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“Botte da 20 adulti”. Il blitz al liceo Caravillani imbarazza la comunità ebraica

L’aggressione di ragazzi, genitori e prof del liceo
“Botte da 20 adulti”. Il blitz al liceo Caravillani imbarazza la comunità ebraica
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Il 2 ottobre, a Roma, è accaduto un fatto gravissimo – un episodio di violenza su minori fuori da una scuola – passato insolitamente inosservato. Qualche articolo di giornale, una frettolosa frase di circostanza del ministro Valditara e poi silenzio. Come mai questa strana indifferenza collettiva? Semplice: perché quello che è accaduto mette in grave imbarazzo la comunità ebraica. Riassumo i fatti: giovedì scorso, in occasione dell’assemblea studentesca, un gruppo di alunni si trovava nel cortile del liceo artistico Caravillani, in zona Monteverde a Roma. La scuola ha alcuni spazi confinanti con la sinagoga (Tempio Beth Michael). È un incontro pacifico, durante il quale i ragazzi – molti dei quali minorenni – discutono di quello che sta accadendo a Gaza. Verso le undici viene intonato il coro “Free Palestine”. Apriti cielo. Un gruppo di adulti esce dal tempio e invade gli spazi scolastici (in cui non sarebbe autorizzato a entrare). I ragazzi vengono aggrediti, alcuni professori li difendono e rientrano tutti in classe, scioccati dall’accaduto. Finiscono le lezioni e gli studenti escono dall’istituto, ma fuori, ad attenderli, ci sono circa 20 persone sempre provenienti dalla sinagoga accanto. Incuranti del fatto che tra loro ci sono perfino dei minorenni, gli adulti iniziano a insultare e alzare le mani. Gridano “puttane” alle ragazze, mettono le mani addosso ai ragazzini, a uno viene pure strappata una ciocca di capelli. I docenti e alcuni genitori cercano di proteggere i ragazzi, ma vengono aggrediti a loro volta. Chiamano la polizia, arrivano le ambulanze.

Questo è il resoconto di una ragazzina del liceo: “Oggi ci ha aggrediti un gruppo di uomini della sinagoga, perché nella ricreazione è stato fatto un discorso sulla Palestina. Questo gruppo di uomini tra i 40 e i 50 anni è venuto contro noi studenti aggredendoci fisicamente e verbalmente, studenti la maggior parte minorenni. Hanno aggredito anche svariati professori e professoresse, sia verbalmente che fisicamente e, non contenti, ci hanno aspettato all’uscita davanti al cancello e hanno ricominciato ad aggredirci, a chiamarci puttane, afferrando alcune per un braccio e lanciandole fuori dalla scuola. Altri sono stati trasportati in ambulanza. Vogliamo spargere la voce e avere il supporto di tutte le scuole, non è tollerabile che dobbiamo avere paura di andare a scuola”.

A.F. mi racconta: “Mio nipote frequenta il primo anno ed era presente. C’era la polizia, arrivata lì a mediare, ma doveva arrestarli tutti”. N.A., un altro nonno di una ragazza del liceo, aggiunge un particolare: “Quello che è successo è vergognoso. Per di più a prendere le botte peggiori è stato un minorenne della comunità ebraica romana della famiglia S., questi sono fuori di senno!”. Chissà, forse il ragazzo è stato ritenuto colpevole di non aver picchiato i suoi compagni di scuola per quel Free Palestine intonato nel cortile. Nel gruppo degli adulti – chi indaga chiarirà con quale ruolo – è stato riconosciuto anche Riccardo Pacifici, che di quel tempio è presidente e che racconta così i fatti all’agenzia Dire: “Sono costernato per quello che è avvenuto. Contatteremo i genitori del ragazzo, che tra l’altro sono della nostra comunità, e ci scuseremo. Il problema non sono i ragazzi, ma alcuni professori mascalzoni che manipolano la mente degli studenti”. Poi va avanti a spiegare che purtroppo la mattina i ragazzi avevano osato parlare di Palestina in cortile, mentre 400 persone pregavano al tempio: “La vicenda della mattina ci aveva molto turbato e nel frattempo nella comunità si era sparsa la voce che era successo qualcosa. A quanto pare, fuori dalla scuola c’è stata una colluttazione e a un ragazzo con i capelli lunghi, maggiorenne, è stata strappata una ciocca e ha preso qualche ceffone. Perché sia stato picchiato non lo so. Forse ha detto ‘buona giornata’ e qualcuno ha frainteso”. Insomma, la granitica difesa di Pacifici è che basta farsi capire male dicendo “buongiorno” per farsi menare dai membri della sua comunità. Pacifici è così umano da perdonare pure i ragazzi picchiati: “Assolvo i ragazzi, era responsabilità dei professori vigilare. Ci sono alcuni professori delinquenti che sobillano gli studenti. I ragazzi sono condizionati dalle fake news: se fossero tutte vere le notizie che arrivano da Gaza, andrei anche io a manifestare con loro, ma non è così. Se poi vogliono andare in giro per Roma a manifestare per Hamas, possono farlo, o se vogliono solidarizzare con quella pagliacciata della Sumud… Noi abbiamo sopportato e sopportiamo, ma non è detto che tutti abbiano la stessa capacità di self control”. Insomma, gli studenti sono avvisati: non è detto che non saranno menati di nuovo.

La preside del liceo Gioconda Martucci ha ovviamente respinto questa ricostruzione affermando che i filmati chiariscono tutto e spiegando che la scuola ha riferito tutto alle autorità. C’è poi il post pubblico del filosofo e scrittore Lorenzo Gasparrini: “Stanno già girando fior di stronzate su quanto successo oggi al liceo Caravillani. Siccome mio figlio lo frequenta ed è stato testimone non solo oculare di quello che è successo, evitate di coinvolgermi in chiacchiere che riguardano temi internazionali: un ragazzino pestato (ambulanza e Ps) da adulti violenti, professori e genitori aggrediti e pestati anche loro dagli stessi adulti violenti. Da chi? Si sa, dai fascisti”.

Ed è così che dopo giorni di silenzio, oltre a essere stato attivato un presidio fisso della polizia fuori scuola, finalmente ha avuto qualcosa da dire anche il ministro Giuseppe Valditara, sempre così solerte nel minacciare ritorsioni contro studenti che rompono un banco, ma insolitamente cauto quando degli adulti escono da una sinagoga e mandano all’ospedale degli studenti: “Ho apprezzato il messaggio di scuse del presidente della Comunità Ebraica di Roma, Victor Fadlun, rivolto alla dirigente del Liceo Caravillani per gli incresciosi episodi di aggressione verbale e fisica ai danni di alcuni studenti e docenti. Ogni manifestazione di violenza, da chiunque provenga, deve trovare sempre una condanna ferma e inequivocabile. Il dialogo e il rispetto reciproci sono i veri antidoti verso ogni forma di prevaricazione e di odio”. Insomma, improvvisamente il ministro delle maniere forti invoca il dialogo. I giornali dedicano al grave fatto un decimo dello spazio dedicato alla finta storia degli israeliani “cacciati” da un ristorante a Napoli. E nessuna apertura di tg sul caso. Del resto, quando a compiere una violenza barbara è un gruppo che mette in imbarazzo le istituzioni o complica la narrazione pubblica, allora – guarda un po’ – il sistema si inceppa.

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