Il 5 novembre, il Ministro dell’Interno Roberto Maroni, nel corso di una conferenza stampa, annunciava solennemente che il Governo aveva, finalmente, deciso – dopo quasi cinque anni – di abrogare le disposizioni antiterrorismo contenute nel famigerato Decreto Pisanu in materia di accesso a Internet attraverso postazioni wifi pubbliche, sostituendole con una nuova regolamentazione idonea a contemperare le esigenze di sicurezza e quelle di promozione dell’accesso alla Rete.

Dal 1° gennaio” – aveva detto il Ministro Maroni in conferenza stampa – “introduciamo la liberalizzazione dei collegamenti wifi… senza bisogno come succede oggi di preventivamente registrarsi con la fotocopia del documento di identità, eccetera, eccetera.
Il video della conferenza stampa è qui, in Rete, a ricordare a tutti – ministro incluso – le sue parole.

Ad oltre un mese da quella data e, soprattutto ad un pugno di giorni dalla fine dell’anno, sfortunatamente, nulla è stato fatto per trasformare le promesse in realtà.

Sussiste, quindi, il rischio concreto – ma, a questo punto, forse, si dovrebbe dire la certezza – che il 1° gennaio 2011 l’Italia continui a essere l’unico Paese al mondo nel quale per collegarsi ad Internet mentre si beve un caffè occorre esibire un documento di identità e lasciare poi al gestore del bar una quantità straordinariamente vasta di dati personali relativi a ciò che abbiamo fatto in Rete.

Tutto questo nella piena consapevolezza che non serva assolutamente a nulla in termini di antiterrorismo e che, invece, costituisca una delle tante ragioni dell’arretratezza del Paese in termini di diffusione delle nuove tecnologie.

Si tratta, peraltro, e lo ha detto a chiare lettere lo stesso ex ministro Pisanu, di previsioni di legge di dubbia legittimità costituzionale già quando furono varate, previsioni oggi divenute, peraltro, inutili.

Sin qui, quello del Ministro Maroni, è stato solo un bluff, mediaticamente e politicamente ben riuscito. Il Governo non ha fatto davvero nulla per mantener fede alle sue promesse pur avendone avuto una ghiotta occasione.

Lo scorso 15 dicembre, infatti, il Senato ha approvato il testo della legge di conversione del decreto legge sicurezza, senza, tuttavia, accettare di discutere i diversi emendamenti presentati che miravano proprio a tradurre in fatti le parole del ministro Maroni.

Nessun dubbio che se Governo e maggioranza avessero voluto mantener fede agli impegni assunti, avrebbero potuto lasciar discutere gli emendamenti, approvarli e abrogare, così, finalmente le disposizioni anti-Internet ed anti-libertà.

Nessuno, tuttavia, si è speso perché ciò accadesse, segno evidente che la modernità del Paese e la libertà dei suoi cittadini vale, per chi ci Governa, solo qualche parola in conferenza stampa ma non molto di più o, comunque, non abbastanza da compiere scelte politiche coerenti con quanto si è promesso.

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