“Ti apro la testa come un’anguria”. Il chirurgo indagato Carmine Alfano torna in corsia

A Roma, uno schiaffo in sala operatoria indigna mezza Italia. A Salerno, un primario indagato per truffa, concussione e insulti da caserma torna al lavoro come se nulla fosse. A Tor Vergata volano improperi e manrovesci in corsia: “Non deve più mettere piede in sala operatoria”, tuona il governatore Rocca. Sospensioni, ispezioni, comunicati dell’Ordine. Il caso Sica scuote l’opinione pubblica, riempie i talk. Ma 250 km più a sud, c’è chi ha fatto peggio e rientra in servizio come nulla fosse. Si chiama Carmine Alfano, primario di Chirurgia plastica al Ruggi d’Aragona, sospeso un anno fa dopo la pubblicazione sull’Espresso e sul Fatto di audio da voltastomaco: minacce, insulti omofobi, intimidazioni da codice penale. “Con un cazzotto ti apro la testa come un’anguria… oggi ti sei giocato la scuola, ma è la mia scuola!”. Parole rivolte agli specializzandi, raccolte dall’Associazione Liberi Specializzandi.
Nel frattempo la Procura di Salerno lo ha indagato per concussione, truffa e falso ideologico. Alfano è accusato, tra l’altro, di aver spacciato per urgenti interventi estetici in SSN, scavalcando liste d’attesa per amici e clienti altolocati, compreso un magistrato. Il danno, ovviamente, ricade su chi un’urgenza vera ce l’aveva: pazienti oncologiche in attesa di ricostruzione.
Il 25 giugno 2024, dopo gli audio, l’Università lo sospende per un anno per “gravi condotte lesive dell’immagine dell’ateneo”. A febbraio chiede chiarimenti alla Procura, che risponde: “Indagini in corso, nessun atto ostensibile”. Così si arriva alla scadenza: Alfano – incredibilmente – rientra, risalendo in cattedra e in corsia. La legge che regola il rapporto Università-SSN rende inscindibili didattica e pratica clinica.
Il Consiglio di disciplina lo attendeva il 15 aprile. Non si è presentato. Il Fatto lo ha cercato, senza risposta. Il prorettore Carmine Vecchione, in corsa per il rettorato, si smarca: “Parli con l’ufficio legale”. Parla invece Annibale Puca, direttore del Dipartimento di Medicina: “Alfano è dipendente dell’azienda ospedaliera, il reintegro dipende da loro. Finché sarò io il direttore, non sarà coordinatore della scuola. Almeno finché la Procura non chiarirà se i suoi comportamenti sono legittimi o da perseguire. Se me lo chiede, le dico che non sono contento”.
Non è la prima volta. Come ricostruito dal Fatto, a Perugia era stato imputato per truffa dopo aver incassato un super-stipendio con vincolo di esclusiva – 253 mila euro l’anno – mentre operava in due cliniche private. Il procedimento penale si è prescritto, ma in sede civile è stato condannato a risarcire l’azienda. Anche allora c’erano registrazioni: un ex specializzando parlò alla Finanza di urla, minacce, frasi violente. “Con un cazzotto ti apro la testa come un’anguria… Chi cazzo sei qua dentro? Fuoriiii!”.
Si torna al punto di partenza, Alfano è di nuovo in sella. “Negli audio era evidente una violenza subdola incompatibile con l’etica pubblica”, tuona il senatore M5S, Orfeo Mazzella, conterraneo di Alfano, ricordando che dovette ritirarsi dalla corsa a sindaco di Torre Annunziata. L’eurodeputato Pd, Sandro Ruotolo, insorge: “Questo signore mai e poi mai dovrebbe essere reintegrato in una struttura pubblica. Almeno ha chiesto scusa?”. No. Nessuna scusa, nessuna spiegazione. Solo silenzio. E un camice stirato ad accoglierlo. Magari da un giovane medico. In corsia, si sa, c’è tanto da imparare.