La circolare

La lettera di Matteo ai prefetti: i migranti non vanno cacciati

Retromarcia - Salvini preoccupato per l’applicazione troppo zelante del suo decreto: “Per chi è già nelle strutture le regole non cambiano”

19 Dicembre 2018

Ora il Capitano ha bisogno di mostrarsi un po’ meno truce. Sarà colpa di papa Francesco che attacca il “cattivismo” sugli stranieri (“Non sono sostenibili i discorsi politici che accusano i migranti di tutti i mali”). O forse dei preoccupanti casi di cronaca degli ultimi giorni, come i 26 migranti allontanati dal Cara di Crotone (compresa una donna incinta e la figlia di 5 mesi). Fatto sta che Matteo Salvini ha scritto un documento per “calmare” i prefetti italiani, che in diversi casi stanno applicando il suo decreto sicurezza in una maniera ritenuta al Viminale fin troppo zelante.

Il ministro dell’Interno ieri ha inviato una circolare che serve a spiegare l’applicazione della legge. Una specie di libretto d’istruzioni, soprattutto per fissare un criterio: il decreto Salvini non si applica in maniera retroattiva. Il ministro non vuole che il suo nome sia associato alle persone che finiscono per strada. Chi oggi è titolare di una protezione per motivi umanitari – la forma di tutela abolita dalla nuova legge – non deve essere mandato via dai centri di accoglienza almeno fino al termine del suo permesso. Allo stesso modo, i migranti già presenti nei centri Sprar (quelli con gli standard più elevati), pure se con le nuove norme perderebbero il diritto a rimanere in queste strutture, non possono essere esclusi dal sistema d’accoglienza “fino alla scadenza del progetto in corso”.

Anche nel linguaggio paludato della circolare firmata dal capo di gabinetto di Salvini, il prefetto Matteo Piantedosi, si percepisce il bisogno di tranquillizzare i prefetti e i sindaci, ma pure l’opinione pubblica: si garantisce “l’assoluta, sostanziale invarianza delle regole di accoglienza delle persone già ospiti in tali strutture”.

Un Salvini meno “cattivo”, ma senza esagerare. Perché intanto in Senato la Lega presenta un emendamento alla manovra che restringe i fondi per i Comuni che accolgono minori stranieri: potranno chiedere contributi al Fondo nazionale solo “nei limiti delle spese già sostenute a legislazione vigente”.

E nel frattempo sul grande tema delle migrazioni si consuma un’altra piccola partita politica. Quella dell’ormai famoso “Global Compact”, l’accordo internazionale sulla gestione dei flussi. Lunedì l’assemblea generale dell’Onu ha dato il via libera a uno dei documenti in questione, quello sui rifugiati (Global compact on refugees). Anche l’Italia si è espressa a favore, insieme ad altri 180 Paesi (solo 2 i contrari: gli Stati Uniti e l’Ungheria di Orban). Una decisione passata in sordina, malgrado le proteste, a destra, di Giorgia Meloni e di qualche parlamentare di Forza Italia (esultano invece i 5Stelle). Salvini ha fatto sapere che non gliene importa niente. Perché la vera sfida riguarda la parte sui migranti (Global compact for migration). Questo documento, approvato pochi giorni fa a Marrakech, non è stato firmato dall’Italia, che ha delegato la decisione al Parlamento. Ieri è iniziata la discussione alla Camera, stamattina si vito. La maggioranza gialloverde, per evitare spaccature tra M5S e Lega, è orientata a prendere ancora tempo. Votando una mozione del Carroccio “per rinviare la decisione in merito all’adesione dell’Italia (…) in seguito ad una ampia valutazione”.

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