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Camera, la guerra per l’incarico da vicesegretario e la lettera anonima lasciata sullo scranno di Donzelli

Nella missiva anche il sospetto (smentito) di carte sparite al Copasir
Camera, la guerra per l’incarico da vicesegretario e la lettera anonima lasciata sullo scranno di Donzelli
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Intorno alla nomina a vicesegretario generale della Camera, nei mesi scorsi, si è scatenata una guerra interna. Una lotta clandestina fatta di lettere anonime, parole come pietre verso alcuni dirigenti (facendo persino riferimento ai loro orientamenti sessuali), anche lanciando un sospetto pesante, che qualcuno possa aver distrutto i documenti del Copasir, il Comitato parlamentare, quello più delicato, perché controlla l’operato dei servizi segreti. La busta anonima è stata lasciata sul tavolo nell’Aula di uno dei deputati più conosciuti di Fratelli d’Italia, Giovanni Donzelli, che una volta letta ha segnalato la vicenda.

Questa storia di veleni è sfociata alla fine in un procedimento disciplinare, con un dirigente (che però ha sempre negato qualsiasi forma di coinvolgimento) al quale sono state tolte le deleghe. Il Fatto, parlando con diverse fonti, ha ricostruito questa storia che risale a prima della pausa estiva e che ha creato scompiglio e allarme negli uffici della Camera soprattutto per il contenuto della missiva anonima.

Siamo dunque a prima dell’estate, all’epoca del valzer attorno alle nomine dei vicesegretari generali di Montecitorio. Tutto comincia con una lettera lasciata sul tavolo dell’Aula del deputato Donzelli. Non c’è firma, la manina è anonima. Sulla busta il mittente segnato faceva genericamente riferimento al Copasir. Gli uffici dell’Aula, a quel punto, contattano la segreteria del Comitato parlamentare per avere chiarimenti e chiedere se avessero mandato una lettera a Donzelli. La risposta è no. Così la busta viene consegnata al deputato, spiegando che c’è qualcosa di strano, un’anomalia, perché non se ne conosce il reale mittente. Peraltro in Aula possono accedere solo funzionari e deputati e dunque la vicenda diventa ancora più curiosa.

Nella lettera questo anonimo parla di importanti dirigenti della Camera, farebbe riferimento a orientamenti personali e sessuali. Alcuni che l’hanno letta, hanno spiegato al Fatto che si tratta di contenuti “scadenti”, “per niente istituzionali”. Nella lettera però ci sarebbe anche un passaggio che riguarda il Copasir, o meglio si fa riferimento al fatto che alcuni atti sarebbero stati distrutti o sarebbero spariti senza che i membri del comitato ne fossero stati preventivamente informati. Una circostanza che se vera sarebbe stata gravissima trattandosi di documenti segreti, ma dai controlli effettuati negli archivi del Comitato, nulla sarebbe poi risultato fuori posto negli archivi.

A ogni modo, visto i contenuti, Donzelli segnala l’anomalia agli uffici preposti. Che si attivano: cercano di ricostruire chi possa aver scritto o anche consegnato quel documento. Alla fine i sospetti cadono su un soggetto che finisce sotto procedimento disciplinare e che – secondo i sospetti – avrebbe consegnato la busta. Ma è anche lo stesso che ne ha scritto il contenuto? Si tratta di un funzionario della Camera alla quale ora sono state tolte le deleghe. Il dirigente però ha sempre ribadito la propria estraneità alla vicenda, dicendosi fiducioso in un esito a lui positivo.

Il Fatto ha chiesto alla Camera ogni informazione sul caso che per molti versi appare senza precedenti. Abbiamo chiesto non solo dello stato di avanzamento del procedimento disciplinare a carico del funzionario che in via cautelare avrebbe già comportato il ritiro del tesserino di accesso a Palazzo e la decurtazione dello stipendio. Ma anche se risponda al vero che l’Amministrazione di Montecitorio abbia deciso di aggiornare le procedure di gestione degli archivi di Palazzo San Macuto. E se il presidente Lorenzo Fontana sia stato informato dell’accaduto. La risposta della Camera è la seguente: “Nel merito l’Amministrazione non si pronuncia e non può pronunciarsi anche a tutela di tutti gli interessati. C’è un procedimento disciplinare in corso che si sta sviluppando secondo le forme e i tempi normativamente previsti. Non c’è alcuna connessione tra il procedimento disciplinare, riguardante un fatto specifico che non ha alcuna rilevanza di natura politica ma esclusivamente amministrativa-disciplinare, e l’attività del Copasir e delle Commissioni bicamerali o d’inchiesta o eventuali misure organizzative di vario genere che possono essere state adottate nell’ordinario svolgimento dei lavori a supporto degli organi parlamentari. Si precisa che ogni notizia che dovesse emergere non aderente alla realtà inciderebbe sui diritti delle persone. Si tratta di un procedimento di carattere unicamente amministrativo. Il Presidente della Camera dei deputati non ha alcun ruolo nella procedura se non quello della formalizzazione di eventuali atti che riguardano lo stato giuridico dei dipendenti, come previsto dal Regolamento interno della Camera”.

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