Il documento

Scontri Inter-Napoli. La polizia sapeva ma s’è persa gli ultrà

Il tifoso ucciso - Il questore di Milano aveva disposto misure “straordinarie” ma solo una volante ha scortato i napoletani

9 Gennaio 2019

Quindici giorni dopo gli scontri di Milano tra ultrà dell’Inter e del Napoli, emerge un dato: la guerriglia di Santo Stefano era prevedibile e prevista dalla Questura, eppure il servizio di sicurezza approntato per la serata non pare essere stato all’altezza, visto il conto di quattro accoltellati e un morto. Per capire bisognare tornare al giorno di Natale, quando il questore Marcello Cardona firma una decina di pagine di ordine di servizio interno. Si tratta delle indicazioni tecniche che i vari dirigenti della polizia dovranno seguire, oltre al numero di agenti posizionati nei luoghi sensibili attorno allo stadio Meazza. Operazioni di prassi, durante le partite casalinghe di Inter e Milan. Disposizioni, è scritto nel documento, che nel caso del match di Santo Stefano diventano straordinarie.

La partita è ritenuta a rischio e quindi si dispone “il rafforzamento delle misure”. Poco dopo si legge: “I rapporti tra le due tifoserie sono pessimi e il livello di rischio è alto”. Si dà atto che più volte, nelle partite casalinghe del Napoli, i gruppi di ultrà “hanno tentato di entrare in contatto”. Di più: “Nel corso della gara disputata a Napoli il 14 febbraio 2015 numerosi tifosi” di entrambe le squadre “sono stati denunciati per possesso di coltelli e di strumenti atti a offendere”. Il 9 gennaio 2016, poi, prima di Napoli-Inter “gli ultrà napoletani sono venuti a contatto con la forza pubblica incaricata della scorta dei tifosi interisti all’interno dello stadio”. L’allerta è massima. Veniamo al 26 dicembre. Sono le 18.30. Nel parchetto di via Fratelli Zoia si stanno radunando 120 ultrà di Inter, Nizza e Varese. Molti hanno un Daspo in corso. Sono arrivati accompagnati da 20 auto partite dal Cartoons Pub di via Filiberto. Chi arriva trova già pronte le armi. Si userà di tutto, anche martelli, anche roncole. L’obiettivo del manipolo è bloccare il corteo dei mini van napoletani che rimonta dalla tangenziale e imbocca via Novara direzione stadio. Due staffette degli ultrà nerazzurri avvertono dell’arrivo con il cellulare. Alle 19.20 iniziano gli scontri. Dede Belardinelli parte tra i primi, e sarà subito investito da due auto. Torniamo all’ordine di servizio, dove tutto pare già previsto. Al paragrafo “tifoseria ospite” si legge: “È previsto l’arrivo di 1.200 tifosi di cui 150 di categoria Rischio”. Sono gli ultrà della curva A. C’è anche qualcuno del gruppo Teste matte, la frangia più estrema e violenta. Di prassi viaggiano armati. Così sarà anche in questo caso. I 150, si legge nel documento della Questura, “raggiungeranno Milano a bordo di mezzi propri, non si esclude che, come avvenuto in precedenti incontri, gli stessi possano compattarsi nelle immediate vicinanze di Milano per poi raggiungere lo stadio”. Cosa che avviene. Sono 20 i van degli ultrà più violenti, con loro una decina di auto, di queste cinque aprono il corteo. Su di loro si punta l’attenzione per capire chi ha investito Dede. Su questo fronte da ieri sono 23 gli indagati per omicidio volontario. Tutti saranno avvertiti per partecipare con i periti di parte all’autopsia che sarà eseguita questa settimana.

Proseguiamo con l’ordine di servizio. Stando ai fatti finora ricostruiti, una volante aggancia i van poco prima di via Zoia. Qui supera il semaforo e va oltre, gli scontri scoppiano poco dopo. Eppure per disposizione del Questore si legge: “I dirigenti i Compartimenti Polizia stradale Lombardia, Emilia Romagna, Toscana, Lazio, Campania, vorranno predisporre servizi di vigilanza lungo i tratti autostradali al fine di monitorare la presenza di consistenti gruppi di tifosi ospiti diretti verso Milano e segnalare alla Centrale operativa”. Quei van paiono però dei fantasmi. Nessuno li vede se non a metà di via Novara. Chi dirige l’ordine pubblico davanti allo stadio viene avvertito degli scontri in tempo reale. Si deciderà di mandare solo la volante Meazza che si ferma a 200 metri dalla guerriglia e torna indietro. Il reparto mobile arriverà sul posto 20 minuti dopo la fine dell’assalto. E questo nonostante la presenza di dieci agenti in via Patroclo, non distante da via Zoia. Alcuni van, poi, arriveranno indisturbati nel parcheggio ospite presidiato da 40 agenti del reparto mobile.

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