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Latina, Fratelli d’Italia: “Intitolare una strada allo squadrista delle camicie nere”

La mozione è firmata dal capogruppo FdI in consiglio comunale. Il tutto mentre il Mic prepara la Fondazione che dovrà gestire le celebrazioni del centenario
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“Dedicare una strada, una piazza o un altro luogo adeguato e dignitoso a Camillo Barany Hindard”. Firmato Cesare Bruni. Il primo fu un centurione della Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale, meglio nota con il nome di “camicie nere”, il corpo di fedelissimi picchiatori usati da Benito Mussolini per prendere il potere a colpi di manganello e mantenerlo per quasi vent’anni. Il secondo è il capogruppo di Fratelli d’Italia a Latina (“nata con il nome di Littoria”, tiene a sottolineare nella premessa), che ha firmato la mozione con la richiesta di intitolazione che verrà discussa lunedì in consiglio comunale.

Se Grosseto intitola una strada a Giorgio Almirante, a Latina gli eredi di quella tradizione affondano le mani nel midollo del Ventennio fino a ripescare il concittadino Barany. “Magnifica figura di patriota”, si legge nel documento, “fu un protagonista della bonifica pontina, della fondazione della città, della vita sociale e della storia militare cittadina”. Ma fu anche squadrista del Covo milanese di via Paolo da Canobbio e uno dei protagonisti della marcia su Roma con cui il 28 ottobre 2022 i fascisti presero il paese. Poi “nel 1925 partecipa alla campagna militare per la riconquista della Libia sotto il comando del generale Rodolfo Graziani con il grado di centurione nella Prima Legione Libica della MVSN”, scrive Bruni, dimenticandosi di ricordare che in quella guerra il “macellaio”, come lo chiamarono anche alcuni nelle gerarchie militari dell’epoca, ordinò l’utilizzo di gas vietati dalle convenzioni internazionali per reprimere le rivolte dei libici riluttanti a essere assoggettati. Il “grande patriota” prese parte anche alla battaglia dell’Amba Aradam durante la quale nel febbraio del ‘36 i soldati italiani massacrarono migliaia di etiopi con l’iprite, arma chimica bandita dalla Convenzione di Ginevra del 1925.

Tutte caratteristiche che al di fuori dell’Agro pontino getterebbero più di qualche ombra sul personaggio, ma che agli occhi dei nostalgici valgono come credenziali per ascendere al pantheon degli eroi. Al punto che nella scheda allegata alla mozione protocollata il 18 dicembre il capogruppo tiene a ricordare la motivazione con cui nel ‘36, anno della sua dipartita a Taga Taga, nello stesso massacro consumato in Etiopia, a Barany venne conferita la Medaglia d’oro al valor militare: “Colpito a morte, (…) a quanti erano a soccorrerlo diceva: non perdete tempo per me. Andate avanti. Viva il Duce”.

La motivazione fa ancora inumidire gli occhi a più di qualche discendente dei bonificatori ed è risultata necessaria e sufficiente all’esponente di FdI per chiedere di promuovere la diffusione della memoria del suo eroe anche “nelle scuole e nella società”, scrive Bruni. Il quale qualche giorno dopo, il 27 dicembre, ha presentato anche una mozione per intitolare una strada o una piazza ai martiri dell’eccidio di Roccagorga del 6 gennaio 1913, “evento simbolo della lotta dei contadini lepini”, nel tentativo di controbilanciare la richiesta di celebrazione dello squadrista.

Quest’ultimo, specifica, avverrebbe “nell’ottica del Centenario” della città le cui celebrazioni sono previste da una legge dello Stato approvata lo scorso agosto e per il quale da qui al 2032 sulla “pupilla” del Duce pioveranno qualcosa come 8 milioni di fondi pubblici. “Non deve essere una celebrazione nostalgica”, prometteva il 4 ottobre Nicola Calandrini, senatore di FdI primo firmatario del testo, nel consiglio comunale straordinario convocato per presentare il provvedimento alla presenza del ministro della Cultura Alessandro Giuli. Date le premesse, tuttavia, sull’orizzonte di Latina e dei suoi primi 100 anni si profilano nubi brune, cariche del ricordo del Ventennio.

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