l’intervista - Giorgia Linardi

Sea Watch: “Di Maio? L’offerta italiana non è credibile”

“Violate tutte le regole internazionali del soccorso in mare. I naufraghi a bordo non se lo spiegano”

Di Lo. DC e A Mass.
5 Gennaio 2019

La dichiarazione del vice premier Luigi Di Maio è stata prontamente smentita da Matteo Salvini: l’Italia resta in una posizione che, rispetto alle intenzioni, non è chiara. È un’opzione che non possiamo prendere sul serio”. Giorgia Linardi è la portavoce della Ong tedesca Sea Watch che il 22 dicembre ha salvato 32 migranti in mare e attende da 15 giorni la possibilità di sbarcare in un porto sicuro.

Giorgia Linardi, un intero continente che non trova la soluzione per sole 49 persone: che sta accadendo in Europa? Qual è il vero ostacolo?
L’Ue fa i conti con l’assenza di un approccio strutturale all’immigrazione, trattata come emergenza per troppo tempo, mentre è un fenomeno strutturale, che va gestito con un approccio a lungo termine. Parlare di ‘invasione’ è pura propaganda. Non c’è alcuno ostacolo: queste persone non possono costituire un problema nel continente più ricco al mondo. Soprattutto se si bloccano le persone in mare, che sono una piccola parte, rispetto a quelle che lasciano il proprio paese di origine, si ridistribuiscono in altri paesi africani o muoiono durante il viaggio.

Siete in stallo da 15 giorni.
La trattativa sulla redistribuzione dovrebbe avvenire dopo lo sbarco. Non prima di garantire un porto. È scandaloso. È una violazione del diritto internazionale che regola le operazioni di soccorso in mare.

A parte la dichiarazione del governo italiano, quali spiragli vedete?
Vediamo uno spiraglio nell’annuncio della Commissione europea che ha dichiarato l’avvio di un dialogo con i paesi membri per la redistribuzione dei migranti. Sappiamo che Germania, Francia e Olanda hanno dato già disponibilità: speriamo che una soluzione venga raggiunga presto. Ma restiamo sconcertati su quanto tempo questo sia stato necessario. Ad oggi non c’è una soluzione concreta. Manca il dato fondamentale: l’indicazione chiara di un porto sicuro ragionevolmente vicino.

Con quali stati sta invece dialogando Sea Watch per trovare una soluzione?
La Germania, alla quale abbiamo lanciato un appello il 23 dicembre ed è stato accolto da almeno tre città. E con l’Olanda, che è lo Stato di bandiera della nave Sea watch e il centro di coordinamento a capo di questo soccorso. Abbiamo richiesto un porto sicuro a diversi paesi, inclusa Malta, che per ora ha risposto negativamente, ma continuiamo a sperare nell’evoluzione delle trattative.

Quali sono i paesi per i quali non vedete alcuno spiraglio?
Quelli troppo lontani, per una questione logistica, poiché non li prendiamo in considerazione per lo sbarco: costituirebbe un’ulteriore odissea per le persone soccorse.

I passeggeri che pensano di questa situazione?
Hanno chiesto al comandante di essere divisi tra i vari stati Ue: si chiedono come mai non sia possibile. Ed è difficile dar loro una risposta.

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