Esplosioni nella raffineria di petrolio russa a Saratov
Nella notte del 13 dicembre, nell’oblast’di Saratov, in Russia, si sono verificate delle esplosioni durante un attacco con un drone a una raffineria di petrolio. Lo rende noto il quotidiano ucraino Kyiv Independent. Il governatore della regione, Roman Busargin, ha dichiarato su Telegram che le infrastrutture civili sono state danneggiate e che ci sono state vittime, senza fornire dettagli sul numero. In precedenza aveva già avvertito della minaccia di un attacco con droni nella zona. La raffineria di Saratov si trova nella Russia sudoccidentale, a circa 150 chilometri dal confine con il Kazakistan e a quasi 600 chilometri a est della linea del fronte in Ucraina. L’impianto, di proprietà del colosso petrolifero statale Rosneft, ha una capacità di lavorazione di circa 140.000 barili di greggio al giorno, producendo oltre 20 prodotti petroliferi, tra cui benzina, gasolio, olio combustibile e bitume. Le forze ucraine hanno già preso di mira la raffineria questo autunno, con attacchi segnalati il 14 e il 28 novembre.
Mosca: “Trovati corpi di militari ucraini congelati a Liman”
I corpi di militari ucraini morti per ipotermia sono stati rinvenuti vicino a Liman, nella regione di Kharkiv, presso ex postazioni delle Forze Armate ucraine. Lo riferiscono alla Tass le agenzie di sicurezza russe. “Sul fronte di Kharkiv, mentre avanzavano attraverso una zona boscosa a ovest di Liman, i combattenti di Sever hanno trovato i corpi congelati di soldati ucraini morti per ipotermia in due delle sei posizioni occupate dalle Forze armate ucraine”, ha dichiarato la fonte dell’agenzia. Secondo quanto riportato l’11 dicembre dal Ministero della Difesa russo, le unità del gruppo militare “Nord” hanno completato la liberazione del villaggio di Liman attraverso operazioni attive.
“Witkoff va a Berlino, incontrerà leader europei e Zelensky”
L’inviato Usa Steve Witkoff incontrerà questo fine settimana a Berlino i leader europei e il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, in un appuntamento cruciale mentre la Casa Bianca spinge per un accordo che ponga fine alla guerra con la Russia entro la fine dell’anno. Lo scrive il Wall Street Journal citando fonti ufficiali. La decisione di inviare Witkoff, che ha guidato i colloqui con Ucraina e Russia su un piano di pace Usa, sottolinea l’accelerazione degli sforzi per ridurre le divergenze tra Kiev e Washington sui termini dell’accordo. Domenica e lunedì Witkoff incontrerà anche i leader di Francia, Gran Bretagna e Germania. Giovedì la Casa Bianca aveva dichiarato che il presidente Trump avrebbe inviato un rappresentante alla riunione solo se avesse ritenuto ci fossero progressi sufficienti da fare nei colloqui di pace. La portavoce Karoline Leavitt aveva osservato come il presidente fosse “stanco di riunioni solo per il gusto di riunirsi”.
Trump: “Abbiamo fatto molti progressi”
“Abbiamo fatto molto, abbiamo fermato otto guerre. Ne rimane ancora una, pensavo sarebbe stata la più facile da risolvere, quella con Russia e Ucraina. Ma abbiamo fatto molti progressi“: lo ha detto il presidente degli Stati Uniti Donald Trump durante la cerimonia di consegna delle medaglie onorarie ai campioni olimpici del 1980 della nazionale di hockey Usa. Il tycoon ha lasciato intendere che un possibile accordo potrebbe essere a breve sul tavolo. “Lo sapremo presto”, ha spiegato.
Mosca sul congelamento degli asset: “All’Ue sono imbroglioni”
La portavoce del Ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, ha definito le autorità europee “organizzatrici di congiure” in seguito alla decisione di congelare gli asset russi. “Imbroglioni” li ha definiti all’agenzia Tass. Benerdì, infatti, è arrivato il via libera al blocco senza scadenza dei beni russi. A dire sì, alla fine, sono stati 25 Paesi membri su 27. Ma tra i favorevoli spicca la dichiarazione di Italia, Belgio, Bulgaria e Malta: il loro è un sì gelido e intriso di perplessità, che alla fine emerge solo “per spirito di cooperazione“. O meglio, per ribadire che a dispetto dei due Paesi contrari – i governi di Ungheria e Slovacchia – Roma e le altre tre capitali restano saldamente al fianco dell’Ucraina.