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Le magie del Giglio di papà Renzi per ingannare il fisco

L’inchiesta fiorentina - Le operazioni sospette del gruppo Kering (Gucci) con gli amici del Babbo

26 Marzo 2017

Più le inchieste sugli outlet vanno avanti, più si addensano ombre su Kering. Il gruppo internazionale del lusso che fa capo a François Pinault e che controlla, tra gli altri, il marchio Gucci è in attesa degli esiti dell’inchiesta milanese sul suo ex consulente con ampie deleghe Carmine Rotondaro abilissimo, secondo il pm, tanto nell’appropriazione indebita quanto nell’evasione fiscale. Gesta che, avrebbe rivendicato Kering, sarebbero state compiute alle sue spalle. Ritenendosi parte lesa, la multinazionale ha già consegnato un esposto alla Procura di Milano.

Intanto, dalle carte dell’inchiesta fiorentina che coinvolge diversi imprenditori vicini all’ex presidente del consiglio Matteo Renzi e amici di papà Tiziano, tra cui Andrea Bacci e Luigi Dagostino, emergono indizi pesanti su pratiche fraudolente che sarebbero state messe in atto anche da società del gruppo francese in triangolazione con gli imprenditori indagati che a Rotondaro erano legati a doppio filo. Si va dalle false fatturazioni, all’utilizzo di schermi societari e di operazioni estero su estero per non pagare le imposte dovute in Italia. Operazioni da cui apparentemente Kering sembra aver tratto più di un beneficio.

Le società coinvolte sono quasi sempre le stesse, a partire dalla Tramor srl, una delle scatole utilizzate per sviluppare l’outlet The Mall di Leccio Reggello (Firenze) e controllata indirettamente da Kering Holland NV (il socio unico è una società cipriota). A gestirla fino al giugno 2015 è la coppia Dagostino-Andrea Moretti e dall’inchiesta emerge che Tramor utilizzava fatture per prestazioni inesistenti per gonfiare i costi e abbattere fraudolentemente l’imponibile e l’Iva dovuta. A metà 2015 Tramor cambia sede e cda ed entra a pieno titolo nella sfera d’influenza del gruppo Kering, ma le pratiche della gestione precedente sembrano continuare.

A fine maggio 2016 una società di Dagostino – la Nikila Invest srl – predispone una fattura da 160mila euro su richiesta della stessa Tramor srl, che non riusciva a chiudere il bilancio 2015 perché c’era un pagamento effettuato a favore di Nikila ma mancava la relativa fattura. Pochi giorni dopo, il 30 maggio 2016, viene inviata una fattura da 162mila euro con la causale “restituzione caparra”. A fronte delle richieste di chiarimento dei contabili, Dagostino dà disposizione di dire che si tratta di “una cauzione su dei lavori che dovevano essere fatti, che sono stati fatti, però loro c’hanno pagato prima”. Considerazioni che fanno ritenere agli inquirenti che il documento “abbia tutte le parvenze di una fattura emessa a fronte di un’operazione oggettivamente inesistente”.

L’attenzione della procura si concentra anche sui passaggi di proprietà delle società che gestiscono gli asset immobiliari dell’outlet di Reggello. Nel 2015 il gruppo Kering assume il controllo sia di Tramor srl, sia di Leccio srl acquistando “verosimilmente” da Moretti, come scrivono gli inquirenti, le quote delle due società cipriote che le controllano “a fronte di un pagamento estero su estero, generando una plusvalenza da ricondurre a tassazione in Italia”. Non solo: “Degna di nota è la circostanza che sia la società Leccio srl, sia la Tramor srl, […] avevano concesso in affitto rami aziendali a società facenti parte del gruppo Kering, dando luogo, con l’assunzione del controllo da parte della Kering Holland NV, a rapporti commerciali tra parti correlate”.

Nel 2016, poi, viene predisposto uno schema per la vendita di Tramor srl, di Leccio srl, di Gucci Immobiliare Leccio srl e Sammezzano srl a una newco di diritto lussemburghese – Alize Property sa – facente capo a Moretti con quello che sembrerebbe “uno stratagemma – scrive la Procura di Firenze – che consentirà di cedere il 100% delle quote […] al valore nominale, senza generare plusvalenze per Kering Holland NV”. Per avere un’idea delle cifre in gioco, bisogna considerare che il prezzo di vendita finale della lussemburghese “risulterebbe già fissato a priori” in 194 milioni di euro, mentre Moretti e Dagostino avrebbero ricevuto un’offerta da 255 milioni per rivendere il pacchetto a un fondo coreano. Intanto, a margine della prima cessione, gli inquirenti hanno riscontrato un’operazione tra parti correlate tra Sammezzano Outlet e la controllante “a proposito di una consulenza sull’immobile da parte di Kering Holland NV che ha dato origine, in contropartita, a un flusso finanziario in uscita” di 1.562.500 euro a favore della capogruppo. “Al riguardo, […] si fa riserva di acclarare la veridicità della prestazione resa e la destinazione dei relativi flussi finanziari, in quanto non è agevole comprendere di che tipo di consulenza immobiliare possa trattarsi”, annotano i pm fiorentini.

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