Ansia da cronaca nera e sport: dal Tg1 è scomparsa la politica
Non staremo a recitare la litania che adesso si è toccato il fondo, la misura è colma e via maledicendo, perché di Tg1 indecenti in fatto di faziosità ne abbiamo visti tanti in questi decenni. Però c’è da dire che la direzione di Chiocci sta riuscendo nella difficile impresa di proiettare il suo giornale nell’empireo dei peggiori Tg1 degli ultimi 30 anni, impresa notevole solo a rammentarsi di quelli diretti dai Vespa, dai Mimun o dall’indimenticabile Minzolini che lo precipitò ai minimi storici. Non è infatti cosa di poco momento fare sparire la cronaca politica e l’informazione vera (non quella che apre squarci di verità e morde il potere, troppa grazia) ma almeno quella che non sia ridotta a una poltiglia di dichiarazioni autopromosse e autogestite (sono diventate ormai come le autocertificazioni) sotto la (ir)responsabilità dei figuranti politici: un’insulsa pratica indigeribile per gli spettatori e umiliante per i giornalisti, una vergogna per il giornalismo che meriterebbe di essere spazzata via con la stessa furia con cui fu abbattuta la statua di Saddam; ma che ciononostante rimane, senza che nessuno (anche nelle redazioni) batta ciglio.
Il direttore del Tg1 è come un ministro del governo, disse una volta Carlo Rossella, che al Tg1 fu chiamato nel 1994 da Berlusconi e ne spostò per primo l’asse su cronaca rosa e cronaca nera; tanto da meritarsi l’appellativo di “Rossella 2000”. E proprio come un ministro si comporta Chiocci, quando fa l’intervista spot a Salvini, quando appalta il microfono del Tg a Sangiuliano, quando silenzia le notizie cattive per Meloni e amplifica o inventa quelle buone, quando promuove la manifestazione di alcune decine di ragazzi di Gioventù nazionale (al Verano) ma oscura la protesta di decine di migliaia di cittadini contro il Decreto sicurezza, quando interpella la nota giureconsulta Barbara Berlusconi sulla separazione delle carriere, o infine riscrive la tragedia del Dc9 di Ustica (Tg1-libri).
Ma la capziosa azione ‘ministeriale’ di Chiocci in fondo non sarebbe una novità se non si avvalesse di altre opzioni, quelle che hanno fatto del primo tg italiano, cioè del principale organo d’informazione per giunta del servizio pubblico, un fogliaccio di cronaca nera e di notizie frivole e leggere. Che magari aiutano ad allontanare l’attenzione dai problemi del governo e dalla realtà di ogni giorno: le industrie che chiudono, i trasporti in crisi, la sanità malata, il lavoro che non c’è, il Sud abbandonato. Lo si vede giorno dopo giorno con la redazione chiamata a inseguire le notizie di nera, che monopolizzano la larga fetta della cronaca, narrate come un racconto a puntate: l’allarme sociale cresce, e cresce pure la voglia di uomini forti. Anche se le statistiche smentiscono questa lettura ansiogena del reale, tutta crimini e delitti.
Lo si vede quando si trasforma la notizia della squalifica di Sinner di tre mesi in evento da apertura di giornale, primo nei titoli ed estenuato per oltre 4 minuti, nel giorno della liberazione show dei tre ostaggi a Gaza e della conferenza di pace a Monaco. Sport e spettacolo, spettacolo e sport, sono insieme alla cronaca le due passioni di Chiocci, accolte nel suo giornale in percentuali sconosciute agli altri tg pubblici e privati. Un primato che si capovolge con la politica interna che nel Tg1 retrocede alle percentuali più basse. Esemplare la settimana del festival, cui il Tg1 ha dato una copertura monstre tra i sette e gli otto minuti al giorno, un quinto di telegiornale, con uno spiegamento di forze come nemmeno sui fronti di guerra. Direte: fa così perché il pubblico lo vuole, l’audience ha le sue leggi. Balle: negli ultimi due anni il calo di ascolti è stato del 4%, come ha sottolineato l’Agcom a dicembre.