Il processo

Processo Trattativa, “Dell’Utri andò dai boss prima di fare Forza Italia”

Requisitoria dei pm, Di Matteo: “Certa stampa continua a delegittimarci”

Di Giuseppe Lo Bianco e Sandra Rizza
16 Dicembre 2017

Ha escluso dalle stragi il movente dell’indagine su “mafia e appalti” (“Borsellino non se n’è mai occupato, indagava sull’anonimo del Corvo 2”); ha difeso Agnese Borsellino (“Non si può più sentire che ha riferito troppo tardi di aver saputo dal marito che Subranni era punciuto, neanche fosse un collaboratore che deve rendere dichiarazioni entro 180 giorni”) e si è scagliato contro i silenzi di Ciriaco De Mita: “Emblema di quella diffusa omertà istituzionale che ancora oggi, in questo dibattimento, ha caratterizzato la ricostruzione di una stagione controversa”.

Nel secondo giorno di requisitoria, nell’aula bunker dell’Ucciardone, il pm Nino Di Matteo ha anche puntato il dito contro parte dell’informazione: “Si continua a delegittimare e ridicolizzare il nostro lavoro, parlando di messinscena, ma questo persistente attacco mediatico stride con dati di fatto di solare evidenza e dirompente forza dimostrativa”. E non è tutto. Dal ruolo di mediatore di Marcello Dell’Utri “che si proietta pienamente nel ’94, ma che nasce molto prima, tra fine ’91 e inizio ’92, subito dopo il delitto Lima”, alle rivendicazioni della Falange Armata, che dimostrano “l’unitarietà di regia di tutta la campagna di violenza e intimidazione”, fino agli incontri degli ufficiali del Ros Mario Mori e Giuseppe De Donno con Vito Ciancimino, “terreno privilegiato di una vera Trattativa politica e non – come vogliono farci credere gli imputati – di una ordinaria, sia pure spregiudicata, iniziativa investigativa”: i pm Di Matteo e, prima di lui Roberto Tartaglia, hanno parlato per cinque ore ricostruendo l’escalation delle Leghe, movimenti separatisti con legami con eversione nera e massoneria, e puntando i riflettori sul 25 giugno ’92, giorno in cui Paolo Borsellino incontrò Mori e De Donno alla caserma Carini. “Di quell’incontro – ha detto Di Matteo – Mori e De Donno dissero che il tema era l’indagine su mafia e appalti. Ma se fosse così, avrebbero avuto il dovere di parlarne con i magistrati nisseni subito dopo via D’Amelio. E invece niente. Il silenzio’’.

Poi, descrivendo il ruolo di Dell’Utri, i pm hanno ripercorso la sequenza che dalle riunioni della cupola ad Enna dell’autunno ’91 conduce alla formazione di Forza Italia nel ’94. Il primo contatto di Cosa nostra con Dell’Utri, dopo Lima, ha ricostruito Di Matteo, “arriva da Catania con gli attentati alla Standa (di proprietà Fininvest)”. È il pentito Filippo Malvagna a raccontare che gli incendi ai magazzini Standa “sono voluti dai corleonesi”. Il motivo? Lo spiega il pentito Giuseppe Di Giacomo: “Fu deliberato di attaccare la Standa per assoggettare Berlusconi e realizzare un nuovo progetto politico”. E il pm riferisce che lo stesso Antonio Pulvirenti, direttore della Standa di Mascalucia, aveva fatto sapere che “dopo gli incendi erano scesi personaggi del gruppo Berlusconi”. Chi è l’alto dirigente che arriva a Catania? Lo dice Maurizio Avola, prosegue Di Matteo, che fa il nome di Dell’Utri, sostenendo che nel corso di quegli incontri l’ex senatore “si era incontrato con Nitto Santapaola”. Il pm chiude citando le parole di Totò Riina, nell’ora di passeggio con Alberto Lorusso, il 22 agosto del 2013: “Dategli fuoco alla Standa, gli dissi, così li metto sotto”. E ancora: “Mandò a quello, scese il palermitano, parlò con uno e si mise d’accordo. Questo senatore… sì… sì, serio era. Però poi finì in galera questo qua”. “Lascio a voi capire – ha concluso Di Matteo – chi è stato messo sotto, chi è il senatore che scese e poi finì in galera”.

Proprio ieri Marcello Dell’Utri, dal carcere di Rebibbia dove sta scontando la condanna a sette anni per concorso in associazione mafiosa, ha scritto una lettera al giornalista Nicola Porro, in occasione della puntata speciale di Matrix in onda ieri sera, per annunciare che ha sospeso lo sciopero del vitto, ma non quello della terapia. Affetto da una patologia cardiaca, Dell’Utri, per il quale recentemente è stata respinta una richiesta di sospensione condizionale della pena, ha sottolineato ancora una volta di non volere la grazia. La requisitoria prosegue il 21, 21 e 22 dicembre.

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