Il mondo FQ

G7 all’italiana: Butti comanda, la moglie consiglia, il nipote fotografa. E i delegati finiscono nel locale sequestrato dell’amico

G7 all’italiana: Butti comanda, la moglie consiglia, il nipote fotografa. E i delegati finiscono nel locale sequestrato dell’amico
Icona dei commenti Commenti

Un evento di portata internazionale affidato a una moglie senza incarico, celebrato in un locale sotto sequestro, fotografato dal nipote del sottosegretario e pagato con una fattura senza nome. È così che si organizza un G7 in Italia, come una sagra di paese. Finché la storiaccia – raccontata ieri dal Fatto – oltrepassa gli argini del provincialismo per diventare un caso politico.

Perché ora il sottosegretario Alessio Butti, padrone di casa e silente protagonista della vicenda, dovrà pur spiegare a Giorgia Meloni e ai colleghi come diavolo sia potuto accadere che 90 delegati internazionali tra ministri e commissari abbiano cenato e brindato al “Crotto dei Platani” di Brienno, un ristorante sul Lago di Como formalmente sottoposto a sequestro giudiziale. È successo davvero, la sera del 14 ottobre 2024. Una cosa mai vista prima, tanto più che il titolare del locale, Francesco Cavadini, ex sindaco di Brienno, è consigliere provinciale di Fratelli d’Italia, e proprio con la benedizione di Butti. A maggior ragione poi se era già indagato per reiterate e gravi violazioni in materia edilizia, urbanistica e paesaggistica e aveva pure patteggiato una pena di 1 anno e 6 mesi per aver provocato eventi calamitosi nel 2021. Sul Lago di Como, evidentemente, non c’era posto migliore.

“Piuttosto singolare che il ristorante sia stato scelto per organizzare un evento di assoluto rilievo pubblico con la partecipazione di numerose autorità e forze di polizia”, scrive lo stesso gip Walter Lietti nell’ordinanza con cui il 17 giugno scorso ha disposto un nuovo sequestro dei locali, evidenziando “l’assoluta spregiudicatezza del Cavadini nell’ignorare deliberatamente i provvedimenti dell’Autorità Giudiziaria”.

Ma nulla pare singolare, se pubblico e privato sono affari di famiglia. Della cena e del menù, ha rivelato il Fatto, si era occupata Lisa Giussani, avvocata e moglie di Butti, reclutata senza alcun incarico ufficiale per dare consigli “a titolo personale e del tutto gratuito, su alcuni aspetti di carattere estetico e conviviale legati alla cena di gala, in particolare menù, musica e allestimenti floreali”, aveva confermato il Dipartimento di Palazzo Chigi interpellato a suo tempo. Una scelta già molto discutibile visti i severi protocolli di sicurezza e segretezza previsti nei vertici internazionali. Quelli che, per intenderci, nel caso di Maria Rosaria Boccia e del G7 della cultura a Pompei nello stesso periodo suscitarono polemiche su tutti i giornali e in Parlamento, mentre in questo caso stranamente nessuno si è preoccupato, neppure di chiedere spiegazioni.

Ma non finisce qui. Ora vien fuori che perfino il “fotografo ufficiale” del meeting e della cena incriminata era un parente stretto del senatore: il nipote del sottosegretario. Andrea Butti è forse il fotografo professionista più noto e apprezzato della città, spesso incaricato da enti e istituzioni pubbliche locali, compreso il Como Calcio. Le foto che scattò quella sera però in pochi le hanno viste: sono state sequestrate dall’autorità giudiziaria come prova che “lo spazio utilizzato era proprio la sala ristorante sottoposta a sequestro”, e che i sigilli apposti erano stati “fraudolentemente” rimossi dalla proprietà. Non volendo, sono proprio gli scatti del nipote-fotografo a “incastrare” lo zio-sottosegretario a questa brutta storia. “Né io né i presenti sospettavamo nulla – dice lui al Fatto – lo abbiamo scoperto dopo”, precisando anche che il suo rapporto di lavoro era con gli organizzatori dell’evento, l’agenzia Micromegas, e non con lo zio.

L’imbarazzante vicenda si aggiunge a quelle già documentate dal Fatto, sullo sfondo di conflitti d’interesse e opacità che il sottosegretario Alessio Butti sembra coltivare con costanza lungo l’asse Roma-Como: tra il Dipartimento che guida, con in mano centinaia di milioni del Pnrr, e il suo feudo elettorale lariano, dove ancora impera e puntualmente torna per sostenere eventi a lui congeniali. Che si tratti della fiera “ComoLake”, dove le aziende paganti potevano incontrare le istituzioni, o del G7 dell’Innovazione chiuso con una cena di gala in un locale sequestrato, la regia resta sempre la stessa.

Butti ha querelato il Fatto per le sue inchieste, ma ora a parlare sono le carte giudiziarie. L’indagine in corso dovrà chiarire anche gli aspetti economici, a partire da quanto emerge nel nuovo decreto di sequestro, dove si legge che il titolare–consigliere ha violato “fraudolentemente” i sigilli per “fini di lucro”. Una condotta che, scrive il gip, “dà la misura della assoluta spregiudicatezza del Cavadini”, tanto più perché “nel caso del G7 ha finito per coinvolgere nella materiale consumazione del reato varie personalità pubbliche, evidentemente ignare del vincolo cautelare violato, e ciò proprio per la preventiva rimozione dei sigilli”.

Accanto alla Presidenza del Consiglio, a finanziare l’evento sono stati anche tre enti locali, tra cui spicca la Provincia di Como con 30mila euro. Lo stesso ente in cui Cavadini siede da consigliere e che, appena otto mesi prima, tramite l’Ufficio Tutela ambientale, lo aveva sanzionato ordinando il ripristino dei luoghi. Il conto della cena – altri 30mila euro – è stato poi saldato dalla Camera di Commercio, ma solo dopo la rassicurazione di Palazzo Chigi che la spesa fosse per l’evento: la richiesta di pagamento era arrivata infatti senza dettagli, senza indicazione del beneficiario ma solo con un IBAN per disporre il bonifico. Ora toccherà alla magistratura stabilire se si sia trattato di superficialità, di opacità o di qualcosa di più. Quel che è certo è che resta una fotografia – reale e sequestrata – di un sistema dove tutto si muove, tranne la trasparenza.

Gentile lettore, la pubblicazione dei commenti è sospesa dalle 20 alle 9, i commenti per ogni articolo saranno chiusi dopo 72 ore, il massimo di caratteri consentito per ogni messaggio è di 1.500 e ogni utente può postare al massimo 150 commenti alla settimana. Abbiamo deciso di impostare questi limiti per migliorare la qualità del dibattito. È necessario attenersi Termini e Condizioni di utilizzo del sito (in particolare punti 3 e 5): evitare gli insulti, le accuse senza fondamento e mantenersi in tema con la discussione. I commenti saranno pubblicati dopo essere stati letti e approvati, ad eccezione di quelli pubblicati dagli utenti in white list (vedere il punto 3 della nostra policy). Infine non è consentito accedere al servizio tramite account multipli. Vi preghiamo di segnalare eventuali problemi tecnici al nostro supporto tecnico La Redazione