Sarkozy, lo sconcerto di fronte alla legge che è uguale per tutti
Si parla molto di Francia sui giornali italiani di questi giorni. C’è il furto al Louvre (e qui prevale il solito autorazzismo, “manco fossimo in Italia”, a dire che noi siamo il paradigma dell’inefficienza); c’è soprattutto Nicolas Sarkozy, fresco inquilino del carcere della Santé causa l’esecuzione della condanna di primo grado in uno dei processi in cui è imputato (è già stato condannato a tre anni in via definitiva per corruzione e traffico di influenze).
E qui si spazia dagli encomi alla mistificazione, dall’indignazione al melodramma. Sulla Stampa la suocera dell’ex presidente, maman di cotanta Carlà, è “molto traumatizzata, è accaduta una cosa molto brutta e molto ingiusta”. Per fortuna il presidente Macron “ci sostiene” e in effetti il Presidente della Repubblica ha ricevuto – alla vigilia dell’incarcerazione, con gli onori del caso – il suo predecessore all’Eliseo. Scelta che non è parsa inopportuna a nessuno dei nostri commentatori, nonostante – come racconta Mediapart, il giornale che ha portato alla luce il caso – Macron abbia deciso di sostenere (il tempismo è tutto!) l’apertura di un dibattito sull’esecuzione provvisoria delle sentenze.
Su Libero Mario Sechi se la prende con il giacobinismo d’Oltralpe (“voilà, la ghigliottina dei francesi”), Piero Sansonetti sull’Unità (Gramsci non ha più tombe nelle quali rivoltarsi) ne approfitta per difendere i potenti italiani in carcere, da Gianni Alemanno ad Antonio D’Alì (condannato per concorso esterno in associazione mafiosa). “Bettino Craxi, perseguitato dai magistrati, fu circondato da una folla urlante che lo insultò e riempì di monetine oltraggiose. Ieri Sarkozy, perseguitato dai magistrati, è stato circondato da una folla plaudente. C’è niente da fare: i francesi sono migliori”.
A proposito: in prima pagina il Corriere titola “Folla e applausi, la mano di Carla”. La “folla” però è stata appositamente radunata dal figlio dell’ex presidente e questo martirio verso la prigione organizzato, con tanto di Marsigliese, a favore di telecamere: la spettacolarizzazione l’hanno voluta i Sarkozy. E ha dato i suoi frutti, almeno qui. Diversi giornali riportano anche il “Benvenuto presidente” con cui i detenuti comuni hanno salutato l’illustre collega al suo arrivo. Ma, come sono ineleganti ’sti galeotti, non è stata un’accoglienza calorosa. Come mai?
“Il sentimento che prevale tra il pubblico che osserva la consegna di Sarkozy ai suoi carcerieri – nota Luigi Manconi su Repubblica – è un esteso moto revanscista di rivalsa proprio del conflitto secolare tra popolo ed élite, ma oggi potentemente radicalizzato dallo spirito del tempo”. Non potrebbe essere che invece è proprio, con le parole di Manconi, che la giustizia azzera i privilegi e cancella le sperequazioni perché almeno qualche volta “la legge è uguale per tutti”? Se il conflitto tra popolo ed élite si è acuito, poi, non sarà perché la ricchezza dei miliardari continua a crescere esponenzialmente e sempre più persone vivono in povertà?
Domandarsi se lo Stato (anche senza i bilanci disastrosi della Francia) debba continuare a mantenere, per 700mila euro all’anno, l’ex presidente pregiudicato con segretari, autisti, cuochi, indennità è populista o riguarda l’etica pubblica? Il 26 novembre la Cassazione deciderà sul caso “Bygamalion” (in cui Sarkozy è già stato condannato per finanziamento illegale a un anno), il processo sulle spese della campagna elettorale per le Presidenziali 2012, costata 42,8 milioni di euro, quasi il doppio di quanto previsto per legge: non è più giusto farsi domande sulla salute di democrazie plutocratizzate, sempre più influenzate dal denaro?
Comunque, tranquilli, Sarkozy ha già fatto ricorso per i domiciliari, secondo gli avvocati la liberazione potrebbe arrivare in un mese: tornerà, ricco e spietato come Il conte di Montecristo, di cui si è portato una copia in cella.