la destra né con la sinistra. Non ci interessa la politica nazionale, ma i diritti delle minoranze linguistiche”, dice il presidente che ne ha anche per la Lega: “Non capisco come il partito di Bossi vada a Pontida a fare le sue celebrazioni e poi dia il suo assenso ai festeggiamenti per l’Unità. E’ incoerente”.

La coerenza verso i propri obbiettivi è una virtù che invece non fa difetto alla Südtiroler volkspartei. Vediamo se da Roma arriverà, anche in questo caso, un’offerta che farà fare marcia indietro al partito di Durnwalder e co.

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